“Che bello uccidere i coniglietti con i tacchi a spillo”

23/04/2012 di Redazione

“Il Tribunale di Milano ha condannato con patteggiamento a quattro mesi di reclusione, convertiti nella pena pecuniaria di 4.440 euro, una donna che nella sua villetta a schiera di Rho, alla periferia di Milano, si divertiva a schiacciare, seminuda, scarafaggi, topi, pulcini e anche conigli con i suoi tacchi a spillo, per poi diffondere online le immagini di atroce agonia, morte e perversione che aveva appositamente filmato. Lo sottolinea in una nota la Lav.

ANIMALI UCCISI PER FETICISMO – “Il caso era stato denunciato dalla Lav che, assistita dall’avvocato, Paolo Iosca, da tempo segue con preoccupazione la diffusione anche in Italia di crush-movie, filmati di atti di incredibile crudeltà verso animali innocenti, diffusi nell’ambito della pornografia e del feticismo”, spiega la nota dell’associazione.

 

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INSOSPETTABILE – “La donna – aggiunge – quarant’anni e tre figli minori, era stata identificata dalla Polizia Postale di Rho e denunciata alla Procura di Milano: le indagini erano partite nel 2006 quando alcune associazioni animaliste avevano trovato sul web la traccia degli efferati video e si erano rivolte alla Polizia. Un gravissimo e raccapricciante reato di uccisione di animali che vede coinvolta una insospettabile madre di famiglia, rea di aver barbaramente schiacciato e ucciso gli animali per il solo scopo di riprendere la loro agonia”, commenta la Lav.

SI VA IN GALERA – La Lega anti vivisezione ha aggiunto: “Finalmente per le vittime di tanta crudeltà è stato compiuto un passo in avanti per rendergli giustizia, portando alla ribalta delle aule di giustizia il fenomeno ancora troppo sommerso dei Crush-video e ricordando che in Italia l’uccisione di animali è un reato punito, grazie all’inasprimento delle pene introdotto dalla legge 201 del 2010, con la reclusione”.

RECIDIVA – “La Polizia Postale – ricorda la Lav – si era già occupata della donna e il sito web che ospitava i suoi video era stato inizialmente oscurato. Le indagini informatiche non si sono fermate e, nonostante il sito fosse quasi immediatamente riapparso con un dominio differente ma con il medesimo contenuto illecito, hanno permesso di rintracciare la donna”.

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