Mafia Capitale, “sciogliete Sacrofano”

Mafia Capitale, “sciogliete Sacrofano” e si annullino alcuni specifici atti dei comuni dell’area dell’hinterland romano in cui le vicende del Mondo di Mezzo di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi hanno inciso più profondamente: Castelnuovo di Porto, Morlupo e Sant’Oreste. Sono queste le decisioni del secondo Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza in cui il prefetto di Roma Franco Gabrielli ha elaborato la sua strategia per i comuni diversi dalla Capitale ma coinvolti, comunque, nelle indagini. Al di là del caso di Sacrofano, in cui Carminati risiedeva, sarà utilizzato “il metodo Roma”: rimozione di dirigenti, annullamento di singoli atti.

MAFIA CAPITALE, “SCIOGLIETE SACROFANO”

Il Messaggero, nella Cronaca di Roma, riporta le decisioni del rappresentante del governo.

Via l’amministrazione di Sacrofano, il comune a nord della Capitale che era anche il quartier generale del Nero Carminati (è qui la villa da cui ha guidato il suo impero). E ”metodo Roma” con annullamento di alcune decisioni e rimozione di un certo numero di dirigenti per le altre tre ammministrazioni locali dell’hinterland che ancora mancavano all’appello, ovvero Castelnuovo di Porto, Morlupo e Sant’Oreste. La proposta da presentare al ministro degli Interni Angelino Alfano sui quattro comuni minori coinvolti nell’inchiesta Mafia capitale che negli ultimi mesi hanno ricevuto la visita dei commissari prefettizi è stata limata nei dettagli ieri pomeriggio

Soltanto il sindaco Tommaso Luzzi, peraltro indagato quale membro del sistema del Mondo di Mezzo, sarà rimosso dalla sua carica. Inizialmente si pensava che tutti e quattro i comuni “a rischio”, per come li aveva definiti il prefetto, sarebbero stati sciolti: nella riunione dei rappresentanti della sicurezza è invece prevalsa una linea più soft; non, però, per Sacrofano, dove si trova la villa di Massimo Carminati.

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Impossibile, riporta il Messaggero, passare sopra a certi comportamenti.

Nelle carte dell’inchiesta, del resto, il sindaco del comune a Nord di Roma appare legato direttamente al gruppo di Carminati. Nel 2013, quando guidava l’azienda stradale della Regione Lazio Astral avrebbe chiesto e ottenuto che Salvatore Buzzi assumesse persone a lui segnalate da Luca Gramazio (capogruppo del Pdl prima in Comune e poi alla Regione). Ma da allora in avanti avrebbe mantenuto sempre rapporti diretti con Carminati e i suoi, sigillati persino da un pranzo nella villa del boss.  Nel 2013, ad esempio, nel corso della campagna elettorale, il Nero si fa avanti per dargli una mano: «Che te serve qualche squadra de ragazzi che vengono e te fanno attacchinaggio?» gli dice a maggio «glieli sto a fà pure per Quarzo (Giovanni ndr consigliere comunale anche lui indagato) a Roma li sto a riempì..(inc)..tutta a zona..(inc)..».

Le intercettazioni descrivono un sindaco a metà fra l’essere organico all’organizzazione criminale – quale invece sembra sempre di più Luca Gramazio, ex capogruppo del centrodestra in Regione Lazio – e l’esserne completamente asservito.

«Lui … lui non può fare nulla perché? – dice all’imprenditore Gaglianone – Ti dico io perché, perché i soldi vengono dalla Regione se lui non fa quello che dimo noi Luca (verosimilmente Gramazio ndr) gli blocca tutto, fatte servi’». Il legame sarebbe stato garantito personalmente da Luca Gramazio, considerato interno all’organizzazione: «Addirittura gli ha messo questo che sta qui all’ufficio tecnico gliel’ha messo Luca per controlla’», è la spiegazione di Carminati. Un rapporto strettissimo che, stando alle informative dei carabinieri del Reparto Anticrimine del Ros, sarebbero proseguiti anche dopo le elezioni: «Una volta eletto, il Luzzi continuava a mostrare contiguità con il sodalizio, prendendo parte almeno ad un pranzo organizzato presso l’abitazione del Carminati a cui, tra gli altri, prendeva parte anche Gramazio». 

Copertina: Wikimedia Commons

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