L’epic fail “anti-gender” dell’assessore Donazzan che non ha mai visto un modulo scolastico

Oggi si ride di Elena Donazzan, che è nientemeno che l’Assessore all’Istruzione, alla Formazione, al Lavoro e alle Pari Opportunità della Regione del Veneto, che nella sua veste istituzionale oggi promette sfracelli contro lo zelante politico o funzionario che avrebbe surrettiziamente modificato un modulo scolastico «magari spinto da un furore ideologico gender».

elena donazzan firme genitori
Facebook/Elena Donazzan

 

L’occasione le sarebbe stata fornita da un padre indignato, ma è lecito sospettare anche di un burlone che si è atteggiato come tale, che le ha recapitato l’immagine qui sopra, sufficiente a farla partire con la lancia in resta e a farle vergare uno stentoreo messaggio contro il gender e quelli che vogliono infilarlo dappertutto:

Domattina chiederò a quale livello decisionale si è data indicazione di omettere la dicitura “padre ” e “madre” nel libretto che certifica la vita dello studente. Un papà indignato mi ha segnalato questa cosa e giustamente ha pensato di correggere a mano scrivendo: papà e mamma. Voglio sapere se qualche zelante politico o funzionario ha, surrettiziamente , modificato la procedura magari spinto da un furore ideologico gender! Chiunque sia deve assumersi la responsabilità e rispondere. Invito i genitori che devono firmare i libretti in questi giorni a seguire l’esempio di questo indignato papà e a segnalarmi la cosa.

C’è da chiedersi dove abbia fatto le scuole la signora Donazzan, perché quella dicitura appare sui moduli e sui libretti scolastici fin da quando l’Italia era ancora un regno e non è opera della fantomatica «lobby del gender». Fu invece un’idea del governo dell’idolo dell’assessore, fascista convinta al punto da definire pubblicamente «camerata» un suo commensale. Un’idea scevra da considerazioni ideologiche, che risponde semplicemente a esigenze reali, perché non tutti gli scolari hanno una mamma e un papà e perché, anche se ce li hanno, la loro cura o la cura delle comunicazioni con la scuola può essere affidata a nonni, fratelli, altri parenti o tutori. In più, sarebbe oltremodo crudele chiedere la firma di madre e padre (non mamma e papà in ogni caso) a chi ne sia privo per qualche accidente della vita. Non ce l’ha infilata nessuno surrettiziamente, è una formula che è usata nella modulistica da tutte le scuole, le associazioni sportive, i teatri e da chiunque abbia a che fare con minori e con chi ne esercita la tutela, da sempre.

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Se c’è qualcuno che si può quindi sospettare d’essere in preda al furore ideologico è proprio la Donazzan, che ha già provato a censurare i libri «gender» dalle biblioteche e prima lo aveva fatto con quelli degli scrittori colpevoli di aver firmato un appello in solidarietà con Cesare Battisti. Solo il furore ideologico può infatti averle fatto confondere quei «firma 1» e «firma 2» per i famigerati «genitore 1» e «genitore 2», che mai entreranno nelle modulistica scolastica proprio perché la casistica da contemplare, e che è già contemplata, è molto più vasta di quella rappresentata dalle coppie omosessuali.

Il furore ideologico e anche una certa distrazione ai tempi delle scuole, come rilevano molti tra quanti hanno commentato il suo messaggio su Facebook, stupiti che l’assessore non ricordi una dicitura che ogni italiano ha visto passare sotto gli occhi decine e decine di volte. Messaggio che peraltro ha conseguito un record molto significativo, perché su oltre 1300 commenti lasciati a questo momento, non ce n’è uno a favore o a consolazione della Donazzan, nemmeno un camerata solidale che abbia lanciato il cuore oltre l’ostacolo per difenderla. Un record che dovrebbe far riflettere anche il governatore del Veneto Zaia, perché la permanenza alla guida dell’Istruzione in Veneto di una persona che si esibisce come fa Donazzan, sembra una barzelletta di pessimo gusto.

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