La nevicata del ’56

…e perché è diventata proverbiale

E’ la nevicata del 1956 il termine di paragone con quanto sta accadendo in questo febbraio di maltempo sulla penisola. Un’espressione proverbiale per i più giovani, un ricordo ancora vivo per gli anziani.

UN FEBBRAIO DA PAURA – Anche all’epoca, come oggi, una grande ondata di freddo investi’ l’intera Europa, un record dal 1929: venne chiamata “la nevicata del secolo” dai giornali. L’archivio on line della Stampa ci racconta uno di quei freddissimi giorni:

Questo mese di febbraio, che sarà’ricordato negli annali meteorologici come uno dei più rigidi e più tempestosi, pare deciso- a mantenere fino all’ultimo le sue caratteristiche, che gli hanno già conquistato più di un triste primato. Abbiamo già notato altra volta che l’inverno in Italia può assumere fisionomie diverse a seconda della pre-^ valenza, sulle nostre regioni, di questo o di quello dei grandi sistemi circolatori europei. Può predominare il massiccio anticiclone russo, e allora avremo, in generale, afflusso di masse freddissime, ma non troppo umide; può prevalere l’anticiclone atlantico (nella sua posizione normale), e ci attenderà una stagione umida e relativamente mite. I due anticicloni potranno restare separati, e allora, nello spazio rimasto libero fra di essi, s’insinueranno le formazioni cicloniche atlantiche, e scenderanno ad influenzarci direttamente ; potranno invece congiungersi, e allora resteremo, per così dire, isolati nel nostro Mediterraneo, dove molto spesso si formeranno dei sistemi depressionali autonomi.

La Stampa poi passa a raccontarci l’Italia:

Inutile parlare delle sue conseguenze, che già pesano sul cuore di tutti gli italiani. Alla fine della prima decade nessun meteorologo avrebbe potuto giudicare la situazione altro che come pessima, e dotata di carattere di persistenza. Era da prevedere, cioè, che il maltempo e il freddo avrebbero perdurato ancora per vari giorni, e più a lungo sull’Italia meridionale. Fino al giorno 14, infatti, i successivi scaglioni di aria artica sono continuati a discendere sull’Italia, alimentando, fra l’altro, una serie di perturbazioni mediterranee. Dal giorno 15,’in concomitanza con l’attenuarsi delle alte pressioni sull’Europa settentrionale e col ritirarsi verso sud-ovest dell’anticiclone atlantico, le condizioni generali hanno accennato ad un certo miglioramento. Benché il freddo persistesse intenso, già il 15 le precipitazioni erano praticamente cessate sull’Alta Italia e il 16 su buona par te dell’Italia centrale, mentre fra il 16 e il 17 si ridu cevano assai anche sulle regioni meridionali. Sembrava quindi che il peggio fosse passato, e già i meteorologi — e non soltanto lo ro! — si preparavano a trarre un sospiro di sollievo. Senonchè, ad infrangere questa illusione, si stava preparando un fatto nuovo. Già il 16 febbraio proveniente dal medio Atlantico, una depressione non molto profonda aveva approdato alle coste ispano-marocchine; era evidente che essa si sarebbe spostata verso levante, fino ad interessarci; ma si poteva sperare, sul principio, che la sua azione sarebbe stata debole e limitata alle nostre regioni più meridionali. Invece già ieri 17 si è vi sto che le cose andavano in tutt’altro modo: la depres sione, alimentata dalle masse fredde già affluite Sul Mediterraneo e dalle masse temperate umide del medio Atlantico, aumentava rapidamente di velocità e d’intensità.

LA SPIEGAZIONE – Con il senno di poi, Wikipedia ci racconta cosa successe all’epoca:

Le principali variabili climatiche responsabili dell’evento consistettero nella discesa di un forte impulso gelido dalle alte latitudini (che determinò il raffreddamento iniziale in Europa settentrionale), nella formazione di un’intensa alta pressione termico siberiana sull’Europa centro orientale, in continue e decise espansioni dell’alta pressione delle Azzorre sul Circolo polare artico (che determinò continui afflussi freddi, i quali alimentarono il nocciolo freddo in Europa) e nella formazione di una depressione mediterranea chiusa, continuamente alimentata da aria artica proveniente dal nocciolo freddo europeo.
Questo insieme di fenomeni creò una situazione difficilmente ripetibile, in quanto è molto rara la coincidenza di tutte le variabili. Interessante anche notare come tutto avvenne senza episodi di riscaldamento stratosferico (stratwarming), di solito principali responsabili di repentini quanto intensi raffreddamenti dell’Europa centrale (1985, 1963).
Tale fenomeno ebbe anche una durata molto significativa, avendo inizio il 27 gennaio 1956 (quando un potente ammasso di aria fredda in quota e al suolo si staccò dalle alte latitudini per scendere verso la Scandinavia) raggiungendo in capo a due giorni la Svezia, la Finlandia, e poi vaste zone d’Europa, compresa l’Italia, che non uscì dalla morsa del gelo fino al 20 febbraio

Su Meteogiornale.it si racconta il tutto con dovizia di cartine:

Ecco le principali cause dell’evento:

1) Discesa di un forte impulso gelido dalle alte latitudini, responsabile del raffreddamento iniziale in Europa settentrionale;
2) Figure bariche di blocking atlantico, responsabili della formazione di un’intensa alta pressione termico siberiana sull’Europa centro orientale;
3) Continue e decise espansioni dell’alta azzorriana fin sul circolo polare artico, responsabili di continui afflussi freddi, ad alimentare il nocciolo freddo in europa;
4) Formazione di una depressione mediterranea chiusa, continuamente alimentata da aria artica proveniente dal nocciolo freddo europeo.

