Unioni civili, Berlusconi:«No al Ddl Cirinnà». Ma in FI c’è chi lo voterà

14/01/2016 di Alberto Sofia

Serviva un compromesso, per evitare di spaccare Forza Italia  pure sulle Unioni civili. Alla fine, dopo la riunione dei gruppi parlamentari azzurri con Silvio Berlusconi alla Sala della Regina di Montecitorio, esultano più o meno tutti. Sia gli ortodossi del “no”, come i senatori Maurizio Gasparri e Lucio Malan, che rivendicavano una linea contraria del partito sul provvedimento che sarà discusso dall’Aula di Palazzo Madama dal 28 gennaio. Sia lo stesso capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che non voleva rompere l’asse con Fdi e Lega, a loro volta contrari. Ma allo stesso tempo, esce soddisfatta pure l’ala favorevole al disegno di legge Cirinnà. Perché, come ha rivendicato Stefania Prestigiacomo ribadendo il suo ““, «chi vorrà sostenere il ddl potrà farlo». Convinta che «sarà pure riconosciuta la libertà di coscienza».

Guarda le interviste a Francesco Paolo Sisto ed Elena Centemero

FORZA ITALIA DIVISA SULLE UNIONI CIVILI: PREVALE IL “NO”, MA LA LIBERTÀ DI COSCIENZA SARÀ GARANTITA –

Tradotto, come spiega anche Francesco Paolo Sisto a Giornalettismo, «trattandosi di temi etici, i voti secondo coscienza saranno tollerati». Probabile che una linea definitiva venga decisa durante l’ufficio di presidenza della settimana prossima. Anche perché alla fine nessun documento è stato realizzato dopo l’assemblea. Ma è improbabile che i vertici di Forza Italia si mettano contro chi intenda votare in modo favorevole al Ddl Cirinnà, come la stessa Prestigiacomo. O come Vittoria Brambilla, l’ex ministra che aveva fatto infuriare i più oltranzisti quando aveva sbandierato il suo “sì” pure alle adozioni, attribuendo la sua posizione anche al Cav. Una linea smentita, a mesi di distanza, dallo stesso presidente azzurro.

Dentro Fi, però, c’è anche chi è tentato di votare solo alcune parti del testo, riservandosi di decidere sul voto finale. Come diversi deputati vicini a Mara Carfagna, contrari alle adozioni. Ma non solo. «Personalmente non sono favorevole al Ddl Cirinnà perché sono contraria alla step child adoption. Ma altre parti del testo potrei votarle, con un’attenta riflessione», spiega a Giornalettismo anche Elena Centemero. Una posizione non isolata, soprattutto alla Camera dei deputi. Anche perché, non pochi si sentono rassicurati pure dalle parole di Berlusconi. Perché lo stesso leader durante la riunione ha rivendicato come Fi sia «favorevole alle Unioni Civili, ma non al disegno di legge Cirinnà, per le troppe criticità emerse». Comprese alcune di carattere costituzionale-giuridico, come ha rilanciato pure l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma, autore di una relazione tecnica sul provvedimento.

IL NODO DELLE ADOZIONI. ANCHE NCD E CATTOLICI PD CHIEDONO LO STRALCIO. TRATTATIVA CONTINUA

Ma il vero nodo restano le adozioni, quelle che secondo i pasdaran e l’area più conservatrice di Fi «sono l’apripista per l’utero in affitto». Uno spauracchio agitato anche tra Ncd, centristi e cattolici dem. Perché anche tra le forze di maggioranza un compromesso non è stato raggiunto. E pure il Pd resta diviso. Un compromesso non è stato raggiunto nemmeno nella riunione della maggioranza Pd convocata dal senatore renziano Marcucci. Dall’area cattolica c’è chi si sente “coperto” dalla posizione di Monsignor Galantino (contrario alle adozioni, ma non alla regolamentazione delle Unioni civili, ndr). Tanto da insistere nel chiedere lo stralcio della stepchild adoption. Tra i 25 e i 30 sono i senatori dem che vorrebbero almeno sostituire quella norma con l’affido rafforzato. Se non cancellarla. Un punto sul quale Renzi ha lasciato libertà di coscienza, pur condividendo l’impianto del testo Cirinnà e la stessa stepchild.

Le trattative così restano aperte. Lo stralcio non è una ipotesi che sia dai vertici che  dalla minoranza intendono adottare. Al massimo, si discuterà su una “stepchild ristretta”, con un ulteriore richiamo alla legge 40 e il divieto della gestazione per altri. Poi, sarà l’Aula sovrana. I numeri, con l’apporto di M5S e Sel, sulla carta ci sono. Ma l’incognita resta nel voto segreto. Anche perché, in casa renziana, c’è chi non si fida di chi, tra minoranza e pentastellati, potrebbe lasciarsi tentare da una vendetta contro Renzi e la maggioranza.

(Photocopertina/screenshot Twitter Fi Camera)

Share this article