Ignazio Marino, nel Pd Roma scocca l’ora del panico

Nel Partito Democratico di Roma è scattata l’ora del caos. Alcuni sono disposti a sottoscrivere espressioni anche più colorite: “Panico in sala”, “liberi tutti”, “si salvi chi può”. Bonaria ironia che si appoggia su un dato: la situazione è fuori controllo. Il sindaco Ignazio Marino, lo dice ormai semi ufficialmente nell’intervista di oggi a Repubblica, primo, sta effettivamente sondando singoli esponenti della sua maggioranza per vedere se esistono i margini per rimanere in sella; si prepara, secondo, a ritirare comunque le sue dimissioni e a cercare la sfida in aula con il Partito Democratico. Per sopravvivere, nel migliore dei casi; per tirare su un putiferio, nella più realistica delle ipotesi.

IGNAZIO MARINO, NEL PD ROMA E’ L’ORA DEL CAOS

Va detto subito che i numeri non arridono a Marino; pallottoliere alla mano, volendo stirare qua e la, fra esponenti del gruppo consiliare Pd “senza niente da perdere” e “emeriti sconosciuti”, malpancisti disposti a finire in gloria possiamo contare massimo cinque consiglieri; sommati ai quattro di SeL, che è ormai scesa a più miti consigli, e alla sua lista civica (altri quattro), più un paio dal gruppo misto, l’asticella difficilmente supera quota 15, non abbastanza per garantire la maggioranza al Sindaco. Eppure, l’ipotesi di sfidare il Partito Democratico in aula, viene ormai data “nelle cose”: molto dipenderà dalla riuscita della manifestazione del 25 ottobre, sotto le porte del Campidoglio, organizzata dai comitati “Marino resisti” che si organizzano spontanei su Facebook: se ci fosse un bagno di folla, il sindaco, galvanizzato, potrebbe decidere di ritirare le sue dimissioni. E per la verità, c’è da dire che ambienti interni al Partito Democratico ormai danno l’ipotesi come sostanzialmente sul tavolo, sopratutto dopo l’apertura della fedelissima Alessandra Cattoi che ha parlato, recentemente, di “verifica d’Aula”. Per il futuro si prefigura la famosa lista Marino, quotata fino al 10% dei consensi, o una nuova corsa alle Primarie del Partito Democratico, da lui stessa paventata in mattinata.

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Quella del sindaco è una mossa che ha colto il Partito Democratico impreparato: “La fase è difficile”, ammette una fonte dai municipi. La linea è stata tirata all’assemblea al Nazareno di martedì scorso, Matteo Orfini ha chiesto a tutti i consiglieri comunali di tenersi pronti a far saltare il tavolo: ma quanti seguiranno la linea? E sopratutto, ben più importante, come? Cacciare un sindaco, grazie alla legge elettorale dei comuni, non è impresa facile.

E, con il passare del giorni, le ipotesi percorribili per uscire dall’impasse sono sempre più in salita. L’idea di portare allo scoglimento il consiglio comunale con le dimissioni in massa dei consiglieri ha visto la destra defilarsi, si dimetterebbero solo i consiglieri del Partito Democratico provocando semplicemente lo scorrimento delle liste elettorali.

Secondo: una mozione di sfiducia? Facile, in ipotesi: solo che la destra sta preparando una mozione in cui, nero su bianco, si legge che la crisi non è del sindaco, è del Partito Democratico; il Pd ha già fatto sapere che sarebbe impossibile votare con la destra e contro il Pd: a tutto, anche in una fase difficile, c’è un limite. Terzo, una mozione di sfiducia del Pd? Mancano i voti: la destra non la voterebbe, il Movimento Cinque Stelle forse, Sel è da vedere. Risultato della storia, il Pd è all’angolo, e cerca un modo per far confermare le dimissioni ad Ignazio Marino: “E’ come se il sindaco”, sospira un militante, “fosse riuscito a mettere il partito nel sacco”.

matteo renzi matteo orfini

La domanda che, ci rivelano esponenti del Pd Roma, ribolle nelle chat e nei vari WhatsApp con i consiglieri municipali e gli esponenti vari, è una e una sola: “Cosa vuole Ignazio Marino per andarsene?”. Secondo quanto ci risulta, Ignazio Marino vuole “almeno” il riconoscimento pubblico da parte della dirigenza nazionale “del buon lavoro amministrativo svolto” e della sua pulizia “penale e morale”. Non Matteo Renzi? Passi pure, ma qualcuno a nome del premier deve rimettere le cose in equilibrio a favore del sindaco uscente. Insomma, Marino vuole almeno l’onore delle armi.  E intanto, il Partito Democratico, come sta? Non bene, ammettono esponenti interni: il ruolo e la forza di Matteo Orfini, commissario Pd e presidente nazionale dell’Assemblea, è sotto duro attacco. Non molti hanno gradito la mail, firmata Orfini, in cui il presidente – a norma di regolamento – metteva ai voti in via telematica la conferma del proprio ruolo di commissario del Pd Roma e il commissariamento anche degli organismi elettivi (la famosa Assemblea romana).

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Le iniziative politiche si susseguono. Sussulti di posizionamento per le prossime elezioni, in cui il Pd, ammettono i più smaliziati, “dovrà occupare gli spazi lasciati liberi dai Cinque Stelle”: la crisi della giunta e la precaria salute del commissariamento “ridanno forza ai signori delle tessere” e alle varie cordate del Pd. Campo Democratico di Goffredo Bettini si è incontrato nei giorni scorsi; dal palco si sono chiesti a gran voce il rinnovo della classe dirigente del Partito Democratico e si sono udite bordate contro Ignazio Marino, davanti a Goffredo Bettini e Matteo Orfini seduti vicini in prima fila – e Campo Democratico Roma ha affidato alle agenzie il “pieno sostegno” alle scelte di Orfini; non cessano le polemiche contro il commissariamento, con esponenti di alcuni circoli che portano avanti iniziative – anche giudiziarie – per chiedere il termine della gestione commissariale. Singoli circoli, a macchia di leopardo, elaborano documenti politici che auspicano ripartenze del partito.

Carissimi,visto il delicato momento che sta attraversando la città a causa delle vicende a tutti note, il Pd Alberone…

Posted by Pd Alberone on Giovedì 22 ottobre 2015

Lunedì a Donna Olimpia c’è l’appuntamento che viene definito da fonti qualificate “nei fatti contro il commissario”: il parlamentare Marco Miccoli, fra i più critici a livello cittadino delle azioni del presidente Pd, insieme ad Estella Marino, assessore della giunta uscente, e Paolo Emilio Marchionne, presidente del Municipio Montesacro. Un comunicato di SeL Roma parla della verifica d’Aula già martedì, dopo la capogruppo di lunedì: i tempi precipitano, le soluzioni latitano.

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