“Politici e trans, Gasparri spiega”. Alla faccia di Sircana

Il capogruppo al Senato del PdL, al centro di gossip e malignità in Parlamento, parla al Giornale dell’episodio accaduto nel ’96, quando si trovò in un viale pieno di viados e fu fermato dai carabinieri. Dimenticando cosa diceva in occasione delle foto del portavoce di Prodi.


Tutto comincia con un serie di lettere non tanto anonime pubblicate dal Dagospia, tra le quali c’è questa, finita on line giusto ieri: “Prima una data: 29 aprile 1996. E’ in quel giorno (anzi, quella sera) che un notissimo esponente di quel partito finì in una retata di clienti di travestiti a Roma e riuscì a salvarsi grazie al “lei non sa chi sono io” e all’indulgenza di troppi giornalisti della capitale che da allora sanno tutto ma sono rimasti muti. Firmato: Protosardo (che quella sera era in servizio)“. E oggi, nel Giornale in edicola, in un articolo firmato Gian Marco Chiocci, viene data la Maurizio’s version.

LA RICOSTRUZIONE – Nella primavera del 1996 Gasparri, scrive il Giornale, viene invitato a una cena al prestigioso Circolo del Polo, ai piedi dei Parioli, nella zona sportiva dell’Acqua Acetosa che a quei tempi (e anche in questi) la sera pullulava di donne e/o uomini in vendita con perizoma e calze a rete. La moglie è già lì, quando Gasparri viene fermato dai carabinieri in servizio con tanto di lampeggiante e paletta: la Punto mette la freccia, accosta e il senatore spiega che “stava facendo su e giù lungo quei viali pieni di circoli sportivi (c’è quello parlamentare, quello dei carabinieri, il Coni ecc) perché non conosceva l’esatta ubicazione del Circolo del Polo e a causa della scarsa illuminazione non riusciva a trovare l’entrata. Chiarito quello che poi lo stesso Gasparri ha definito un equivoco insignificante, non sappiamo se con l’aiuto degli stessi carabinieri o per conto suo, ha trovato la strada giusta ed è giunto a destinazione“. E poi, a cena, ha raccontato l’episodio al tavolo a cui era seduto ridendo.

DISCREPANZE Gasparri al Giornale dice che denuncerà chiunque scriverà una parola fuori posto. Non si capisce in che senso, ma non importa: il segnale è chiaro. Anche se è giusto comunque far notare che c’è un buon numero di discrepanze tra quanto affermato sul quotidiano e il racconto delle lettere anonime, che trovano conferma nella ricostruzione per quello che riguarda la data (approssimativa): anche il Giornale parla di primavera del ’96, mentre l’anonimo fornisce una data precisa che comunque combacia. E racconta che non ci fu un semplice chiarimento di un equivoco, ma una scena alla “lei non sa chi sono io”. In ogni caso, non è questo il punto.

LA FACCIA COME IL CUORE – Il punto è che non serve una grandissima memoria storica per ricordare quanto l’oggi capogruppo del PdL al Senato, ex sottosegretario all’interno e ministro delle telecomunicazioni, facesse il diavolo a quattro sul caso di Silvio Sircana, il portavoce dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi che venne beccato, in una foto scattata da lontano, a fermarsi in compagnia di una donna davanti a un transessuale in automobile. La circostanza sembra piuttosto simile a quella in cui è stato coinvolto Gasparri; solo che al posto dei carabinieri si trovò lì un fotografo. Che immortalò il momento topico e poi vendette le foto al settimanale Oggi, di proprietà della Rizzoli Corriere della Sera, che però non le pubblicò: fu sempre il Giornale, allora diretto da Maurizio Belpietro, a sbatterle in prima pagina. “Dimissioni!”, urlava Gasparri nell’occasione, facendone un problema di credibilità: “Può fare il portavoce del governo uno che non ha detto la verità?“. No, certo. Anche se alla fin fine, Sircana – per quanto ne sappiamo – era incappato in un episodio molto simile a quello raccontato sul senatore. Anzi: il portavoce di Prodi non era nemmeno solo in macchina (e di solito per rimorchiare trans non ci si portano dietro testimoni di sesso femminile), mentre Gasparri sì. Ecco, forse con il senno di poi si può dire che, ricordando il suo personale precedente, un pochino di prudenza in più, nel fare la morale agli altri, sarebbe stata auspicabile. O no?

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