Mafia, gli imprenditori si ribellano: 22 arresti per estorsioni a Bagheria

Quando le vittime della mafia si ribellano, all’organizzazione criminale può essere inferto un colpo durissimo. Lo dimostra un’operazione compiuta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che, dopo aver scoperto una cinquantina di estorsioni, hanno eseguito stamattina 22 provvedimenti cautelari a carico di boss ed estortori del mandamento mafioso di Bagheria, a Palermo.

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MAFIA, IMPRENDITORI CORAGGIOSI DENUNCIANO –

Grazie alla dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del pizzo è stato possibile per i militari dell’Arma tracciare la mappa del racket. Gli estortori colpivano a tappeto. Dall’edilizia a ogni attività economica locale che portasse guadagni: negozi di mobili e di abbigliamento, attività all’ingrosso di frutta e di pesce, bar, sale giochi, centri scommesse. Si sono rivelate indispensabili per ricostruire il funzionamento del clan le dichiarazioni del pentito Sergio Flamia. Tra le violenze perpetrate dalla mafia c’è anche quella ai danni di un funzionario comunale dell’Ufficio tecnico di Bagheria che avrebbe avuto contrasti con la malavita. Cosa Nostra nel 2004 gli ha incendiato casa e sequestrato un collaboratore domestico.

Precisamente capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria destinatari dei 22 provvedimenti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento a seguito di incendio. Le indagini hanno evidenziato la soffocante pressione estorsiva esercitata dai boss che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici del clan. «È la breccia che ha aperto la strada per assestare un nuovo colpo a Cosa nostra, segno che i tempi sono cambiati e che imprenditori e commercianti finalmente si ribellano». Commenta così il colonnello Salvatore Altavilla, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo.

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