Rutelli: «Marino? Il suo non è un problema di comunicazione, ma di amministrazione»

«Quello di Marino non è un problema di comunicazione. Noi sopravvalutiamo la comunicazione. È un problema di amministrazione. Se Roma fosse amministrata bene, la Panda Rossa sarebbe portata in trionfo. Il problema è l’amministrazione e i romani sono scoraggiati».

Francesco Rutelli parla di Roma, di cui è stato sindaco dal 1993 al 2001, ancora con grande passione. Ne parla come un profondo conoscitore, come un vecchio amante, forse deluso. Lo incontro nel suo ufficio, dietro Piazza Cavour. Scrivania piena di faldoni, sulle pareti qualche stampa antica di Roma. Iniziamo parlando della rete, del web, dei social network. L’ex vicepresidente del Consiglio confida una certa diffidenza verso Twitter, ammettendo come per certi versi, questo sia un suo limite. «So che sbaglio, ma la verità è che dopo aver passato una cena con delle persone che non facevano altro che guardare lo schermo del telefono per litigare su Twitter ho capito che non faceva per me».

Parliamo dei problemi di Roma, ed è lui stesso a far notare che grande impatto potrebbe avere la tecnologia nella gestione dei servizi di una città: «Se avessi avuto da sindaco le opportunità del web, avremmo fatto cose immense….se avessimo avuto i dati dei navigatori, come il Tom Tom, sui fllussi di origine e destinazione del traffico avremmo potuto modificare la mobilità della città, il ritmo dei semafori, le preferenziali, gli orari della città» E invece…. «E invece per organizzare il piano del traffico dovevamo aspettare i dati decennali del censimento; oggi rivolgendosi a queste banche dati, avresti una miniera d’oro per rivoluzionare la città». Rutelli è un fiume in piena, e ricorda come nel 1993, quando il web non esisteva, vedersi portar via la macchina fosse un incubo: «All’epoca non esisteva un numero di telefono degli uffici, ci dovevi andare di persona. Noi facemmo pubblicare i dati delle targhe delle auto rimosse sulle pagine regionali del televideo. Ci sembrava di essere entrati nell’età dell’oro della tecnologia».

Ora che farebbe?

«Semplice bisogna puntare sugli smartphone, bisogna far diventare le varie informazioni delle applicazioni un sistema; un’applicazione sistemica delle opportunità che vengono dal web in termini di servizi. Per Roma è un0opportunità imprescindibile».

La Metro C doveva essere pronta per il Giubileo del 2000

«E’ un po’ una leggenda. Noi nel 1995 la ideammo, ma già decidemmo che non era fattibile. Ne decidemmo il tracciato, ma non si poteva fare in quattro anni; però è la linea più coerente perché serve i quartieri della periferia orientale, che oggi sono senza metropolitana. E’ chiaro che deve essere passante, non può fermarsi a Piazza Venezia, deve andare oltre il tevere, arrivare a Piazzale Clodio e allo Stadio».

Torniamo con i piedi per terra, la città si dibatte in problemi più basilari…

«Guardi…Se fai tre grandi tranvie, tre metropolitane, e tre passanti ferroviarie che tagliano la città, hai risolto i problemi della mobilità di Roma, non si tratta di una cosa incredibile, stiamo parlando di cose fattibili»

La Notizia di oggi è che la procura ha aperto un fascicolo sulle spese di Marino con la carta di credito. Lei con la carta di credito del Comune che spese faceva?

«Carta di credito? Ma io mica avevo una carta di credito del Comune»

Senta, sulla stampa c’è una sorta di divaricazione. C’è chi imputa la colpa delle difficoltà di Roma a Marino, altri mettono sul banco degli imputati i cittadini romani. Lei è stato sindaco per anni. Mi dice se è così difficile da amministrare il romano? E’ un cittadino fuori controllo ?

