La bimba di 10 anni ferita a Napoli: «Ho sentito un forte bruciore a un piede, poi sono caduta»

05/01/2017 di Redazione

«Non ho capito nulla, ho sentito un forte bruciore a un piede e alla caviglia e sono caduta». Sono le poche parole che ha ripetuto ieri in ospedale a Napoli la bambina di 10 anni ferita in un agguato camorristico in pieno centro storico. La piccola di Melito è stata raggiunta da un proiettile esploso da malviventi intenzionati a punire un gruppo di venditori ambulanti senegalesi che si opponevano al pagamento pizzo. I colpi di pistola degli uomini del clan hanno raggiunto tre africani e la bambina, che si trovava a passare con la mamma per fare acquisti.

 

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BIMBA FERITA A FORCELLA: «MI BRUCIAVA LA CAVIGLIA, POI SONO CADUTA»

La testimonianza della bimba è stata riportata oggi dal Mattino di Napoli in un articolo a firma di Pietro Treccagnoli. Il proiettile che ha colpito la piccola è stato estratto al pronto soccorso dell’ospedale Santobono con molta facilità. Le sue condizioni cliniche generali sono soddisfacenti. La bambina è stata raggiunta in ospedale da parenti e amici. La mamma ha raccontat del suo pianto:

Fuori al reparto si rassicurano l’un l’altro per lo scampato pericolo. Qualcuno che ha potuto scambiare uno sguardo e qualche parola con Martina racconta: «Era mano nella mano con il padre». Le poche parole che la bambina ha ripetuto come una forma di sollievo sono quelle che ci si può aspettare da chi ha temuto di rivedere più i propri familiari. «Non ho capito nulla, ho sentito un forte bruciore a un piede e alla caviglia e sono caduta» ha detto con un fil di voce cercando di farsi una ragione della morte che l’ha sfiorata. Perché poteva andarle molto peggio. La vicinanza del padre al quale ha chiesto subito aiuto l’ha confortata. Gli ha stretto ancora più forte la mano.
La mamma, Maria, fuori al reparto, attorniata dai parenti, è rappacificata con sé stessa e ripetele parole della ragazzina: «La prima cosa che ha fatto mia figlia quando mi ha vista è stata piangere». Uno sfogo inevitabile, per la paura e la tensione che la protezione dei medici non era sufficiente a placare. «Era molto scossa, poverina. Poi mi ha abbracciata. Non ricorda quasi nulla di quanto è accaduto, solo che improvvisamente ha avvertito un fortissimo doloree bruciore a un piede e alla caviglia». Martina, che ha una sorella più piccola, ha mostrato sempre un carattereforte, aggiunge zia Tiziana: «Anche se ha avuto paura ha affrontato tutto in maniera coraggiosa. Quando siamo entrati in stanza ci avvertiti: “Non toccatemi i piedini”».

(Immagine di copertina da Google Maps)

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