Iran, gli scontri e i poliziotti che si rifiutano di reprimere la rivolta | VIDEO

L’Iran protesta, scende in piazza, lotta. Lo fa contro i rincari imposti dal governo, contro il tenore di vita che si conduce all’interno del Paese, contro la politica che non offre risposte soddisfacenti ai cittadini. L’Iran muore. Nei suoi giovani, nei suoi bambini: dal 28 dicembre, data d’inizio delle proteste, il bilancio delle vittime negli scontri è salito a 23 (9 morti soltanto nelle ultime 24 ore), le persone arrestate sono 450.

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IRAN, I POLIZIOTTI SI RIFIUTANO DI REPRIMERE LA RIVOLTA

Eppure, c’è chi si rifiuta di combattere contro il proprio popolo, chi fa di tutto per evitare che questo scontro di piazza si trasformi in una vera e propria guerra civile. Alcuni poliziotti iraniani, infatti, si sono ribellati e hanno pubblicamente dichiarato di non voler eseguire misure restrittive nei confronti dei loro concittadini. Questo video, ad esempio, è diventato virale su Twitter:

Si vedono decine di manifestanti intorno a un ufficiale di polizia del regime. Quest’ultimo prende la parola e la folla lo ascolta. Le sue parole sono estremamente toccanti: «non sono diventato soldato per combattere il mio popolo. Io devo combattere i miei nemici, non voi!». I manifestanti, a quel punto, intonano slogan e battono le mani. Ma non è l’unico caso di «ribellione» delle forze dell’ordine. Sono diverse le segnalazioni di giornalisti, come Farnaz Fassihi del Wall Street Journal, che raccontano di rifiuti dei militari a eseguire gli ordini di Teheran.

IRAN, LA DIFFICILE SITUAZIONE INTERNA

Il clima, comunque, resta estremamente teso. Inutili per il momento gli appelli alla calma del  presidente Hassan Rouhani, mentre il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei attribuisce le agitazioni ai «nemici dell’Iran», che avrebbero fomentato le proteste attraverso la distribuzione di denaro. Il popolo denuncia il regime di corruzione e lo accusa di aver sperperato ingenti risorse in guerre, finanziando Bashar al-Assad in Siria, gli Huti nello Yemen, gli Hezbollah nel Libano, gli sciiti del Bahrein e i gruppi jihadisti di Gaza.

Il tutto in uno scenario internazionale veramente difficile, con il sempre più marcato isolazionismo voluto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La protesta, in Iran, sembra davvero lontana da una fine.

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