Luca Varani, la confessione di Manuel Foffo: «L’abbiamo stordito e torturato per ore»

09/03/2016 di Redazione

Almeno 48 ore chiusi in casa, senza mangiare né dormire, con 1.500 euro di cocaina da consumare. È in questo contesto che Manuel Foffo e Marco Prato progettano «di fare del male a una persona qualsiasi» e giungono alla decisione di uccidere Luca Varani, adescato e attirato via sms nell’appartamento di via Igino Giordani nel quartiere Collatino di Roma, stordito, torturato per ore, assassinato e lasciato lì. Foffo parla al sostituto procuratore Francesco Scavo e confessa: il verbale, pubblicato integralmente da Il Tempo oggi in edicola, è un’istantanea agghiacciante di un delirio senza senso.

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LUCA VARANI, IL VERBALE DI MANUEL FOFFO

Tutto sarebbe partito da un video hard in possesso di Marco Prato. Manuel Foffo racconta di essersi sentito sotto ricatto:

«Questa è la seconda volta che mi incontravo con Marco. Quest’ultimo ha un interesse per me, cosa che mi ha manifestato. L’ho conosciuto a Capodanno e in quella circostanza ci siamo drogati e c’è stato del sesso orale tra noi. La cosa mi ha dato fastidio e avevo deciso di non sentirlo più. Data la presenza di un video che Marco ha nel suo telefono, che ci ritraeva nell’atto sessuale già detto, sono stato costretto a rimanere in contatto con Marco»

Secondo il racconto di Foffo, i due si risentono e decidono di vedersi con il preciso intento di consumare droga insieme. Mercoledì 2 marzo si chiudono in casa, la mattina del 4 Prato manda un messaggio a Luca Varani, che Foffo non conosce: «Preciso che, anche se so poco di lui, era un ragazzo che si prostituiva». Prima dell’sms, Foffo e Prato fanno un giro in macchina: vanno in cerca di una vittima, ma non portano a termine il piano perché «non abbiamo trovato nessuno». I due tornano a casa, Varani accetta l’invito. E viene subito stordito con un medicinale, prescritto circa un anno fa da un medico a Foffo per combattere l’abuso di alcool:

«Poco dopo il suo arrivo ricordo che gli abbiamo offerto un super alcolico, nel quale Marco ha versato l’Alcover. Luca, mentre noi siamo rimasti vestiti, lui si è denudato e poi ha bevuto quanto gli avevamo offerto. Ricordo che Luca è andato in bagno e si è sentito male. Qui Marco lo ha aggredito e ricordo che gli ha detto che sia io che lui avevamo scelto che lui doveva morire. […] Ricordo che ho recuperato il martello che abbiamo usato e forse sono stato anche io a trovare i due coltelli. […] Durante le fasi della nostra aggressione Luca non è mai riuscito a resistere alle nostre violenze»

Foffo entra nel dettaglio:

«È stato Marco che ha inferto la coltellata al cuore dove ha lasciato il coltello. Luca era ancora vivo prima di quella coltellata. […] Durante l’omicidio ho sicuramente parlato con Marco ma non ricordo cosa ci siamo detti. Ci dicevamo solo che lo dovevamo ammazzare. Nel momento in cui abbiamo realizzato che Luca era morto […] posso precisare che […] lo abbiamo proprio torturato. Credo che chi doveva morire in quella circostanza eravamo sia io che Marco e non Luca. Non c’è stato alcun motivo che mi ha portato a fare questa cosa»

Infine:

«Non mi ritengo capace di aver fatto quello che ho fatto. Non so come mi sia potuto trasformare in un animale del genere»

Photocredit copertina ANSA

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