Quello che rimane di un’Olimpiade

Finita la festa che succede a strutture e aree olimpiche? Le notizie e i report diffusi non lasciano notizie rosee. Nel libro “I costi delle Olimpiadi” di Pietro Mennea (medaglia d’oro nei 200 mt ai Giochi di Mosca 1980) si parla di guadagni in mano al Cio (comitato olimpico internazionale) lasciando a bocca asciutta i paesi ospitanti. Sul sito della fondazione Mennea si precisa:

La realtà è che «il CIO non ha retto il confronto con i processi sociali, culturali ed economici in atto e da molti è considerato un organismo superato». E’ certo, che non ha saputo o potuto rispondere con un apparato concettuale forte perché il sistema de Coubertiano non era stato aggiornato: esso è piuttosto rimasto imbalsamato o respinto del tutto, il che è la medesima cosa.

Costi elevatissimi e  gonfiati oltre i pronostici già dal 1976, come dimostrano diversi studi. Se si considerano infrastrutture e altre spese il prezzo è aumentato drammaticamente. Nel 1976, Montreal è stata gravata da debiti che solo nel 2006 la città ha smesso di pagare. Il costo del Olimpiadi di Pechino 2008 è stato di circa 44 miliardi dollari e la proiezione di spesa per Londra 2012 sale a 17 miliardi di dollari.

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Fonte immagini Wikipedia

 

GOODBYE GRECIA – Atene è il caso più emblematico. Nel 2004 sono stati spesi per l’evento 11 miliardi di dollari, il doppio del budget iniziale, uno sforzo economico che ha sollevato solo momentaneamente il debito del paese ellenico, che quest’anno supera i 450 miliardi. Otto anni dopo oltre la metà dei siti olimpici sono poco utilizzati o abbandonati. La lista delle strutture fuori servizio comprende uno stadio di baseball, una pista per canoe e kayak, e gli spazi adibiti per il ping-pong, l’hockey su prato e judo. Don Porter, presidente della Federazione Internazionale Softball, fece un’offerta diversi anni fa per curare la sede olimpica di softball e utilizzarla per ospitare eventi. Non ha mai ricevuto una risposta  e lo racconta sull’Huffington Post:

“La sede del softball c’è ancora, è ricoperta di erbacce, vuota e inutilizzata. Le Olimpiadi in Grecia hanno contribuito ad aumentare i problemi economici attuali”

Nassos Alevras, funzionario del governo per i progetti olimpici, insiste sul fatto che, nel complesso, i giochi hanno portato un guadagno netto, gonfiato anche da un notevole impulso turistico, anche se:

“La questione dell’uso è una storia triste … I piani per utilizzo post-olimpico sono stati successivamente ignorati. Il denaro speso per le Olimpiadi però è equivalente a un quarto del deficit di bilancio del 2009. Come può l’importo speso nell’arco di sette anni di preparazione per le Olimpiadi esser considerato la causa della crisi?

CINA  A META’- Cambiando continente, l’aria non muta. A Pechino, Il grande stadio Il Bird’s Nest è un grande gigante di cemento. A visitarlo, sempre meno persone. Il numero di turisti si è dimezzato. Il “grande nido d’uccello” è costato 480 milioni dollari, e il suo mantenimento costa circa 11 milioni di dollari l’anno. Un turista tedesco siede esterrefatto sui gradoni di cemento e racconta al giornale Wbur:

“Per me, è solo un posto enorme di cemento. Personalmente penso che, dopo quattro anni, sembra un po’ trasandato”

Ma c’è una nota positiva. Il National Aquatics Center di Pechino sopravvive. Conosciuto come il Water Cube, l’edificio dove si svolgevano le gare di nuoto, è l’unica sede olimpica che è stata finanziata da donazioni pubbliche, anche da 350.000 cinesi d’oltremare. Ora, una parte è stata adibita a parco acquatico, dove i nuotatori scendono su lunghi tubi colorati per tuffarsi in piscina. E ‘anche lanciata anche una linea di prodotti brandizzati tra cui l’alcolica Water Cube, a 150 dollari la bottiglia.

Il RECORD DI SIDNEY -La città australiana è l’unica città olimpica ad aver chiuso il bilancio in attivo. Ma non è tutto rosa e fiori. Il governo ha detto che il risultato finanziario dei Giochi è valso un costo netto per le finanze pubbliche di almeno 1,5 miliardi di dollari. Il Sydney Olympic Park (fulcro dei Giochi) è diventato un altro elefante bianco a competizioni chiuse. E’ stato creato un piano a lungo termine per la sua riqualificazione, trasformando il sito a uso residenziale e commerciale, rimasto bloccato però fino al 2005. “Non abbiamo davvero pensato a una politica post olimpica” ha dichiarato nel 2008, Sue Holliday, ex capo progettista per i giochi di Sydney. Un altro studio ha rilevato inoltre come non vi sia nessun nesso tra Olimpiadi e incremento di partecipazione allo sport. Anzi, sono aumentati gli australiani che lo seguono in tv.

RIVINCITA ATLANTA – Passati oramai  sedici anni la città verrà ricordata non per gli sforzi di Michael Johnson in pista, ma per il caos dei trasporti che hanno seriamente minacciato al tempo la riuscita dell’evento. Ma guardando al bicchiere mezzo pieno l’edizione della città della Georgia è stata chiusa in pareggio. L’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone, che ha giocato un ruolo importante per la scelta londinese 2012, ha suggerito che il comitato olimpico si ispirasse al modello della città americana. Ora lo Stadio Olimpico è la casa della squadra di baseball Atlanta Braves. La Georgia Tech University ha invece assunto la gestione del centro acquatico già da prima dei giochi olimpici, utilizzando ora la pista coperta corsa e i campi da basket per  studenti, associazioni locali e scuole. Il Centennial Olympic Park, è stato costruito in quella che era una zona malfamata della città, e oggi le sue fontane sono popolari con i bambini. Non male come lieto fine. Sperando che la città della Regina Elisabetta, con già 11 miliardi di sterline spese,  sappia lasciare di meglio.

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