D’Alema si scaglia contro Renzi: «Sputa sul passato». Lotti: «Sfidalo alle primarie»

28/08/2015 di Redazione

Non nomina mai il segretario Renzi, ma è lui il bersaglio del suo attacco. Dal palco della Festa dell’Unità nazionale, il ritorno pubblico dell’ex leader maximo Massimo D’Alema coincide con un affondo diretto a Palazzo Chigi, con il premier accusato per aver messo sullo stesso piano berlusconismo e antiberlusconismo al meeting di Cl«Non è vero che l’Italia è stata è stata bloccata per un ventennio da questa battaglia. Alcune delle politiche dell’Ulivo sono ancora dei punti di riferimento. Non dico che bisogna sempre ispirarsi al passato ma nemmeno sputarci sopra per far finta di essere grandi». L’impressione è che le critiche dell’ex presidente del Consiglio diano avvio al redde rationem di autunno in casa Pd, con la minoranza dem già pronta alla resistenza parlamentare sulle riforme costituzionali a settembre al Senato.

D’ALEMA CONTRO RENZI –

Le due anime dem, la nuova leva renziana e l’ex Ditta, si sopportano a fatica ormai da troppo tempo, con l’incubo perenne della scissione. E D’Alema non nasconde come il futuro del partito sia ancora tutto da scrivere, evocando un «bivio» di fronte al quale si troverà presto. Si legge su Repubblica:

«La scelta, sostiene, è tra «l’abbraccio mortale» con le «forze conservatrici» o il tentativo di «ricostruire una prospettiva di centrosinistra».

Tradotto, in casa dem bisognerà presto scegliere da che parte stare. O con la stampella di Verdini, Alfano e Casini per costruire il partito della Nazione senza la sinistra dem. O con le minoranza e le sinistre per provare a ricostruire un centrosinistra largo. Ma non solo: D’Alema chiede conto ai vertici renziani anche della flessione in termini di consensi avuta dal Pd alle ultime elezioni Regionali e amministrative:

«È contestando la visione di un Pd che esercita una leadership europea, però, che affonda: «Sono lieto che il Pd sia il primo partito progressista,ma dal 41% i sondaggi ci danno oggi al 30%: ci siamo persi per strada 2 milioni di elettori, qualcosa sarà successo».

Accuse che hanno scatenato i pretoriani dell’ortodossia renziana. Con il sottosegretario  alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, che ha replicato a D’Alema con toni sarcastici quasi a voler sbeffeggiare l’ex leader: «Reduce da felici circumnavigazioni estive l’onorevole presidente D’Alema sostiene che il Pd abbia perso 2 milioni. Ma se alle elezioni del 2013 il partito a guida Bersani ha preso il 25.2%, nel 2014 con Renzi è arrivato al 40.8%». Con tanto di provocazione: se D’Alema «ritiene di poter fare meglio avrà la possibilità di candidarsi nel congresso del 2017. Lo attendiamo impazienti per un confronto con gli iscritti e con i partecipanti alle primarie. Fino a quel momento parlano i fatti. Con buona pace dell’onorevole D’Alema, diciamo», ripetendo il tipico intercalare (“diciamo”, ndr) dello stesso ex premier.

Soltanto l’antipasto di quello che potrebbe avvenire in Parlamento a settembre, tra renziani e minoranze. Ormai pronte alla resa dei conti.

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