Il blitz per liberare i marò? Grasse risate con Libero

In un sondaggio tra i lettori ieri Libero ha chiesto: «sareste favorevoli a un blitz militare per liberarli?». Perfetto accoppiamento con il piano redatto all’epoca dall’esperto Gianandrea Gaiani.

Il sondaggio proposto da Libero ieri
Il sondaggio proposto da Libero ieri

 

Libero si segnala ancora una volta per le esibizioni finto-patriottiche sul caso marò, roba che sembra ispirata ai diari di Galeazzo Musolesi, ma che al lettore-tipo del quotidiano sembra piacere moltissimo. Dopo le «rivelazioni» di un giornalista del QN, Lorenzo Bianchi, su perizie delle quali si sarebbe accorto solo ora e solo lui, Libero ha deciso che i marò sono palesemente innocenti e quindi che la loro vicenda è divenuta ancora di più insopportabile per l’orgoglio nazionale.

Ecco allora spuntare il sondaggio, al quale più dell’80% dei rispondenti ha detto sì (c’è stato anche chi l’ha fatto a sfottere), ideale complemento dell’articolo dell’esperto che spiegava come si potrebbe fare il blitz. Una «provocazione» è segnalato a margine, non sia mai che qualcuno accusi la testata di fomentare odio contro gli indiani o di chiedere davvero un blitz militare contro un paese che ha più di un miliardo e duecento milioni di abitanti ed è una superpotenza nucleare.

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Gianandrea Gaiani si è già occupato di marò, ma senza brillare. È riuscito anzi a validare sul Sole 24ore la buffa perizia del sedicente ingegnere di Casapound, Luigi Di Stefano. Anche in questo caso si rivela parecchio deludente, ecco il suo piano:

 Gli uomini dell’intelligence militare non hanno avuto difficoltà ad affittare una piccola imbarcazione da pesca sportiva senza dare troppo nell’occhio in un’area come quella di Kochi visitata da numerosi turisti stranieri. Nella tarda serata all’Embarkation Jetty, l’imbarcadero a nord dell’isola di Willingdon, non c’è mai molta gente e nell’oscurità nessuno ha fatto caso ai quattro uomini arrivati a bordo di un furgoncino Tata che aveva percorso tutta la Malabar Road per salire a bordo del piccolo motoscafo.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno lasciato le loro camere all’albergo Trident, nell’isola di Willingdon ad appena 500 metri dall’aeroporto militare, utilizzando un ingresso di servizio nascosti all’interno di due carrelli utilizzati per il trasporto della biancheria. Gli agenti della polizia indiana che sorvegliano con discrezione e in abiti borghesi i movimenti dei due fucilieri da quando hanno ottenuto la libertà su cauzione li credono nelle loro camere (dove due militari della delegazione italiana tengono luci e televisione accesa) e non fanno caso a un furgone Tata che si dirige a nord lungo la Bristow Road.

Segue un breve tragitto in barca fino al nostro sottomarino Scirè, che a Gaiani piace tanto e che ne dovremmo essere orgogliosi in quanto esempio d’italico ingegno, anche se è un progetto tedesco. Sottomarino che poi fila rapido e invisibile verso casa. Un piano di una pulizia esemplare, anche se forse c’è da ripensare la mossa del cesto della biancheria che è un po’ troppo inflazionata e forse banale, se non fosse che Gaiani mostra di non essere a conoscenza di fatti che lo rendono irrealizzabile.

Prima di tutto in India c’è un solo marò, perché Salvatore Girone è in Italia, ma ancora prima c’è che quando abbiamo ipotizzato di non far tornare i marò dalla licenza loro concessa in Italia, l’India ha minacciato di trattenere altri italiani, cominciando dal nostro ambasciatore. Il problema non è quindi nel come farli venire via, ma nel far venire via tutti o nel farli venir via i marò senza irritare l’India. E l’idea di un blitz militare non sembra proprio la più adatta allo scopo.

Poi c’è anche che il marò rimasto in India, Massimiliano Latorre oggi non sta più all’albergo Trident di Kochi da un bel pezzo, si trova infatti nella capitale, ospite da tempo della nostra ambasciata insieme al commilitone ora in licenza. Da tanto tempo che già sono emersi problemi di convivenza con la moglie dell’ambasciatore. A differenza di Kochi e dell’abergo Trident, l’ambasciata di New Delhi dista circa un migliaio di chilometri dal mare, un po’ troppi per pensare che l’uso dello Scirè resti un’opzione praticabile o che sia una buona idea quella di trasportare attraverso tutta l’India Latorre, l’ambasciatore e la famiglia (quantomeno) all’interno di cesti per la biancheria. Che poi l’ambasciata non è un albergo, servirebbe proprio un altro trucco al posto dei cesti.

Fatti rilevanti e considerazioni che Gaiani che ha mancato. Un vero peccato. E pensare che in fondo all’articolo Gaiani pregusta addirittura il successo di cotanta beffa e volge il ricordo commosso alle imperiture gesta dei nostri eroici marinai:

Per questo l’unica risposta che l’Italia può dare a Nuova Delhi è riportare a casa Latorre e Girone con l’astuzia e un colpo di mano che rinnoverebbe (senza sparare un colpo e senza affondare una sola nave), le gesta degli incursori che nella Prima guerra mondiale violarono la base navale austriaca di Premuda e nella Seconda quelle britanniche di Alessandria e Gibilterra. Una beffa che darebbe una lezione all’arroganza dell’India e qualche punto all’orgoglio nazionale di un’Italia che oggi più che mai ha bisogno di eroi.

Sul bisogno d’eroi non m’esprimo, ma è mia opinione che buffonate del genere non facciano il bene del paese e neppure quello dei maro’. Purtroppo non finirà qui, attorno ai maro’ si è raccolto un circo di patrioti da operetta, perfettamente allineato a Libero per stile e qualità. Lo spettacolo continuerà e non mancheranno altre esibizioni del genere.

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