Prontuario per giovani scrittori in erba

  • Quando aprite le virgolette all’interno delle virgolette doppie mettete le virgolette singole. Evitate di aprire le virgolette all’interno delle virgolette singole, a meno che non stiate cercando di riprodurre un quadro di Escher.
  • Se non suona come italiano non è italiano.
  • Un conto è quello che avete pensato di scrivere, un conto è quello che avete scritto. Sono due entità ontologicamente distinte.
  • I vostri pensieri non si traducono automaticamente in caratteri tipografici appropriati per intercessione dello Spirito Santo.
  • Non ogni parola che vi sta simpatica va in maiuscolo.
  • Non ogni parola che avete sentito pronunciare nel vostro paese di tremila anime sulle pendici del monte Cucuzzolo si trova realmente nel dizionario italiano.
  • Si dicono tante cose nelle occasioni sociali che non necessariamente vanno prese alla lettera (è un soggetto affascinante, dovresti scriverci un libro, hai una cravatta fantastica).
  • Non cercate di pre-impaginare il vostro libro. L’impaginatore vi odierà e acquisirà una misteriosa bambolina voodo con le vostre fattezze.
  • Evitate a ogni stra-cazzo di dialogo di scrivere cose come “lui disse”, “lei disse”, “lui disse”. Si capisce che qualcuno sta dicendo qualcosa, ci sono le fottute virgolette apposta.
  • Non cercate di utilizzare parole ricercate se avete un livello di alfabetizzazione approssimativo. Potreste avere delle brutte sorprese.
  • Quel libro che avete che si chiama “Dizionario” non è un romanzo futurista e lo potete leggere anche un po’ alla volta.
  • Tutto quello che può essere levato va levato. Evitate cose come “lei prese il ferro da stiro per stirare”. Evitate comunque di parlare dei vostri altri hobby mentre scrivete.
  • Usare “esso”, “essa”, “ella” non vi farà sembrare più colti di quanto non siate.
  • “Egli” non è veramente un pronome, lo insegnano solo alle elementari e nel mondo reale si trova solo nei sussidiari.
  • Scrivere non è un’attività senza conseguenze. State introducendo infelicità nel mondo rendendo più difficile l’opera di filantropi e missionari.
  • L’abuso di d eufoniche, che ve lo dico ad fare, non vi renderà dotti eruditi del Trecento.
  • Se una parola in un determinato contesto non ha senso metterla, tra virgolette non la renderà dotata di senso.
  • I segni di interpunzione punto, virgola e punto e virgola non sono reciprocamente intercambiabili.
  • Non introducete personaggi a cazzo. Se zio Palimero fa la sua comparsa solo a pag. 9 per sganciare una protta e poi se  ne perde traccia nelle restanti 500 pagine del romanzo, forse, ma forse, non c’era bisogno di zio Palimero.
  • Non utilizzate frasi fatte se non volete sembrare affetti da moderato ritardo mentale (lo vedrebbe anche un cieco! lo sapevano anche i muri!).
  • Se proprio dovete usare frasi fatte, almeno, dio cristo, non cambiatele a vostro piacimento. Non si può fare, sono marchio registrato del senso comune (lo vedrebbe anche un non vedente! lo sapevano anche le mura portanti! tanto va la gatta al bacon che ci lascia la zampetta!).
  • Rileggete. Se voi non avete voglia di rileggere quello che scrivete perché dovrei averne voglia io?
  • Dopo aver evacuato osservare le proprie feci è lecito. Farle osservare a qualcun altro è da maleducati.
  • Il consiglio finale che vi posso dare è di chiedervi perché volete scrivere un cazzo di libro. È vero che vanità, vanità, tutto è vanità ma siete sicuri che la vostra vanità dopo aver fatto stampare le vostre deiezioni ne risulterà rinfrancata? Non starete trascurando i vostri pargoli per quello stramaledetto thriller ambientato in un’abbazia del frosinate? Fatemi lasciare con una parola di speranza, una parola di conforto, let it be.

    Se avete problemi di autostima andate dall’analista, non scrivete un libro.

    Grazie.

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