«Io generalmente sono dalla parte del cittadino. Il buon esempio deve arrivare dall’amministrazione. Prima di tutto viene il dovere dell’amministrazione di essere efficiente. Questo è il principio di fondo di chi interpreta il ruolo del pubblico come un ruolo importante. Se l’amministrazione funziona, anche una cittadinanza difficile come quella romana è contenta di rispondere. Quando vedi che davanti a casa tua non spazzano, quando gli autobus non funzionano, è molto difficile chiedere al singolo cittadino una dedizione alla quale, nella sua percezione, non corrisponde una buona organizzazione pubblica. E quando l’amministrazione non funziona i romani danno il peggio»

Marino le direbbe che le precedenti amministrazioni hanno lasciate le casse vuote

«Io non ho mai speso un secondo del mio tempo a parlare male delle amministrazioni precedenti. Comunque, questo problema in parte non è più un problema, grazie alla gestione commissariale del debito. Certo, non ci sono soldi per grandi investimenti, però se il comune di Roma avesse preparato e presentato progetti esecutivi per i lavori per il Giubileo con il suo bilancio ordinario, il governo li avrebbe finanzianti al 100%. Siccome non c’erano progetti esecutivi e non sono state bandite neanche le gare per un giubileo che inizia tra due mesi»

Expo è stato un grande successo per Milano, dopo mesi di preoccupazioni…A Roma può accadere lo stesso?

«Ad Expo bisogna dare atto a Sala e agli organizzatori di aver fatto bene. Ci aggiudicammo l’esposizione durante il governo Prodi di cui facevo parte. Sono andato più volte in questi mesi, ho portato 80 imprenditori cinesi a visitarla, è una cosa soltanto positiva. Il Giubileo è una cosa diversa, è un fatto spirituale, senza opere, anche quelle piccole non sono state progettate. A questo punto bisogna concentrarsi su decoro, piccole manutenzione e logistica. Sarebbe già un buon risultato»

Forse è tardi anche per le piccole manutenzioni

«Se oggi si aprono dei cantieri e li si tengono aperti anche con i pellegrini in città vuol dire che non c’è stata una buona programmazione»

LE MUNICIPALIZZATE E IL BILANCIO DI ROMA

Rutelli inquadra quella che per lui è la riforma più urgente per la Capitale.
«Le dico una cosa: la vera grande riforma va fatta sul bilancio del comune e vanno riformate le aziende come Ama e Atac. Diciamoci la verità il Bilancio del comune non può essere lo stesso degli anni ’70 o ’90. Sono cambiate esigenze, funzioni e utilizzo del personale».

Il problema che più preoccupa ora riguarda Atac, sembra allo sbando. E’ arrivata l’ora di privatizzarla?

«L’Atac, come ho avuto già modo di dire con una battuta che non è stata apprezzata, non se la comprerebbe neanche un emiro sotto stupefacenti, l’azienda è tecnicamente fallita e va riorganizzata negoziando con i creditori i debiti. Va fatto un piano industriale nuovo».

Anche l’Ama non sta messa benissimo

«A Roma non funziona il ciclo dei rifiuti. Chiusa doverosamente la discarica, in 130mila ettari non si è riusciti a trovare lo spazio per una piccola discarica. Non si sa dove mettere gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti. La politica ha scelto di non decidere. Oggi paghiamo cifre folli per mandare il sacchetto della spazzatura dei romani a centinaia di chilometri di distanza. Non c’è un piano industriale. Ma attenzione: non possiamo fare una privatizzazione in cui il pubblico si accolla i costi e il privato si prende il bene che viene dalla valorizzazione dei rifiuti».

