L’accordo Atac che cancella tutta l’austerity dell’era Marino

26/12/2016 di Redazione

Il 20 dicembre ATAC, società che ha in mano il trasporto pubblico a Roma, e i sindacati hanno siglato un accordo per porre fine alla guerra di scioperi iniziati da luglio 2015, ovvero quando sotto l’ex assessore Improta si aumentò il monte ore e si rese obbligatorio l’utilizzo del badge. Per quei scioperi in bianco (senza quindi avvisi per la cittadinanza) l’allora sindaco Ignazio Marino sciolse il cda della municipalizzata e rimosse Improta. Come ben spiega il Corriere della Sera  l’attuale accordo  non risolve i debiti di Atac e potrebbe, paradossalmente, peggiorare la situazione.

Allora, dopo un mese segnato dagli scioperi in Atac, l’ex assessore Guido Improta e l’ex dg, Francesco Micheli, siglarono un accordo che provava a mettere le ganasce alla crisi codificando la scomparsa dei benefit e cassando il concetto di lavoro straordinario, aumentando il monte ore (da 736 a 950) e introducendo badge e parametro produttività sul salario. Non che da allora le cose siano cambiate, il rosso di Atac è sempre più rosso e il servizio continua ad essere problematico, sotto le feste non ne parliamo. Tanto vale avviare una restaurazione, quindi, via del resto già praticata per i quadri dirigenti. Così, grazie all’accordo verbalizzato martedì pomeriggio nella sede di via Prenestina 45, riecco gli antichi paletti. Innanzi tutto le ore di lavoro che si abbassano tornando ai livelli di diciotto mesi fa (circa 800 all’anno per ogni lavoratore), con la differenza (150 ore) che sarà tutta pagata come straordinario. Modalità che, a partire dal 9 gennaio 2017, sarà valida anche per i corsi di aggiornamento di capi treno e macchinisti. Mentre è ripristinata la domenica festiva anche se questo porterà all’impennata dei costi causa riprogettazione dei turni di lavoro.

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LA METRO PER 17 DIPENDENTI CHE COSTA 600 MILA EURO L’ANNO

Non solo. Il punto 4 del documento sarà riformulato. Riguarda l’attestazione delle presenze. Finora si doveva «badgiare» due volte, una all’entrata e l’altra a fine turno. Adesso basta la timbratura unica. Ma oltre alla differenza pagata in straordinario e al badge unico quello che preoccupa è il trasporto del personale a inizio e fine turno. Saranno reintrodotti i convogli, cancellati nei mesi precedenti perché carissimi, utilizzati negli orari notturni: un servizio da 600 mila euro l’anno per 17 persone. Riporta il Corriere:

Ma l’elemento più paradossale che l’accordo reintroduce «entro e non oltre il 15 febbraio 2017», è la cosiddetta riservata treno metroferro. Ovvero i convogli dedicati al trasporto del personale a inizio e fine turno, che erano stati cancellati per due motivi. Il primo è il costo esorbitante: 600 mila euro l’anno per un servizio interno che era (e tornerà ad essere) sfruttato da 17 persone al giorno. Il secondo consiste nel fatto che il transito della linea riservata riduce la fascia di manutenzione notturna. Una grana in più per le linee metro che avrebbero bisogno di interventi più frequenti e, stando all’assessore all’urbanistica Paolo Berdini, anche straordinari altrimenti «le linee A e B rischiano presto la chiusura».
Ognuno dei 16 punti su cui, alle 21,20 di martedì sera, Atac e sindacati hanno trovato una convergenza, comporta comunque l’aumento dei costi. Il che per un’azienda sull’orlo del default può risultare letale.

Sarà interessante capire come si troveranno i soldi per la manutenzione straordinaria (ora ancora più utile date le corse per i dipendenti) dopo l’allarme lanciato dall’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini qualche giorno fa. «Se il governo non ci da i soldi necessari alla manutenzione straordinaria – spiegò l’urbanista a La7 – rischiamo di chiudere per problemi di sicurezza».

(qui Maran replica alla polemica dei fondi per la manutenzione straordinaria lanciata da Berdini. In copertina foto ANSA/ANGELO CARCONI)

Dall’Atac, dopo la notizia del Corriere, è stato diffuso il seguente comunicato:

Con riferimento a notizie riportate dalla stampa, Atac sottolinea che l’interpretazione data all’accordo del 20 dicembre scorso è parziale e totalmente distorsiva degli obiettivi veri del tavolo di lavoro.
Lo spirito dell’accordo, che rimanda a incontri successivi per lo sviluppo delle tematiche affrontate in prima istanza, è necessariamente incentrato sull’efficientamento della produttività e sulla crescita della qualità del servizio, temi su cui Atac non può e non farà nessun passo indietro.

Purtroppo nella nota stampa non è chiaro quale siano le parti parziali e distorsive pubblicate dal Corriere.

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