Brunetta: “Prendo 3mila euro di pensione”. Ma se li merita?

Il ministro-candidato sindaco-parlamentare dice a La7 di ricevere l’emolumento “dopo 38 anni di università”. E a leggere il curriculum sugli anni di effettivo insegnamento  si scopre qualcosa di interessante sul nostro sistema contributivo…

Prendo 3 mila euro netti al mese: è la pensione normale di un professore universitario dopo 38 anni di servizio“. A rivelarlo è il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta a Otto e Mezzo su LA7 durante l’intervista con Lilli Gruber confermando, a precisa domanda, di “essere in pensione da poco“. Il ministro che flagella i fannulloni ha poi detto che se sarà eletto sindaco di Venezia manterrà gli attuali incarichi di ministro e parlamentare ma non prenderà tutte e tre indennità: “Si viene pagati dallo Stato una sola volta” ha risposto alla domanda da cui ha detto di essersi “sentito offeso“.

TRENTOTTO ANNI EFFETTIVI? – Il ministro è nato il 26 maggio 1950, e si è laureato in Scienze politiche ed economiche presso l’Università degli Studi di Padova il 2 luglio 1973. E il suo curriculum dice che la sua carriera accademica ebbe inizio nello stesso anno (evidentemente, a partire da settembre), da assistente alle esercitazioni nei corsi di “Teoria e politica dello sviluppo” (Facoltà di Scienze Politiche) e di “Economia applicata” (Facoltà di Statistica). Nell’anno accademico 1977-78 è professore incaricato dell’insegnamento di Economia e politica del lavoro (Facoltà di Scienze Politiche). Come si ricorda qui, alla facoltà di Architettura di Venezia entra nel 1982, dopo aver guadagnato l’idoneità a professore associato in economia l’anno precedente (quindi, il 1981). Tra l’altro, Brunetta non diventa professore con un vero concorso, ma approfitta di una “grande sanatoria” per i precari che gravitavano intorno all’università. Una definizione contestata dal ministro, che replica: avevo già tutti i titoli. Sarà, ma il ministro qualche imprecisione l’ha detta.

CONTRIBUTI SI, MA “FITTIZI” – Perché dal 1991 al 1996 è professore associato di Economia del Lavoro (Facoltà di Economia e Commercio) presso Tor Vergata dove ha poi ricoperto fino ad oggi il ruolo di professore ordinario di Economia Politica. Ha ricoperto il posto, senza però evidentemente aver insegnato visti i molteplici impegni dell’onorata carriera pubblica. Perché dal 1999 al 2008 il nostro è stato parlamentare europeo di Forza Italia (con una percentuale di presenze del 63%). Brunetta sarebbe quindi andato in pensione, presumibilmente alla fine del 2009, con 59 anni di età e 37 anni circa di contributi. Ma non ha insegnato per 38 anni: perché – com’era suo diritto, ovviamente – ha usufruito dell’aspettativa, che può essere richiesta dai pubblici dipendenti per varie cause, tra cui l’assolvimento di cariche pubbliche elettive.   In questo caso, vengono riconosciuti i periodi mediante contribuzione “figurativa”, cioé “fittizia”: periodi durante i quali non c’è stata attività di lavoro e di conseguenza non c’è stato il versamento dei contributi obbligatori ma che servono comunque a maturare la pensione. In pratica, Brunetta non ha lavorato e non ha pagato i contributi, ma ha comunque (sia chiaro, legittimamente) maturato il diritto alla pensione. I suoi anni di servizio però sono molti di meno. E – anche questo va sottolineato – non era obbligato ad andare in pensione: volendo, come professore universitario, poteva aspettare tranquillamente fino a 70 anni. Quindi, caro ministro, non si offenda e non giochi con le parole: ha sfruttato un’opportunità facendo i suoi conti. Bravo, ma non ci dia lezioni, per favore.

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