LA CLASSE DIRIGENTE ROMANA

C’è un problema di classe dirigente a Roma? Non è stata fatta crescere una nuova classe dirigente

«Oggi la considerazione della politica è bassa, bassissima. Sono poche le persone che decidono di dedicarsi al servizio pubblico anziché a una prospettiva di realizzazione privata. E, tra quanti si dedicano al servizio pubblico c’è chi pensa ad uno scorciatoia del proprio interesse, un problema fotografato dalle inchieste giudiziarie. Io sono convinto che può rinascere la propensione al pubblico, sulla base dell’esempio. Ma ha ragione, c’è un tema di formazione della classe dirigente».

Enorme

«La nostra amministrazione è stata una fucina di talenti. A città complessa e problemi complessi deve corrispondere una classe dirigente preparatissima e non del tutto inquadrata, persone con una visione diversa, con libertà di confrontarsi su tutto; ma avevamo un’idea comune della città. Da Lanzillotta a Tocci, da Bettini a Chicco Testa, da Gentiloni a Zanda facevamo delle belle discussioni».

Perché non ci sono più dirigenti così’

«Uno perché la politica è screditata. Se sei un fior di tecnico forse è più facile la scelta del privato. In molti sceglierebbero un lavoro da centinaia di migliaia di euro alle Ferrovie o agli aeroporti di Roma piuttosto che fare l’assessore all’urbanistica. Ma sono otttimista, sono convinto che nascerà una nuova generazione che non sarò solo chiacchiera, ma anche conoscenza e preparazione. Chi vuole amministrare Roma deve sapere dove è Porta Medaglia, dove è Casal Monastero deve sapere dove è Piana del Sole, se non sai quale è l’itinerario del 64….è difficile governare bene»

Ripensa mai a quella candidatura contro Alemanno?

«Fu sbagliato accettarla, ma me lo avevano chiesto tutti, dai big del centrosinsitra alle persone che lavoravano con me in quegli anni. Se non avessi accettato sarei stato considerato un traditore. Oggi sappiamo che un pezzo di sinistra – in modo organizzato – ha votato Alemanno, un altro pezzo se ne andò al mare. Nel secondo turno ci fu un bandwagon a favore di Berlusconi. Ma l’elemento di fondo è che quel ciclo era troppo lungo, era normale che ci fosse una scelta di cambiamento. Ma l’indebolimento della classe dirigente del centrosinistra si vide già in quella campagna elettorale».

Marino ha un problema di comunicazione secondo lei?

«Noi sopravvalutiamo la comunicazione, quello di Marino non è un problema di comunicazione. È un problema di amministrazione. Se Roma fosse amministrata bene, la Panda Rossa sarebbe portata in trionfo. Il problema è che non funziona l’amministrazione e i romani sono scoraggiati…Vuoi un esempio?

Prego…

«Ti pare possibile che dopo più di 100 giorni da quando è stato nominato il nuovo ad l’Auditorium è decapitato? Ma come si fa? Come si programma? E’ la prima industria culturale in Italia. Una cosa che non ci si crede».

Che consiglio darebbe a Marino?

«Do a me stesso il consiglio di non dare consigli. La mia sensazione è che non vengano né ascoltati, né graditi»

Come ne può uscire Roma

«Io ho preso spunto da un evento del febbraio del 1971, un evento che fu proposto da movimenti cattolici, la conferenza sui mali di Roma. Fu “fertilizzata” una nuova classe dirigente. Oggi ci vorrebbe una conferenza sul “tesoro di Roma”. Ci sono centinaia di persone che dedicano il loro tempo a fare il bene degli altri. Case famiglia, associazioni per l’accoglienza, parrocchie, privati. Non assumono una dimensione collettiva, e questo va organizzato. Bisogna organizzarlo, mettere insieme questo immenso valore. Ma va fatto in maniera aperta, senza essere schiacciati su un partito o sull’amministrazione. Questo può permettere alla città di risollevarsi. Sa cosa mi addolora?»

Cosa?

«Attraversare i quartieri periferici la notte e vedere che le uniche luci accese sono quelle delle sale gioco, e questa è una cosa da prendere seriamente»

(Photocredit copertina: ANSA/ ANGELO CARCONI)

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