Lo shock del nudo maschile al museo

Siamo pronti per il nudo maschile? Sembra di no, quantomeno se si osservano le reazioni scioccate e quasi stupite di chi ha visitato una mostra viennese realizzata al Leopold Museum. Di fronte alle cinque statue di nudo presentate durante lo spettacolo, i visitatori hanno infatti reagito con indignazione, tanto che gli organizzatori sono stati costretti a coprirle con dei manifesti. Riporta la storia la BBC.

UN PERCORSO STORICO – Dall’antico Egitto fino ai manichini dei giorni nostri: secondo Tobias Natter, direttore del Leopold Museum, la mostra organizzata nell’istituto viennese non è altro che una “passeggiata attraverso 500 anni di storia”. La statua più antica presente è infatti “un vecchio nudo egiziano, molto insolito per l’arte egizia”. Ma c’è spazio anche per l’arte romana, per le sculture di Auguste Rodin e per le statue post-moderne: “Questo perché il nudo, anche quello maschile, attraversa tutte le epoche storiche”, conferma Natter. E lo dimostra anche la vasta gamma di stili ospitati nella mostra: dai dipinti di Peter Paul Rubens, Paul Cézanne, Edvard Munch e dell’artista espressionista Egon Schiele, agli scatti più moderni e sessualmente espliciti catturati dal fotografo statunitense Robert Mapplethorpe. 

TABÚ – Le reazioni imbarazzate dei visitatori hanno mostrato però come l’occhio del visitatore non sia ancora molto abituato alla visione di ani e peni eretti. Natter difende ovviamente la scelta del museo: “Le nostre mostre sono innovative, non ci preoccupiamo di falsi moralismi”. Anche perché non si capisce che differenza corra tra il corpo nudo della donna  – ormai comunemente accettato, anzi spesso sovraesposto – e quello senza veli degli uomini. Si tratta di un tabù ancora da spezzare: “La mostra potrebbe servire proprio ad abbattere questa strana differenza culturale”, continua Natter.

LE PROTESTE – Non sembra un compito semplice: uno dei manifesti pubblicitari della mostra mostrava una fotografia frontale di tre calciatori nudi, realizzata dagli artisti francesi Pierre e Gilles. Poco prima dell’apertura, il mese scorso, il Museo Leopold ha però ricevuto così tante lamentele da essere costretto a prendere assurdi provvedimenti. Così hanno coperto le nudità presenti in alcuni manifesti con una fascia rossa.

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INDIGNAZIONE – Eppure le strade di Vienna sono piene zeppe di poster pubblicitari che mostrano donne nude o semi-nude. Così come è noto l’approccio “soft” della capitale alla nudità, considerate le tante saune miste dove spesso si riuniscono tanti austriaci per prendere il sole. Completamente nudi. Considerate queste premesse, non è facile capire cosa abbia potuto indignare i viennesi. Secondo Erich Kocina, dal giornale Die Presse, l’intento del museo era quello di provocare i visitatori attraverso i manifesti. “Ma hanno esagerato, commettendo quasi un reato: non hanno rispettato la sensibilità e il pudore dei viennesi più conservatori”.

IMMAGINI NON COMUNI – “Penso che l’indignazione sia dovuta soprattutto alla mancata abitudine dei viennesi nell’osservare i corpi nudi degli uomini. Vedere donne nude non crea più imbarazzo: basta solo vedere come vengano rappresentate le donne nelle pubblicità. Dei veri oggetti del desiderio”, spiega. Al contrario, non saremmo ancora abituati a vedere dei peni eretti: “Credo che sia questo il problema principale”, ha concluso il critico.

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DIFFERENZE – Per lo storico dell’arte Eva Kernbauer, che insegna all’Università di Arti Applicate di Vienna, quest’analisi non è esaustiva: “Il problema è il significato associato storicamente alle immagini dei corpi nudi di uomini e donne”. Secondo l’esperta, questi sono stati rappresentati sempre in modo diverso: “La nudità maschile è storicamente legata alla forza, all’invulnerabilità e all’eroismo, al contrario del nudo femminile, associato alla bellezza erotica”, spiega. Per questo il nudo femminile non minaccerebbe affatto gli occhi degli osservatori: “La nudità femminile è vulnerabile, perché riconosce lo sguardo di chi guarda”, aggiunge.

MESSAGGI DIVERSI – Inoltre, la nudità maschile è molto spesso legata all’esposizione di organi sessuali:  il pene risponde al modello classico di aggressione e di forza. Al contrario, secondo Kernbauer, l’organo sessuale in sé non dovrebbe apparire come minaccioso o aggressivo: “Una differenza lampante rispetto al modello dominante della nudità femminile,  dai caratteri morbidi e sensuali”.

(Photocredit: Getty Images e BCC)

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