L’assurda storia dei microchip nei camici dei dottori in Liguria

29/07/2017 di Redazione

Ventiduemila dipendenti della sanità ligure sono monitorati e geolocalizzati grazie a un microchip sulla loro divisa. E la cosa più assurda è che nessuno li ha avvertititi. Tantomeno i sindacati. Del curioso caso, che sta scatenando una rivolta, ne parla oggi Giuseppe Filetto su Repubblica:

Medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari, barellanti, uscieri, operai, perfino gli specializzandi e gli allievi infermieri, tutti coloro che lavorano in divisa, “monitorati” dal localizzatore Gps. Esclusi solo gli amministrativi. In ogni momento e durante le ore di servizio, quel micro trasmettitore inserito in ciascun camice emana un segnale elettronico, permette di sapere dove si trova una certa “divisa”. E chi la indossa. «Il camice e il microchip identificano la persona, sono associati a quel dipendente — spiega in buonafede Luigi Bottaro, direttore della Asl Tre Genovese — in modo che i capi, dopo essere stati lavati, tornino alla base di partenza, cioè ai proprietari. Per evitare, così, che possano finire ad altri».

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I dipendenti non sono decisamente d’accordo. Pensano che questa sia una grave violazione della privacy.

Si sentono spiati. Inoltre, il sindacalista Tullio Rossi dell’ospedale Galliera — di cui è presidente il cardinale Angelo Bagnasco, a capo della Conferenza Episcopale Europea — per aver scoperto il bottoncino nascosto dentro la cucitura della camicia della sua divisa da portiere, ed averla tagliata per capire cos’era, è stato sottoposto a procedimento disciplinare. I rappresentanti dei lavoratori hanno scritto una dura lettera alle amministrazioni, sostenendo che “il personale dipendente è turbato per avere appreso casualmente della presenza di questo insolito oggetto identificativo…”.
Peraltro, sono preoccupati che “la presenza di più microchip a contatto con varie parti del corpo costituisca un rischio per la salute…”. Qualcuno, infatti, potrà averne addosso anche tre contemporaneamente: uno nella camicia, uno nei pantaloni, l’altro nella giacca. Tullio Rossi è stato invitato a presentare una memoria difensiva: «L’ho staccato per farlo controllare da un tecnico, affinché venisse analizzato e stabilire l’eventuale incompatibilità con gli organi del corpo».

(foto copertina Ansa)

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