Il generale thailandese che chiede asilo in Australia

Da quando la Thailandia è ritornata ad essere una dittatura militare da bangkok arrivano solo notizie che lasciano al minimo perplessi. È il caso della recente vacanza del generale    Paween Pongsirin in Australia, che si è conclusa con una richiesta d’asilo a Canberra.

 IL GENERALE THAILANDESE CONTRO I TRAFFICANTI DI ESSERI UMANI –

Il generale Paween Pongsirin è l’investigatore di punta in materia di traffici di esseri umani in Thailandia, con un record di successi contro le mafie locali e alre organizzazioni criminali (nel video racconta quella dei taxi a Pukhet). Ultimamente era stato incaricato d’indagare sul fenomeno dell’impiego di schiavi, in gran parte immigrati, a bordo delle imbarcazioni thailandesi da pesca. Un fenomeno denunciato da tempo, che vede piccoli e grandi imprenditori thailandesi approfittare del traffico di rifugiati in fuga per mare dal Myanmar, in particolare i perseguitati di etnia Rohyngya.

L’INCHESTA DEL GENERALE PAWEEN –

Il traffico, denunciato anche da numerose inchieste giornalistiche, vede i migranti che transitano per la Thailandia vittima di organizzazioni criminali che li rapiscono a scopo d’estorsione o, quando troppo poveri, li imprigionano per rivenderli all’industria della pesca, che li utilizza come manodopera a bassissimo costo. Il generale Paween era stato incaricato dell’indagine sul recente ritrovamento campi d’internamento dotati di fosse comuni nella giungla, che evidentemente erano serviti e servivano come prigione per i migranti.  Paween e i suoi hanno portato davanti ai giudici 153 persone, compresi un generale, diversi militari, politici e imprenditori. Dopo di che lo hanno trasferito nel Sud del paese, dove si combatte una ribellione islamica poco significativa, ma abbastanza lontano dalla capitale da non dar fastidio. Dopo il suo trasferimento è stata smobilitata anche la sua squadra e l’indagine abbandonata. Così un mese fa il generale Paween si è dimesso e poi si è diretto verso l’Australia, ufficialmente in vacanza.

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L’ASILO POLITICO IN AUSTRALIA –

Oggi Paween è apparso alla televisione australiana chiedendo asilo politico e dicendo di temere per la sua vita, a causa del coinvolgimento di politici e militari nell’inchiesta. Perché è chiaro che nessun comune cittadino può costruire un campo e detenervi centinaia di persone per anni, fosse pure nella giungla, senza complicità decisive e rilevanti. Una brutta grana per il regime di Bangkok, già infastidito dal non essere più considerato un paese «libero» secondo gli standard del Dipartimento di Stato. La richiesta d’asilo del generale apre anche una questione tra i due paesi, perché accogliendola l’Australia formulerebbe implicitamente un severo giudizio politico sulla giunta thailandese, anche se già così il danno pare fatto e i generali di Bangkok ne escono al minimo come incapaci di proteggere un collega impegnato in indagini importantissime o, più facilmente, come complici di un sistema criminale che il povero Paween ha combattuto proprio perché gli era stato ordinato di farlo. Salvo poi essere costretto alla fuga in un altro paese perché teme  che il suo trasferimento non sarà sufficiente a soddisfare l’ira dei denunciati e dei loro complici.

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