Perchè Starbucks non c’è in Italia

29/09/2015 di Redazione

Starbucks

,il colosso delle caffetterie è uno dei marchi di maggior successo a livello mondiale. Dopo il suo clamoroso successo negli USA l’azienda americana si sta espandendo a ritmo molto elevato su tutti i mercati globali, con una notevole eccezione. In Italia, la patria del caffè, Starbucks non c’è, e difficilmente ci arriverà, benchè la sua creazione sia stata concepita proprio nel nostro Paese, a Milano.

STARBUCKS MILANO

– Nel 1983 Howard Schultz, il Ceo di Starbucks, si trovava in vacanza a Milano. Schultz era arrivato nel capoluogo lombardo per conto proprio di Starbucks, azienda che all’epoca gestiva bar dove venivano vendute chicchi di caffè tostati. A Milano l’imprenditore americano aveva notato come l’Italia fosse piena di bar dove veniva servito il caffè, un’attività che serviva anche come luogo di aggregazione sociale. Tornato negli Stati Uniti Schultz ha fondato a Seattle “Il Giornale”, un bar dove venivano serviti i caffè espresso come in Italia, anche se a differenza che nel nostro Paese ai clienti era offerta la possibilità di consumare l’ordinazione da seduti. L’idea di Howard Schultz mirava a combinare la tradizione italiana con la maggior rilassatezza che caratterizzava i locali di Seattle. Pochi anni dopo i proprietari di Starbucks hanno venduto l’azienda al loro ex funzionario, che nel corso degli ultimi decenni l’ha trasformata in una delle più grandi multinazionali del pianeta. Starbucks ha aperto circa 23 mila filiali a livello mondiale, di cui ben 11 mila nei soli Stati Uniti. In tutta Europa la catena che vende frappuccino e latte macchiato sta registrando un successo sempre più importante, mentre però in Italia Starbucks è assente. E probabilmente mai ci sarà.

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STARBUCKS ITALIA

– L’idea di Starbucks è stata concepita in Italia, e nel nostro Paese nessuna bevanda è amata come il caffè. Howard Schultz ha indicato più volte che Starbucks sarebbe arrivata nel nostro Paese, ma questo non è mai successo. In alcune grandi città italiane sono stati aperti dei cloni della catena americana, ma il frappuccino rimane un piacere riservato alle visite all’estero. Secondo diversi osservatori, sentiti dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, Starbucks eviterebbe il nostro Paese per timori di danneggiare il suo brand di successo con un flop commerciale. L’Italia è un Paese che consuma molto caffè, ma in modo molto diverso dall’esperienza offerta da Starbucks, più simile a quella di un bar o di una pizzeria, dove conta molto la convivialità più che il solo gusto della bevanda.

Inoltre pare difficile che un pubblico esigente come quello italiano possa accettare di veder servito il caffè in bicchieri di carta, le confezioni to-go che sono un simbolo di Starbucks. Nel nostro Paese appare difficile immaginare di poter vedere giovani e adulti che sorseggiano cappuccino in un bicchiere di carta. Starbucks dovrebbe inoltre fronteggiare un mercato molto frammentato, dove i concorrenti offrono prodotti di grande qualità a un prezzo ridotto rispetto all’azienda americana. Un cappuccino e un cornetto ripieno in un bar italiano costano più di 2 euro, mentre Starbucks vende una sua bevanda anche a prezzi superiori. Rispetto alla maggior parte dei Paesi esteri in Italia il caffè, come le bottigliette d’acqua, costa significativamente di meno, e di conseguenza l’azienda americana teme di non poter reggere la concorrenza dei bar.

Photo credit: Stephen Chernin/Getty Images

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