Drug Wars

15/05/2012 di Mazzetta

Nel giugno scorso la Global Commission on Drug Policy ha consegnato un rapporto sulla War on Drugs che ne decreta il fallimento su tutta la linea, ma poi non è successo niente.

I SAGGI – La commissione internazionale era composta da persone di primissimo livello e indubbia competenza, al netto dei membri sospettabili di tenerezze umanitarie o (relativi) pregiudizi ideologici, tra questi César Gaviria, ex presidente della Colombia e i suoi colleghi: Ernesto Zedillo (Messico) Fernando Henrique Cardoso (Brasile), George Papandreou (Grecia) e Ruth Dreifuss (Svizzera), ma anche George P. Shultz ex Segretario di Stato statunitense, Javier Solana (Spagna), ex rappresentante UE per la politica estera e la sicurezza, Kofi Annan (Ghana),ex segretario dell’ONU, Maria Cattaui (Svizzera), ex Segretario Generale della Camera di Commercio Internazionale, Paul Volcker, ex direttore della FED e dell’Economic Recovery Advisory Board.

 

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IL VERDETTO – Il succo del rapporto della Commissione è che la guerra alla droga, lanciata da Nixon nel lontano 1971, è fallita. Ed è fallita lasciando alle sue spalle una scia di guerre vere e di sofferenze inenarrabili e una situazione che, a oggi, è incredibilmente peggiore di quanto non fosse ipotizzabile allora, perché le risorse riversate in questa politica sconsiderata non hanno fatto che alimentare un ciclo di violenza sempre più intenso, con armi e soldi che non si sarebbero mai coagulati in tal modo attorno al narcotraffico, se il prezzo degli stupefacenti non fosse stato tenuto artificialmente alto dalle politiche proibizioniste e se i paesi impegnati nella guerra alla droga non avessero speso miliardi di dollari in inutili campagne d’eradicazione e nell’armare regimi che più di una volta si sono rivelati peggio delle piaghe d’Egitto per i loro paesi.

LA GUERRA – La campagna è stata marcatamente proibizionista e si è sostanziata in leggi draconiane e aiuti militari e interventi militari all’estero. Per “combattere la droga” le truppe americane sono state impiegate in diversi paesi, in particolare in quelli a Sud del Rio Grande e hanno fornito aiuti militari a un numero ancora più elevato di paesi. Non è mancato come chi ha visto nella lotta alla droga uno dei pretesti migliori per l’interventismo americano, che dopo il disastro del Vietnam non si potevano certo permettere l’interventismo “umanitario” o il sostegno troppo aperto ad alcuni governi fin troppo impresentabili.

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