IL 12 MARZO A ROMA – Ma l’evento più significativo tra quelli ricordati è la nevicata del 12 marzo a Roma. Cosi’ lo racconta la Stampa, con significative similitudini rispetto all’oggi:

,Dopo due giorni e’ mezzo di pungente tramontana Roma si è svegliata ieri mattina sotto un’abbondante nevicata, che è continuata, con .brevi interruzioni, fino a sera inoltrata. La temperatura minima, dopo la punta di 4,4 gradi sotto zero di sabato (vero record del freddo in marzo) non è scesa ieri oltre lo zero. .. La nevicata di ieri è la nona di questo inverno. La neve, negli ultimi sedici anni, ha fatto la sua apparizione a Roma solo due volte nel mese di marzo: nel 1040 e nel ’40, ma si trattò di soli pochi centimetri. Le statistiche aggiungono che dal 1874 ad oggi solo 47 volte, compresa questa, la neve è caduta a Roma di marzo. Ma non si sono mai raggiunti i 40 centimetri di altezza registrati ora nelle vie del suburbio come all’inizio della < Flaminia » e della < Cassia ». Squadre di spazzini hanno lavorato ininterrottamente per tutta la notte, coadiuvate da sette spazzaneve e da trenta autolnnafflatrlct Le chiamate ai vigili del fuoco sono state numerosissime. In più di cento punti diversi della cii.tà — nessun quartiere escluso — essi hanno dovuto accorrere per puntellare muri, controllare crepe, tamponare infiltrazioni d’acqua o ostruzioni di condotti e fognature, rimorchiare vetture o filobus rimasti bloccati.

Con tanto di soliti incidenti:

Incidenti gravi sono avvenuti in un grande <Luna Park» di viale delle Milizie: la neve accumulatasi sul tendone di una mlcropista ha provocato la rottura dell’intelaiatura di sostegno: per fortuna la gente che occupava la pista ha avuto il tempo di allontanarsi. La neve ha provocato ingenti danni anche alla baracca degli « specchi deformanti » ed allo «autoscontro», Quasi contemporaneamente, nella cabina elettrica si è verificato un corto circuito per cui è stato necessario staccare la corrente per scongiurare altre disgrazie, I danni subiti raggiungono 1 15 milioni. In via della Pineta Sacchetti a causa di una infiltrazione di acqua, una frana si è aperta nella Btroda: un’autocisterna è sprofondata nella voragine. Per rimuoverla è stato necessario l’Impiego di un’autogrù dei vigili. Il traffico è rimasto interrotto.

E ovviamente il dramma dei trasporti:

La nevicata di ieri ha determinato danni ancora impreci satl anche alla rete di elettrodotti tra Terni e Roma, sicché, nella serata, frequentissime sono state le interruzioni della luce e generale l’abbassamento di tensione in tutta la città. I colli Albani sono sepolti sotto una coltre di neve che va dai 45 em. di Albana agli 80 di Rocca di Papa e Montecompatrl. Il transito automobilistico è praticamente interrotto con ogni località; resta solo il col-legamento tranviario, ma se non si provvedere In giornata con qualche ptmttineve è probabile che anche in altri castelli romani si ripeta la situazione di Rocca Priora, da ieri pomeriggio completa mente isolata. . .1 telefoni tra la città e moli ti punti della campagna circostante hanno subito interruzioni. Gli Incidenti automobilistici nlù o meno gravi non si contano; automobili fuori strada sono finite un no’ su tutte le vie consolari; 81 persone sono ricorse . al sanitari dei vari ospedali e parecchie sono ancora ricoverate; per fortuna nessun ferito prave. Sulla linea ferroviaria Viterbo-Bracciano-Roma un treno con 130 viaggiatori è bloccato dalla neve alla stazione di Vico Matrino: il convoglio era partito da Roma alle 21 di ieri e doveva arrivare a Viterbo alle 28,30. E’ stato fermato a Vico Matrino perchè fra questa stazione e quella successiva esiste un «muro»di neve alto oltre un metro. Stamane si è cercato di liberare la linea con -locomotive accoppiate e munite di rostri, ma finora tutti gli sforzi sono riusciti vani.

I VIDEO -In questo spezzone de La settimana Incom potete ammirare un servizio sulla nevicata dell’epoca:

Mentre la nevicata di quell’anno ispirò anche una celebre canzone:

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