Selvaggia Lucarelli propone l’anonimato identificabile per combattere gli hater online

12/10/2017 di Redazione

Selvaggia Lucarelli ha proposto di identificare gli anonimi con profili verificati per combattere gli hater online. «Associare un account a un documento di identità, a un codice fiscale. Il numero di telefono non basta, perché può essere straniero. Questo non vuol dire togliere l’anonimato. Chiunque potrà continuare presentarsi come “fiorellino” o a usare un avatar al posto della foto, ma le piattaforme devono sapere chi si cela dietro il profilo. Se commetti un reato come la diffamazione non devi restare impunito», ha affermato in una intervista al Corriere della Sera.

 

SELVAGGIA LUCARELLI SPIEGA COME COMBATTERE GLI HATER ONLINE

L’editorialista del Fatto Quotidiano ha commentato i diversi episodi che in queste settimane hanno riaccese il dibattito sulle offese online, come quelli ricevuti da Francesca Barra o le denigrazioni subite dalla direttrice della filiale di Intesa Sanpaolo per un video motivazionale realizzato per un contest aziendale. «Internet è cambiata. Se fosse un essere umano direi che è nel pieno dell’adolescenza. Ha una crisi di identità fortissima. In alcuni momenti si trasforma in un mostro ingestibile che travolge le vittime di bullismo o di esplosioni di ilarità e sfottò…Sta a noi diventare consapevoli del male che possiamo fare. Siamo in tanti. Un conto è leggere cinque o dieci commenti stupidi o cattivi sotto un filmato ridicolo. Un conto è scoprire che tutto il Paese sta ridendo di te. È diverso, è una tortura psicologica». Selvaggia Lucarelli ammette nel colloquio con Martina Pennisi del Corriere della Sera di aver imparato dai suoi errori. «Più di una volta ho fatto battute feroci su persone indifese…Sto diventando più prudente, è un aggiustamento continuo. E la platea cresce: nel 2012 avevo 200 Like a post e 5 mila amici. Adesso mi seguono in un milione e 200 mila. E non vale solo per me, tutto si è amplificato».

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SELVAGGIA LUCARELLI INSULTATA CONTINUAMENTE DAGLI ISCRITT DEI GRUPPI CHIUSI SU FACEBOOK

Selvaggia Lucarelli rimarca come il suo impegno contro i gruppi chiusi su Facebook, denunciati sui suoi profili social così come nelle sua attività pubblicistica per i contenuti per i contenuti violenti e denigratori che pubblicavano, le sia costato molto, tanto da aver ansia a guardare il suo telefono. «No, da quando ho iniziato la mia battaglia con i gruppi chiusi di Facebook sono un bersaglio. Diciamo che l’ultimo anno e mezzo della mia vita non è stato facilissimo. Mi si sono scatenati contro gruppi da 1 milione e 7 mila iscritti. Ragazzini tra i 13 e i 18 senza freni e remore. Ho iniziato ad aver paura a guardare il telefonino, ad avere l’ansia. A svegliarmi all’alba, che mi hanno detto essere un sintomo tipico di chi si sente perseguitato. Non leggo più alcun commento che mi riguarda, fatta eccezione per la mia bacheca, sulla quale ho bloccato centinaia di migliaia di persone. Allo stesso tempo, però, voglio sapere e ho chi mi inoltra segnalazioni».Nell’intervista la giornalista racconta come anche suo figlio le abbia chiesto come mai dedichi così attenzione a vicende che riguardano le vite altrui, domanda a cui ha risposto rimarcando come in realtà ciò non fosse vero. Per la Lucarelli è importante non diventare carnefici, non solo vittime, nel mondo dell’online, e per questo ha fatto togliere un hashtag ironica su una chat privata a suo figlio perché troppo ironica su un suo amico.

Foto copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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