La vera storia di Carlo Cracco denunciato per aver cucinato un piccione

01/03/2016 di Valentina Spotti

Carlo Cracco ha cucinato un piccione a Masterchef 5 e finisce denunciato da un gruppo animalista per aver violato la legge in materia di tutela della fauna selvatica. La notizia sta rimbalzando da qualche giorno sui giornali e sulle testate online, ma cosa c’è di vero in tutta questa storia?

 

CARLO CRACCO E IL PICCIONE A MASTERCHEF

Tutto comincia durante la puntata di Masterchef del 14 gennaio scorso, quando lo chef Carlo Cracco – uno dei quattro giudici del programma – cucina un piatto a base di carne di piccione. Il piccione è un volatile che compare in diverse ricette provenienti da tutte le regioni italiane e a quanto pare è un ingrediente particolarmente apprezzato anche dagli chef stellati. Il piccione nel piatto di Cracco, tuttavia, non è piaciuto agli animalisti dell’ Aidaa, Associazione Italiana Difesa Animali & Ambiente (gli stessi che avevano querelato Vittorio Sgarbi perché utilizzava “capra” come insulto, offendendo le capre) che hanno sporto denuncia contro Cracco per aver violato la legge in materia di tutela della fauna selvatica e anche per istigazione a delinquere perché, con la sua ricetta presentata in tv, avrebbe “istigato” centinaia di migliaia di telespettatori a cucinare un animale selvatico protetto dalla legge.

CARLO CRACCO, PICCIONE E DENUNCIA

La denuncia è stata presentata qualche giorno fa e la notizia è stata ripresa da diversi quotidiani nostrani. In realtà Cracco può dormire sonni tranquilli perché la direttiva europea e le leggi citate nella denuncia dell’Aidaa prevedono l’autorizzazione ad allevare fauna selvatica per vari scopi, tra cui quello alimentare. A sottolinearlo è il sito Bufale Un Tanto Al Chilo:

La legge corretta sarebbe la 968/77, “Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia”. Il testo era in vigore dal 19/01/1978 fino al 10/03/1992; successivamente è entrata in vigore la Legge 11 febbraio 1992, N. 157: “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.

Io mi immagino Cracco che gira per le strade di Rho a cercare il piccione (Columba livia) più cicciottello e fotogenico possibile, per il solo gusto di fare uno sfregio al nostro amante di uccelli, Lollo Croce.

L’articolo 17 della succitata legge prevede questo al comma 1:

Le regioni autorizzano, regolamentandolo, l’allevamento di fauna selvatica a scopo alimentare, di ripopolamento, ornamentale ed amatoriale.
È evidente che Cracco abbia trovato una macelleria o polleria che venda colombi da carne.

Insomma, il piccione utilizzato da Cracco per la sua ricetta non era un piccione selvatico, di quelli che siamo abituati a vedere nelle piazze delle nostre città o nei boschi, ma un piccione d’allevamento, esattamente come il pollame e qualsiasi altro taglio di carne che acquistiamo nei supermercati o nelle macellerie. Nessuna violazione della legge, quindi.

(Photocredit copertina: ANSA / MATTEO BAZZI)

Share this article