Il massacro di Timisoara

22/03/2010 di John B

Storia di un falso giornalistico e della sua strumentalizzazione.

Nel 1989 tutti i regimi dell’Est Europa crollarono, travolti dall’effetto domino innescato dalle vicende polacche, e l’ultimo a seguire questa sorte fu la dittatura di Nicolae Ceausescu in Romania. La rivoluzione rumena, però, non fu pacifica come quelle che l’avevano preceduta. Essa ebbe inizio a Timisoara, dove la popolazione scese in piazza il 16 dicembre per protestare contro l’espulsione del dissidente Laszlo Toker. Mentre i moti si allargavano a tutto il paese, all’estero giungevano notizie allarmanti sulle vittime causate dalla dura repressione del regime a Timisoara: ben presto le cifre arrivarono a 60.000 morti delineando i contorni di quello che fu definito “il massacro di Timisoara”.

GIORNI CONCITATI – In quegli anni non esistevano videofonini e Internet era appannaggio di pochi, le frontiere rumene erano state chiuse all’inizio della crisi per cui le voci giravano incontrollate e incontrollabili. Nel frattempo le sommosse investivano Bucarest e il 22 dicembre Ceausescu abbandonava la capitale in elicottero sfuggendo ai rivoltosi. La sua fuga fu di breve durata: catturato e arrestato, fu fucilato il 25 dicembre al termine di un processo sommario. Dopo la caduta del regime, le cifre delle vittime nel massacro di Timisoara furono riviste al ribasso, e le fonti giornalistiche riportarono un bilancio finale oscillante tra i 2.000 e i 4.000 morti, Si parlò anche di fosse comuni, dov’erano stati ammassati i cadaveri del massacro, e qualche testata pubblicò foto di cadaveri che presentavano segni di mutilazioni o torture. Nelle settimane e nei mesi successivi si accertò che le notizie incontrollate dei primi giorni andavano drasticamente ridimensionate, che le foto dei cadaveri erano un falso giornalistico e non c’erano state fosse comuni, i giornali rettificarono o aggiornarono la conta delle vittime e l’intera vicenda fu presto archiviata di fronte ai grandi eventi che si affacciavano (il collasso dell’URSS, la Prima Guerra del Golfo, ecc…). Da qualche anno, sull’onda di una dilagante tendenza al revisionismo e al negazionismo di qualsiasi fatto storico, il “falso di Timisoara” è ritornato in auge e viene proposto come dimostrazione della fallacia delle informazioni e delle nozioni storiche che tutti conosciamo.

FALSO? – La vicenda, opportunamente reinterpretata e corretta, è diventata quindi uno dei cavalli di battaglia di chi mette in dubbio una serie di eventi recenti e passati: dall’Olocausto all’11 settembre, da Pearl Harbor alla caduta dell’URSS, tutto può essere diverso da ciò che è stato scritto, raccontato e fotografato, specialmente se si parla di conteggio di morti e di foto di cadaveri. Vediamo allora come è stato riscritto il “falso di Timisoara” dallo storico Franco Cardini nel libro “Sotto la notizia niente”, pubblicato nel 2007.  Cardini sostiene che il massacro di Timisoara fu (sulla base delle cronache dell’epoca) “il più spaventoso del secondo dopoguerra del ventesimo secolo”. Poi cita alcune testimonianze che riferirono di 300-400 morti e passa a ricordare servizi giornalistici in cui si parlava di una gigantesca fossa comune con ben 4.600 cadaveri e si mostravano le immagini dei corpi orrendamente mutilati. Quindi, la scoperta del falso, ad opera di due giornalisti italiani, Michele Gambino e Sergio Stingo, che intervistarono il custode del cimitero di Timisoara dal quale appresero che quelle immagini, quei corpi, erano semplici cadaveri di barboni e ubriachi disseppelliti ed esibiti ai giornalisti. Il resoconto dei due giornalisti – prosegue Cardini – fu pubblicato su un “settimanale nazionale”, e nel contempo un “prestigioso settimanale francese” presentò testimonianze secondo cui “le strade di Bucarest erano più tranquille di quelle di Parigi”. Ma queste e altre smentite passarono inosservate. Infatti la verità – conclude Cardini – “non ebbe praticamente spazio sui grandi giornali di informazione e fu praticamente ignorata dalle maggiori catene televisive…” e ancora “non cambiò (…) il corso dell’informazione né quello della Storia (…) restarono le notizie di una realtà inesistente (…) i morti furono dunque, nella storia e nel ricordo dell’umanità civile del pianeta, 4.632”.

NOTIZIE – In pratica, secondo la ricostruzione di Cardini e di altri analisti e commentatori, il “falso di Timisoara” servì a convogliare le simpatie del mondo verso i rivoltosi e a dipingere come sanguinario il regime di Caesescu, e sopravvisse – per colpevole volontà dei media – alla rivelazione della verità, scoperta da pochi e coraggiosi giornalisti. La novella è affascinante, ma le cose non sono andate esattamente come ce le propone Cardini. Innanzitutto nemmeno i sessantamila morti sbandierati nelle prime cronache avrebbero potuto elevare il massacro al rango di “più spaventoso del secondo dopoguerra”. Basterebbero i massacri in Cambogia, che totalizzarono circa due milioni di morti, ad annichilire le cifre rumene. E’ invece verissimo che le cronache di quei giorni andarono a ruota libera, ma questa è una costante di qualsiasi evento drammatico per il quale manchino fonti attendibili e verificabili. Nel caso specifico, poi, il rigido controllo delle informazioni e la chiusura delle frontiere furono decisi proprio dal regime, che pertanto ne ha pagato le conseguenze. Tra l’altro, le prime notizie del massacro furono battute da agenzie di stampa dell’Est Europa: la TASS sovietica, la Tanjug jugoslava. E’ anche vero che i cadaveri ripresi nelle immagini divulgate dai mass media in quei giorni non provenivano da alcuna fossa comune, bensì da obitori e ospedali.

NUMERI – Non è vero, invece, che la verità storica non sia mai stata ripristinata. Già dai primi del 1990 furono pubblicati ricerche e resoconti che ricostruirono con precisione la portata di quegli eventi. Nel mese di marzo del 1990 i responsabili del massacro furono processati e l’autorità giudiziaria rumena stabilì che le vittime accertate furono 98, cui devono aggiungersi 23 persone scomparse e centinaia di feriti. Fu appurato che una quarantina di cadaveri furono inceneriti per nascondere le prove della strage. Tutto questo fu puntualmente riportato dagli organi di informazione. Il quotidiano La Repubblica ha pubblicato ben 53 servizi da marzo a dicembre del 1990, dedicati alle vicende di Timisoara e nei quali il conto delle vittime è correttamente assestato a circa 120. In nessun modo, quindi, si può sostenere che i media abbiano ignorato o nascosto o sminuito la verità emersa dopo gli eccessi iniziali. Persino fonti “popolari” come la Wikipedia inglese riporta un conto di 162 vittime nei giorni della rivoluzione, mentre la Wikipedia italiana parla di 93 vittime con riguardo ai fatti di Timisoara. Il complotto mediatico insinuato da Cardini, quindi, non esiste. Le cronache di Timisoara furono invece l’ennesima riproposizione della ricerca del sensazionalismo che permea i media e che ritroviamo in tantissime vicende di ogni genere. E il massacro di Timisoara resta a buon diritto un massacro, anche se le vittime furono “soltanto” un centinaio.

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