Italicum, Commissione Pd: dieci giorni per un’intesa. Renzi “tenta” Cuperlo per isolare Bersani

20/10/2016 di Alberto Sofia

ITALICUM COMMISSIONE PD

Dieci giorni per evitare l’implosione. L’ultimo tentativo, prima che si consumi nelle urne del referendum costituzionale un Congresso anticipato al Nazareno. Lontano dai cronisti, nel riserbo massimo dei protagonisti, va in scena a Montecitorio il primo atto della commissione Pd incaricata da Renzi di trovare una sintesi in extremis sull’Italicum. O meglio, di provare a recuperare nel fronte del “Sì” almeno un pezzo della minoranza dem ribelle. Perché se la Ditta di Pier Luigi Bersani  e Roberto Speranza si è (di fatto) già sfilata, pronta a votare “NO” il 4 dicembre nel passaggio decisivo della legislatura, l’ultima speranza del premier resta legata all’area meno oltranzista. Ovvero, Sinistradem di Gianni Cuperlo, l’ex presidente Pd da settimane lontano dalle posizioni incendiarie bersaniane. E ancora sul tavolo delle trattative.

Certo, l’ex presidente dell’assemblea dem è consapevole che l’Italicum non cambierà prima del 4 dicembre, così come rivendicava da mesi la minoranza Pd come condizione per il “Sì”. Eppure, Cuperlo lavora ancora per un accordo interno, dopo aver annunciato in Direzione Pd la volontà di dimettersi da deputato nel caso fosse costretto a votare “NO”, senza un accordo largo nel partito. In realtà, le speranze di un ripensamento da parte dei bersaniani sono nulle. Tanto che nessun fedelissimo dell’ex segretario Bersani sembra aver intenzione di cambiare idea sul referendum: “Non ci sottraiamo, ma siamo consapevoli che non ci sarà soluzione”, taglia corto pure Davide Zoggia. Perché, ripetono ormai i bersaniani, «se Renzi avesse voluto trovare una sintesi, aveva tutto il tempo di farlo, ormai difficilmente si può raggiungere un risultato concreto», chiarisce Federico Fornaro. Tempo scaduto. Anzi, la minoranza di Bersani e Speranza è pronta pure a ribellarsi sulla manovra, contro la norma sui contanti bollata come un “condono per gli evasori“.

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IL DILEMMMA DI GIANNI CUPERLO

Al via della commissione, resta così soltanto il dilemma di Gianni Cuperlo, l’unico che la maggioranza renziana confida ancora di poter convincere. Alla ricerca di una pax in extremis. Certo, non sarà semplice, al di là delle dichiarazioni di rito del vicesegretario Lorenzo Guerini, al termine del primo vertice alla Camera nell’ufficio di Ettore Rosato, con lo stesso capogruppo, il collega al Senato Luigi Zanda, Cuperlo e il presidente Matteo Orfini: «Un incontro positivo, ci siamo confrontati sul metodo di lavoro, procederemo nei prossimi giorni con un approfondimento fra di noi e con una prima verifica delle disponibilità delle altre forze».

ITALICUM COMMISSIONE PD: ANCORA DISTANZA

Già, il metodo. Tutt’altro che condiviso. Perché dietro l’ottimismo di Guerini, si nascondo in realtà tutte le distanze tra le due anime del partito. Non è un caso che la maggioranza intenda trattare sullo stesso piano sia con la minoranza dem che con gli altri partiti: «Si sono già sfilati i bersaniani? Non credo sia il caso di esprimere una sfiducia preventiva. Sono fiducioso, certo poi bisogna anche capire se esistono consensi negli altri partiti perché non siamo certo autosufficienti», avverte a Giornalettismo pure il renziano Dario Parrini. Al contrario, Cuperlo rivendica che un accordo debba essere trovato prima di tutto nel partito. E soltanto dopo si cerchi una sintesi all’esterno del Pd. Anche perché, fuori dal Nazareno, l’unico interlocutore rischia di essere l’area di centrodestra del governo – Alfano, Verdini e Zanetti – dato che Forza Italia, Lega, M5S e pure Sinistra Italiana non hanno alcuna intenzione di sedersi sul tavolo delle trattative. Almeno ufficialmente, almeno prima del voto.

ITALICUM COMMISSIONE PD: LE CONDIZIONI DI GIANNI CUPERLO

Ma non solo. Per Cuperlo restano alcune condizioni, come spiegano a Giornalettismo fonti vicine al deputato: «L‘accordo va raggiunto entro la fine del mese. Oppure è chiaro che si vuole soltanto prendere e perdere tempo». Non è un caso che a fine riunione lo stesso deputato dem lo chiarisca in una nota: «In direzione avevo apprezzato l’apertura al lodo Fornaro per l’elezione diretta dei futuri senatori. Ora quello che serve è che il PD indichi con limpidezza principi e percorso di una nuova legge elettorale». Tradotto, serve che «Renzi ci metta la faccia, entro breve». Un punto di caduta? Cuperlo rivendica la necessità di incardinare un progetto di legge condiviso nel partito alla Camera, come chiaro segnale della volontà di cambiare l’Italicum. Al contrario, il premier non vuole scoprire troppo le carte, con il verdetto ancora in bilico del referendum e la Corte costituzionale che dovrà esprimersi sulla legge dopo il voto. Così la maggioranza dem resta orientata verso l’elaborazione di un documento – da approvare in commissione – che contenga le linee guida verso le quali cambiare la legge, ma meno vincolante rispetto a un progetto di legge.

ITALICUM COMMISSIONE PD: RENZI VUOLE ISOLARE BERSANI

«Il lodo Cuperlo è l’unica strada di unità per il Pd», avverte però Giorgio Merlo, altro esponente di Sinistradem. Le richieste, nel merito, sono conosciute: collegi uninominali per superare preferenze e capolista bloccati, un premio di maggioranza ragionevole al primo partito o alla prima coalizione in modo che si “mantenga un equilibrio tra rappresentanza e governabilità”, e possibile superamento del ballottaggio. L’impressione, spiegano anche da ambienti renziani, è che un accordo possa essere trovato. Anche perché il premier intende seguire ancora quel “Divide et impera“, dividi e governa, che già gli ha permesso di incassare in passato riforme decisive, dal Jobs Act alla stessa legge elettorale. Ora, l’imperativo è isolare Bersani, ormai schiacciato sulla linea di Massimo D’Alema, l’avversario numero uno del premier. Tanto da far implodere la minoranza: da un parte l’ala oltranzista, dall’altra Cuperlo e le correnti più dialoganti. Un salvagente interno per il “Sì”. Una nuovo vertice della commissione è già previsto per l’inizio della prossima settimana. Forse già l’ultimo appello, con il partito a rischio implosione.

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