Consigliere FdI: «Varichinizziamo la Kyenge e bruciamola viva in piazza»

Una raccolta firme per “bruciare in piazza” Cecile Kyenge. È la brillante idea lanciata su Facebook dal consigliere Comunale di Porto Sant’Elpidio Antonesio Diomedi che ha proposto di “varichinizzare” l’ex Ministro per l’Integrazione.

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«Non sono razzista» chiarisce Diomedi nello stesso post «Sono italiano». Una precisazione doverosa visto che, effettivamente, un fugace dubbio di intolleranza etnica almeno a noi era venuto. Ma farsi un’idea sbagliata dopo le tematiche affrontate sui social network dall’amministratore locale non è difficile, Diomedi ci perdonerà.

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LE REAZIONI –

La reazione dei concittadini è stata per lo più di condanna e i consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno chiesto le sue dimissioni. «A me dispiace che qualche cittadino sprovvisto di attributi possa essersi sentito offeso dal mio linguaggio forte e scurrile» ha replicato il diretto interessato «Moralizzatori in pubblico e guerrafondai in privato….ma mettetevi le mani nei pantaloni e vedete se riuscite a trovare le vostre palle!! Io le ho e non nascondo il mio essere me stesso sempre!!!! Grande BENITO!!» Benito chi? Diomedi ha chiaramente affermato di non essere razzista, non si riferirà mica a chi nel 1938 fece approvare le leggi razziali?

LE SCUSE, ANZI NO –

Qualche ora dopo Diomedi torna sui suoi passi, capisce di aver esagerato, e chiede scusa: «Capisco che le mie parole siano state fuori luogo» dice «non sono parole razziste» insiste «Il difendere l’italianità non appartiene a nessun colore politico, dovrebbe essere radicata nei cuori di ogniuno di noi!» “Ogniuno”. «La violenza non deve essere inneggiata soprattutto da chi come codesta persona che a Roma prende fior di mila euro….» Questo non lo abbiamo capito, ma Diomedi continua: «Non dovrei inneggiarla nemmeno io e chiedo scusa se le mie forti parole violente (non razziste) possano aver turbato….sono italiano ed come tale ho libertà di parola e pensiero…». Ingenui noi, prevenuti e buonisti, che avevamo pensato che sotto sotto, un filo di razzismo ci fosse.

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