«Luigino D’Angelo non aveva comprato le obbligazioni secondarie dalla banca»

I titoli subordinati di Banca Etruria, il cui valore è stato azzerato, in mano al pensionato di Civitavecchia Luigino D’Angelo, morto suicida lo scorso 28 novembre, erano stati emessi nel 2006 e sono stati da lui comprati all’inizio del 2013 sul mercato secondario e non quindi ‘spinti’ dalla banca nella rete di filiali dando disposizioni ai propri dipendenti.

LA RIVELAZIONE DELL’ANSA E I PRIMI DUBBI

E’ quanto spiegano all’Ansa fonti finanziarie secondo cui l’istituto aveva già collocato nel 2006 questi titoli per soddisfare i propri bisogni di capitale e quindi l’iniziativa, nel caso, è stata presa dall’ex dipendente dell’istituto su cui pende un’indagine penale in fase di istruttoria su un altro tema e che sarebbe alla base del suo licenziamento. Circostanza questa che impedisce all’istituto di Arezzo di rilasciare commenti ufficiali in merito al procedimento giudiziario. Il mercato secondario è quel mercato dove le obbligazioni vengono scambiate spesso a forte sconto rispetto all’investimento iniziale. In quanto al caso della signora 90enne in provincia di Arezzo, titolare di pensione sociale minima che, secondo la stampa, avrebbe perso i risparmi di una vita pari a 75mila euro in obbligazioni subordinate che la banca le aveva proposto (e poi sottoscritte effettivamente dal fratello), dalle stesse fonti si esprimono perplessità. La donna infatti sarebbe titolare presso la stessa banca di conti per diverse centinaia di migliaia di euro oltre a proprietaria di numerosi immobili.

COSA AVEVA DETTO L’EX IMPIEGATO DI BANCA

“Io Luigino me lo sento sulla coscienza perché mi sono comportato da impiegato di banca e se fossi stato una persona che rispettava le regole non gli avrei fatto fare quel tipo di investimento”. Lo afferma a Repubblica Marcello Benedetti, ex impiegato della banca Etruria di Civitavecchia, il funzionario che ha venduto obbligazioni per centomila euro a Luigino D’Angelo, il pensionato che si è tolto la vita per averli persi. “Luigino – racconta Benedetti – fu uno dei primi clienti della banca a cui proposi questo investimento, firmo’ il questionario che sottoponevamo a tutti, nel quale c’era scritto che il rischio era minimo per questo tipo di operazione. In realta’, nelle successive carte che il cliente firmava, era presente la dicitura “alto rischio”, ma quasi nessuno ci faceva caso. Era scritto in un carteggio di 60 fogli”. “Avevamo l’ordine – fa quindi sapere l’ex funzionario di banca Etruria – di convincere piu’ clienti possibili ad acquistare i prodotti della banca, settimanalmente eravamo obbligati a presentare dei report con dei budget che ogni filiale doveva raggiungere. L’ultimo della lista veniva richiamato pesantemente dal direttore”. Benedetti ammette poi che i funzionari erano al corrente di cosa significasse vendere ai clienti delle obbligazioni subordinate: “Si’. Ogni anno c’era un aumento del capitale e per farlo dovevamo chiamare tutti i clienti e fargli rivedere azioni, obbligazioni, etc”. “Ci fidavamo di Marcello Benedetti, è vero quello che ha dichiarato nell’intervista a “Repubblica”. Io e Luigino ci fidavamo tanto di lui, per noi era un amico ed è lui che ci convinse a investire la liquidazione e i risparmi di mio marito”. Lo afferma a Repubblica Lidia Di Marcantonio, la vedova del pensionato suicida di Civitavecchia dopo la perdita dei soldi investiti in obbligazioni con Banca Etruria. La donna racconta che lei e il marito andavano “tutti i giorni” insieme alla sede della banca per chiedere di avere restituiti i propri soldi, “ma la risposta era sempre la stessa. Impossibile. Anche il lunedi’ successivo alla morte di Luigino sono stata in quella banca per avere un incontro col direttore e per avere risposte. Non sono stata ricevuta”. Di Marcantonio racconta anche il legame forte che la univa al marito. Hanno trascorso insieme “cinquantuno anni, siamo insieme da quando io avevo 12 anni e lui 17. Ora ho perso sia lui che tutti i nostri risparmi. Credo si possa comprendere come mi sento”.

LA VEDOVA E LA BANCA

Secondo il Messaggero in edicola oggi, poi

«Non ho avuto notizie di richieste di appuntamenti con i miei collaboratori. Sono comunque a disposizione per incontrarla». Roberto Bertola è in auto verso Arezzo dove oggi riprende un’altra giornata di fuoco. «In questo momento c’è molto sciacallaggio – dice al Messaggero il neo ad dell’istituto – verificando alcuni casi concreti, ho constatato che non corrispondono alla realtà, sono frutto di mistificazioni». Il manager lascia capire come stanno le cose anche rispetto alle accuse dell’ex gestore di Civitavecchia che, a suo dire, sarebbe stato costretto a vendere i bond al pensionato. «C’è un procedimento penale, non posso dire nulla. Ho letto un’agenzia che i titoli sarebbero stati acquistati sul mercato».

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