American Apparel è fallita: non bastano minigonne hot e pubblicità choc

05/10/2015 di Redazione

L’azienda americana nota per le sue pubblicità hot e per gli eccessi del suo fondatore, è crollata sotto il peso dei debiti. L’accordo con le banche e la sottoscrizione della procedura fallimentare permetterà all’azienda di provare a ripartire.

 

 

Foto: Twitter/@anygirlfriday
Foto: Twitter/@anygirlfriday

 IL FALLIMENTO DI AMERICAN APPAREL –

Le banche creditrici cancelleranno 200 milioni di debiti in cambio di azioni, così la spesa per interessi scenderà di 20 milioni all’anno. L’azienda inoltre sottoscrive  il chapter 11 della legge fallimentare, che la mette al riparo da altre pretese creditorie e cercherà così di rimettersi in sesto dopo 10 trimestri consecutivi di perdite, l’ultima di quasi 20 milioni, e un calo delle vendite del 17% sull’anno precedente.

UN MARCHIO APPANNATO, UN PRODOTTO TROPPO CARO? –

Secondo gli analisti non è colpa solo degli scandali suscitati da certe pubblicità dell’azienda o delle bizzarrie del suo fondatore, il canadese Dov Charney, ma c’antra molto anche una congiuntura economica e culturale nella quale i giovani, che sono il target di riferimento del marchi, non sono più dell’idea di spendere 30 dollari per una tshirt a tinta unita. Charney si è segnalato per una serie di comportamenti molto discutibili, ad esempio ha tenuto una riunione vestito solo con un calzino, non al piede, si è masturbato di fronte a una giornalista che lo intervistava e teneva come schiava sessuale una dipendente diciottenne (consenziente e ben retribuita), tutte bizzarrie che gli sono costate il comando della compagnia, perché nessuno avrebbe mai trattato i termini della ristrutturazione aziendale con una persona tanto compromessa.

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AMERICAN APPAREL  UN’AZIENDA DIVERSA –

Charney però faceva impresa in maniera altrettanto originale: produzione solo negli Stati Uniti, dipendenti pagati il doppio del salario minimo e dotati di copertura sanitaria e persino di chiamate internazionali fornite dall’azienda, essendo in gran parte immigrati di fresco. Scelte che avevano giovato molto all’immagine del marchio, negli ultimi anni appannata proprio dalle insane gesta di Charney.

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