Quando per Travaglio andava bene astenersi al referendum

Il dibattito pubblico sull’opportunità o meno di fare campagna elettorale pro-astensione al referendum è diventato negli ultimi giorni molto aspro. La scelta di Matteo Renzi di disertare domenica prossima le urne e non esprimersi quindi sulle trivellazioni nelle acque italiane ha generato forti critiche da parte di politici, giornalisti e intellettuali schierati in prima linea in difesa dello strumento referendario. Eppure anche tra alcuni autorevoli sostenitori del referendum sulle trivellazioni c’è qualcuno che in passato ha espresso un giudizio nettamente diverso sull’astensione.

TRAVAGLIO AL REFERENDUM DEL 2009: «MEGLIO NON ANDARE A VOTARE»

È il caso ad esempio del direttore del Fatto Marco Travaglio, che nel 2009 alla vigilia del referendum sulla legge elettorale del 21 e 22 giugno raccontava di aver deciso di non recarsi ai seggi dopo la lettura di due articoli, uno a firma dell’ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky e l’altro firmato invece dal costituzionalista Giovanni Sartori, pubblicati rispettivamente su Libertà e Giustizia e sul Corriere della Sera. «Molti amici del blog – scriveva Travaglio nel suo ‘Invito all’astensione’ – mi chiedono che fare domenica e lunedì per i referendum elettorali. Dopo avere a lungo tentennato fra l’astensione e il voto per il No, propendo per l’astensione. Mi hanno convinto due articoli che linko volentieri qui sotto, e il cui senso è ben sintetizzato dalla dichiarazione di voto dell’ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelski, di cui mi fido ciecamente: ‘Nel caso si raggiungesse il quorum, o vince il No e ci teniamo il Porcellum, oppure vincono i Sì e avremo un Porcellum al quadrato. Diciamo la verità, ci troviamo di fronte a due leggi che fanno schifo allo stesso modo. Per questo, sono convinto che sia meglio non andare a votare’. «Io – aveva scritto invece Sartori – non ho mai raccomandato di non votare. Ma questa volta siamo chiamati a scegliere tra la padella e la brace. E se il referendum passerà avremo in ogni caso una pessima legge elettorale che ottiene il rinforzo di legittimità della volontà popolare». Insomma, Travaglio, seguendo Zagrebelsky e Sartori, non condividendo (legittimamente, è il caso di precisare) l’obiettivo del referendum, considerava il ricorso all’astensione come strumento per rendere inutile la consultazione. Perché non dovrebbe fare lo stesso oggi un cittadino che ritiene inutile il voto sulle trivellazioni o addirittura svantaggioso l’obiettivo dei promotori?

(Foto: ANSA / DANIEL DAL ZENNARO)

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