Riforme, il compromesso del “Lodo Tatarella”. Ma la minoranza Pd resta diffidente/VIDEO

Può essere il “lodo Tatarella” la soluzione tecnica allo scontro tra Renzi e la minoranza Pd sulle riforme e l’elettività del futuro Senato. La carta, rilanciata dal premier in Direzione nazionale, riprende la proposta del senatore ribelle Vannino Chiti. E richiama in modo diretto quella legge del 1995 che disciplinava l’elezione regionale, con la quale il presidente della Regione veniva “designato” dagli elettori, ma nominato formalmente dai consigli regionali. Lo stesso destino potrebbe in futuro toccare ai consiglieri regionali scelti come senatori.


Videocredit: Alberto Sofia/Giornalettismo

Per la minoranza dem, che ha scelto di non partecipare al voto in Direzione sul disegno di legge Boschi, l’intesa si avvicina. Eppure non manca la diffidenza, in attesa di capire come l’intesa politica sul “Lodo Tatarella” sarà tradotta in emendamenti concreti. Con un intervento sul comma 5 dell’articolo 2, l’unico non approvato in doppia conforme. Dovrebbe essere inserito un riferimento a una legge quadro nazionale, votata dal Parlamento, per la designazione dei futuri senatori, riconoscendo però allo stesso tempo il contributo dei cittadini: «Se il meccanismo è quello che gli elettori decidono e i Consigli regionali si limitano a ratificare, si può ragionare. Se l’apertura è seria però lo vedremo in Parlamento, è lì che si scrivono le riforme», avverte D’Attorre. Parole simili da Speranza: «Se i Consigli ratificano soltanto è un passo avanti. Verificheremo, bisogna leggere il testo».

I dubbi sulla reale volontà di Renzi restano. Anche perché dalla maggioranza precisano: «Non sarà un’elezione diretta, ci sarà un fortissimo coinvolgimento del corpo elettorale», spiega Marcucci. L’impressione è che si cerchi una tregua, un espediente per evitare faide interne tra la maggioranza e la minoranza. Di certo, i rapporti tra la sinistra del partito e il nuovo corso renziano restano però tesi: «Per me rimane il fatto che a molti della minoranza del merito non interessa. Vogliono soltanto far saltare le riforme», è stato l’affondo del fedelissimo renziano Roberto Giachetti contro i ribelli.

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