Roma, Civati pronto ad appoggiare Marino. Ma Sel ed altri ex Pd spingono per Fassina

Non saranno nello stesso gruppo parlamentare unitario, almeno per ora. Adesso, Civati e il cantiere della sinistra rischiano di appoggiare anche due candidati diversi alle prossime elezioni a Roma. Mentre Sel e altri fuoriusciti Pd stanno pensando di lanciare la corsa di Stefano Fassina come candidato sindaco della Capitale, il deputato lombardo dai microfoni di Radio Cusano Campus ha lanciato un endorsement – forse anche più – verso Ignazio Marino. «Appoggiare l’ex sindaco di Roma? Può essere sicuramente un interlocutore. Se dovesse chiederci una mano, anche in una sua nuova corsa a sindaco di Roma, sicuramente la troverebbe tesa», ha spiegato il leader di Possibile. Una scelta che non sembra però convincere Sel. «Una corsa con Marino? La vedo complicata», spiega un vendoliano d’alto rango a Montecitorio. Più possibilista il coordinatore romano Paolo Cento che negli scorsi giorni ha spiegato: «Ci confronteremo con lui, come con altri. Attenderemo e vedremo quali saranno gli scenari». In attesa del lancio dei gruppi unitari sabato al teatro Quirino, già da giorni si rincorrono però le voci sulla possibile corsa dell’ex viceministro dell’Economia. «Fassina? Può essere un’opzione valida, certo è ancora presto», spiegano ancora dentro Sel. Una prospettiva che non è stata esclusa nemmeno dal diretto interessato.

pippo civati referendum

ROMA, CIVATI E IL CORTEGGIAMENTO DIRETTO A MARINO –

In attesa che gli scenari si definiscano, in difesa di Marino si è intanto lanciato dai microfoni dell’emittente radiofonica universitaria, lo stesso Civati. «Io sono stato uno dei pochi a difenderlo, salvo alcuni episodi, soprattutto nella sua lotta alla criminalità e nelle sue scelte sull’urbanistica e le società partecipate». Con tanto di “consiglio” al chirurgo: «Secondo me per lui sarebbe una follia candidarsi alle primarie del Partito Democratico, gli hanno già fatto capire che quel partito non e’ più casa sua, non so che altro debbano fargli…». Di certo, per Civati è da condannare quanto avvenuto nella Capitale, con i consiglieri Pd che si sono dimessi con destre (da Cor a Ncd) e Marchini pur di “pensionare” anzitempo il sindaco-chirurgo. «Quello che ha fatto il premier è incredibile. C’è uno strato di commissari politici, istituzionali e prefettizi che non ha precedenti nella storia repubblicana romana. A Roma già litigano i due commissari, ci vorrà un terzo commissario a mettere pace tra i due commissari?», ha provocato Civati.  Per poi rilanciare: «I sindaci non si nominano ma vengono eletti e se un un sindaco deve cadere lo fa nelle sedi opportune, sicuramente non da un notaio. Non è corretto che Roma venga banalizzata e umiliata così». Parole già espresse, con sarcasmo, nel blog dell’ex candidato alla segreteria Pd: «Speriamo solo che non facciano scherzi sulla data delle elezioni e restituiscano presto la parola e il voto ai romani. Che non si recheranno dal notaio-della-nazione ma alle urne. Come sempre, giusto?». 

 

CIVATI E CANTIERE DELLA SINISTRA, UN PERCORSO A OSTACOLI –

Certo, è ancora presto per nomi e strategie in vista delle amministrative 2016, soprattutto in un’area – quella di Sel e degli ex Pd – in totale riorganizzazione. Il problema è che le strade sembrano già dividersi, almeno in partenza. Anche perché Civati, che ha già in calendario l’assemblea congressuale del 21 novembre a Napoli di Possibile, non ha alcuna intenzione di stringere alcuna alleanza con il suo ex partito. Al contrario, Sel resta divisa: da una parte c’è chi vorrebbe rompere in modo totale con il Pd, accusando Renzi di aver “ucciso il centrosinistra“, dall’altra chi (come Dario Stefano e l’ala più “governista” del partito) invece vorrebbe ancora tenere viva l’idea della coalizione, nonostante il premier l’abbia di fatto “sepolta” con l’Italicum (e il premio di maggioranza assegnato alla lista, ndr). Alla fine, spiegano dentro Sel, «andremo quasi ovunque separati dal Pd, forse soltanto con le eccezioni di Cagliari, dove l’uscente è il nostro Zedda, e Milano, per tentare di salvaguardare il laboratorio Pisapia». Per questo poco si comprende in casa vendoliana la scelta di Civati e i suoi di non entrare nel gruppo unitario in Parlamento. Il movimento dell’ex Pd, però, ha già spiegato di essere in una « fase costituente» e per questo motivo di «non aver preso parte a balletti», compresi i discorsi sulle candidature per il turno di comunali. Allo stesso modo, da Possibile hanno respinto le accuse mosse a Civati di «voler procedere da solo». 

Dentro il cantiere della sinistra, quindi, si punta a ricucire le distanze. Anche perché il rischio concreto sarebbe quello di una sconfitta doppia, in caso di corse separate alle prossime urne. Non è un caso che non manchi il lavoro dei pontieri. Compreso l’ultimo fuoriuscito in casa Pd, Alfredo D’Attorre, che ha lasciato il Nazareno con Vincenzo Folino e Carlo Galli: «Senza Civati un percorso già azzoppato a sinistra? Ma no, vedrete, presto i nostri percorsi convergeranno», ha replicato a Giornalettismo D’Attorre. Anche lui convinto che «Fassina sarebbe un ottimo candidato a Roma, da offrire anche alle forze sane del Pd per uscire dal cui de sac in cui Renzi e Orfini le hanno cacciate», come ha spiegato a Repubblica. 

GUARDA L’INTERVISTA AD ALFREDO D’ATTORRE –

L’esigenza è che si faccia chiarezza tra Civati e il cantiere nascente di vendoliani ed ex Pd (ma non solo). Magari prima delle urne, per evitare derby fratricidi a sinistra, incomprensibili per l’elettorato. «Fassina e Marino? Secondo me si candideranno entrambi a Roma», prevede un deputato bersaniano d’alto rango, che – al contrario di Civati, D’Attorre e dell’ex viceministro – non ha intenzione di lasciare il suo partito. «Noi che faremo nella Capitale? Di certo sono da escludere Marchini e Lorenzin», taglia corto, respingendo chi punta nel Pd a candidature trasversali e capaci di attrarre il voto moderato. Come quella di Sala a Milano. Altra grana a sinistra, per un nome che piace poco e che viene considerato la fine dell’esperienza arancione di Pisapia. 

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