E-cig, gli esperti: «Non chiamatele sigarette: il vaping salva la vita» |VIDEO

27/10/2016 di Redazione

Disciplinate come le sigarette, tassate come le sigarette, ma le e-cig non lo sono. Anzi, se le sigarette tradizionali uccidono, nella misura in cui quelle elettroniche, invece, aiutano a smettere di fumare, «salvano la vita». A dirlo gli esperti e gli operatori del settore di cui, proprio in occasione del Vapitaly, la fiera del vaping, a Testaccio, abbiamo raccolto i pareri. «Purtroppo ha questo peccato originale di chiamarsi ‘sigaretta’, forse per ragioni di marketing, ma le sigarette elettroniche non hanno nulla delle sigarette elettroniche, il settore vive un momento di instabilità per le ‘non scelte’ del legislatore». A dirlo il giornalista ed esperto Stefano Caliciuri, direttore della testata Sigmagazine.

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(Noemi La Barbera/alaNEWS)

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«Oggi tutto questo settore è sottoposto a una tassazione abnorme e ingiustificata – dice Carmelo Palma, esperto e direttore di “Strade” – e sottoposto a una regolamentazione analoga ai prodotti di fumo e il vapore non è fumo». E infatti ha dei benefici. Come quelli messi in luce da Pasquale Caponnetto, docente di Psicologia clinica dell’Università di Catania, per cui il passaggio al vaping porta al «miglioramento dei parametri respiratori, di quelli cardio-circolatori, della qualità della vita e aumenta la propensione a riuscire a smettere». E se le sigarette elettroniche nella duplice funzione di riuscire a smettere di fumare e di evitare gli effetti cancerogeni della combustione di carta e tabacco, può in questo senso salvare la vita, come ci dice Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale tumori di Aviano, perché non ne viene incentivato l’utilizzo come invece si fa, per esempio, in Gran Bretagna? «Oggi in Italia ci sono circa 11 milioni e mezzo di fumatori – spiega Palma – ovvero 11 miliardi di gettito, è chiaro che se decine di migliaia di fumatori come è auspicabile si convertissero al consumo di sigarette elettroniche crollerebbe in parte il gettito dello Stato. Ma al di là degli interessi delle aziende del tabacco e di quelli dell’Erario a incassare le accise quello che chiediamo al legislatore è di valutare la necessità di disciplinare questo settore, non penalizzando in maniera ingiustificata chi opera economicamente in esso», anche perché «in prospettiva – ha concluso Palma – diminuirebbero le malattie cardio-vascolari e le malattie oncologiche».

(foto copertina EPA/SEBASTIEN NOGIER)

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