Quello che ha pagato per andare a Sanremo

Tony Pagliuca, ex tastierista delle Orme, svela il segreto di Pulcinella

Nel 1987 cinquanta milioni non erano mica poco. E la storia che oggi Tony Pagliuca, ex tastierista delle Orme, racconta su Facebook (ripresa da Libero che ha sentito l’artista) è di quelle che fanno comprendere come funziona il mercato discografico in Italia:

«Dillo a tutti, Adriano, che nel 1987 “Le Orme”, pur avendo scritto pagine di musica rock progressiva apprezzate in tutto il mondo, per cantare sul palco dell’Ariston il brano Dimmi che cos’è hanno dovuto sborsare 50 milioni ». A dieci giorni dall’inizio del Festival di Sanremo – uno dei più discussi, soprattutto per i cachet scandalosi – Tony Pagliuca, ex tastierista de “Le Orme”, gruppo nato a Venezia nei primissimi Anni ’70, ha pubblicato su Facebook una lettera aperta a Celentano, l’ospite più atteso alla kermesse, perché racconti al pubblico di «quei milioni per il “parrucchiere”», soldi che i componenti della band avrebbero versato per poter cantare al Festival della canzone italiana, «mentre altri concorrenti privilegiati non solo non hanno pagato niente », ma sarebbero stati addirittura ricompensati con «fior di quattrini per la loro prestazione ».

Chi sia questo “parrucchiere”, Antonio Pagliuca, classe 1946, non lo vuole rivelare:

«Scatenerei un inferno e dovrei avere l’appoggio di altre persone per dirlo». Confida però con molta amarezza che oggi come allora se non hai gli agganci giusti, emergere nel mondo della musica è impossibile. Lo sfogo dell’ex Orma – che, nel momento in cui scriviamo, su Facebook è stato condiviso da oltre 300 persone – è un grido d’allarme contro il sistema, è un appello in difesa di quei musicisti «che in Rai non si sentiranno mai a causa di un sistema corrotto ». Pagliuca chiede al Molleggiato – «che non ho mai avuto il piacere di conoscere anche se gli ho spedito molte mie canzoni» – di impegnarsi perché Sanremo diventi un «concorso di giovani che studiano musica, non un cimitero di elefanti». Chiede di ripu- “ . lire l’Ariston da chi della musica non gliele importa nulla, da chi nel 1982 decretò la vittoria di Riccardo Fogli: «Un successo annunciato», si sfoga Pagliuca, «dato che la sera prima al Casinò, tra un drink e l’altro, sapevano tutti chi avrebbe vinto». Sempre in quell’edizione, “Le Orme”, racconta l’ex tastierista, dovettero modificare il brano Marghera, in cui veniva denunciato il degrado ambientale della periferia veneziana, cambiando il titolo in Marinai e stravolgendone il testo, tanto che «ne uscì un pezzo piuttosto modesto».

Racconta Libero che l’appello lanciato su Facebook ha provocato la reazione indignata di centinaia di fan:

Qualche fan si dice pronto a tradurre in inglese la lettera. Pagliuca ringrazia, ma risponde che i panni sporchi è meglio lavarli in casa e che non è il caso di far sapere certe cose anche oltre confine: «Ci manca solo quello». C’è poi chi a sua volta pubblica sulla propria pagina Facebook la lettera di Pagliuca, «non tanto per Sanremo, di cui ho perso la memoria visto che l’ultima volta che lo vidi vinsero i Delirium», scrive sul social network “Dante The- Giving Colavecchi” rivolgen – dosi all’ex Orma, «ma per aver toccato alcuni argomenti importanti». Anche Pagliuca è un po’ che non guarda il Festival. Dice che fino a qualche anno fa lo seguiva con interesse, «ma le ultime edizioni sono state soporifere e se non ci fossero stati alcuni showman come Bonolis a ravvivarle, nessuno le avrebbe guardate». Inutile domandargli chi sia il suo cantante preferito di questa edizione: «Sinceramente non so nemmeno chi partecipi».

Una delle canzoni più famose delle Orme:

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