Neet, quanto costa la generazione perduta di giovani che non studiano né lavorano

03/11/2016 di Redazione

I Neet, i giovani sotto i 30 anni che non lavorano e non studiano, sono il gruppo più colpito dalla crisi economica. In Italia i Neet sono oltre due milioni, un triste primato europeo, e il loro mancato contributo alla ricchezza nazionale costa 35 miliardi di euro.

NEET IN ITALIA

Massimiliano Mascherini, direttore della ricerca di Eurofound, ha firmato un’analisi sul Sole 24 Ore in cui descrive uno dei problemi sociali più gravi creati della crisi, l’esercito di giovani che non studia, non lavora, e non affronta percorsi di formazione professionale. Una deriva nella piena marginalità socialità di milioni di under 30 che rischia di distruggere capitale umano, e condannare questi ragazzi a una vita caratterizzata da povertà e dipendenza da sussidi sociali, o supporto familiare fino a quando ci sarà. Secondo gli ultimi dati Eurostat i cosiddetti NEET in Italia hanno superato i 2 milioni, un dato che si lega a un altro primato del nostro Paese, la percentuale record degli under 35 che vivono ancora coi genitori, il 62%.

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NEET IN EUROPA

In Europa i Neet sono circa 13 milioni, il 15% della popolazione giovanile tra i 15 e i 29 anni. Come spiega l’ultima ricerca di Eurofound

I Neet sono un esercito composto da ragazzi con differenti caratteristiche. In prevalenza giovani donne (56%) e con titolo di studio secondario (46%), i giovani Neet sono principalmente giovani disoccupati e lavoratori già scoraggiati nonostante l’età, giovani madri e ragazzi con disabilità. Con una stima conservativa che prende solo in considerazione la mancata produttività e contributi allo stato sociale, la perdita economica dovuta alla non-partecipazione dei Neet al mercato del lavoro è di oltre 140 miliardi di euro, pari al 1,2% del Prodotto interno lordo europeo.

I NEET E IL RISCHIO DELLA GENERAZIONE PERDUTA

In Italia la stima di Eurofound sul buco nella generazione della ricchezza nazionale causato dall’assenza di oltre 2 milioni di giovani dal mercato del lavoro è superiore ai 35 miliardi di euro. Sono oltre 2 punti di Pil, a testimonianza di come questo problema sia più grave nel nostro Paese che altrove. La preoccupazione diffusa è che si crei una vera e propria generazione perduta.

Rimanere intrappolati fuori dal mercato del lavoro e dell’istruzione per periodi prolungati può portare a sotto-occupazione o disoccupazione cronica, aumentando considerevolmente il rischio di esclusione sociale e provocando un senso di disaffezione che può portare alcuni giovani a guardare con favore alle forze politiche antisistema ed estremiste

Foto copertina: ANSA/ MANUEL SCORDO

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