La DDR, un covo di nazisti

19/10/2012 di Dario Ferri

La DDR era un posto molto accogliente per i nazisti. Nell’apparativo burocratico della Germania comunista, così come all’interno della Sed, il partito socialista unificato che governava il satellite di Mosca, gli ex membri della formazione di Hitler erano molto numerosi. Anche i peggiori criminali responsabili di centinaia di morti venivano coperti, e ricattati dai servizi segreti della Stasi così da ottenere fedeltà assoluta.

IL LATO FASCISTA DELLA DDR – L’elaborazione del trauma nazista occupa ancora oggi la Germania. Anche nel dibattito sull’eurocrisi alcuni esponenti di spicco dell’establishment tedesco hanno fatto riferimento al tragico passato hitleriano sia per criticare la politica della Merkel, oppure per difenderla, come hanno fatto Helmut Schmidt e Thilo Sarrazin. La presenza degli ex nazisti all’interno dei due nuovi stati tedeschi fondati dopo il 1945 rivela continuamente nuove sorprese. Secondo le ultime ricerche condotte dallo storico dell’università di Monaco di Baviera Jan Foitzik ben il ventisette per cento dei componenti della Sed erano stati iscritti al partito nazionalsocialista, oppure erano membri di organizzazioni legate al movimento hitleriano. Già nel 1946, evidenziano i nuovi studi di Foitzik, il partito socialista che regnava nella parte orientale della Germania occupata aveva accolto gli ormai ex nemici giurati del comunismo. La Sed fu il primo partito tedesco ad accettare tra le proprie fila esponenti nazisti. Un anno più tardi il ministro degli Affari interni della DDR rilasciò un provvedimento che garantiva l’uguaglianza giuridica e di trattamento agli ex iscritti del partito nazionalsocialista. Un’opportunità colta dagli ex hitleriani, che qualche anno dopo, neel 1954, rappresentavano circa un terzo dei dipendenti della macchina burocratica del regime comunista. Un dato sorpredente, che rivela quanto fosse tollerata la militanza nazista anche in uno stato collegato all’Unione Sovietica.

ELABORAZIONE CONTINUA – L’antifascismo era uno dei miti fondativi della Repubblica democratica tedesca, la traduzione in italiana di DDR, deutsche demokratiche Republik, e questo valore costituì uno degli elementi centrali della propaganda comunista. Sulla militanza nazista di molti esponenti del regime cadde una coltre di silenzio, per non mettere in imbarazzo anche figure di vertice schieratesi con Stalin dopo l’arrivo delle truppe sovietiche. Tra le elite comuniste tedesche infatti il passato nazista era piuttosto diffuso, come ha evidenziato un’altra ricerca storica condotta dall’Università di Jena. 36 dei 263 massimi dirigenti della DDR nella regione della Turingia avevano avuto prima dell’arrivo delle truppe sovietiche una tessera del partito nazionalsocialista. Una percentuale del 13,6%, nettamente superiore alla quota di popolazione iscritta alla formazione nazista ai tempi del regime hitleriano. Negli studi condotti dall’università di Jena è emerso un fatto ancora più sorprendente, ovvero che 35 dei 36 di questi dirigenti comunisti avevano taciuto anche ai loro compagni della Sed sul loro passato nazista. Il principio del silenzio collettivo fu adottato dalle elite del regime, anche perché tacere conveniva a tutti. Il silenzio sul proprio passato era funzionale alle prospettive di carriera, come mostrano le carriere assai diverse di Herbert Wagner e Hans Bentzien, i cui profili sono stati oggetto della ricerca storica. Il primo rivelò nel 1958 la sua militanza nel partito nazionalsocialista, una sincerità che gli costò un declassamento della propria carriera. Il secondo invece scelse un più comune silenzio sul proprio passato tra le camicie marroni, e riuscì ad arrivare a posti di assoluto rilievo nella DDR. Hans Bentzien infatti diventò ministro della cultura, carica da cui fu rimosso nel 1966 per alcuni decisioni che avevano contrarariato i massimi vertici del regime. L’ex ministro però mai rivelò, anche nei colloqui più confidenziali, il fatto che avesse avuto una tessera nazista in tasca, e riuscì a riciclarsi in altri incarichi di spicco. Prima del crollo del regime l’ex hitleriano era il responsabile della televisione della DDR. Diffamare i propri concorrenti mentendo sulla loro militanza nelle camicie brune era però un ottimo modo per far carriera, come mostra la vicenda di Heinrich Tittl. Dirigente della Stasi, Tittl era stato promosso accusanso alcuni sui compagni di passata militanza nazista, ed ovviamente aveva taciuto sulla sua.

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