Io sto con il Cocoricò: perché non avete capito nulla sulla «piaga della droga»

Il questore di Rimini, in base a quanto stabilito nell’articolo 100 del Tulps (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), ha imposto la chiusura per quattro mesi  del Cocoricò, nota discoteca della riviera romagnola, dopo la morte, avvenuta il 19 luglio, di Lamberto Lucaccioni, 16 anni, ucciso da una dose elevata di MDMA.

L’articolo 100 recita questo:

“Oltre i casi indicati dalla legge, il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini. Qualora si ripetano i fatti che hanno determinata la sospensione, la licenza può essere revocata”

La discoteca non risulta quindi chiusa per problemi legati al fisco bensì per la morte del sedicenne stroncato da una dose (0,3 grammi) di droga sciolta in una bottiglietta d’acqua consumata con il gruppo di amici prima dell’ingresso nel locale romagnolo.

La chiusura del Cocoricò sta facendo discutere sui social:

In molti si chiedono se la chiusura di una discoteca, quando fuori continua ancora indisturbato lo smercio di stupefacenti, possa servire a qualcosa. Il problema è che non serve. Non serve così come è inutile affrontare il problema senza fare realmente quello che serve: prevenzione e informazione. Reale. Non come le pubblicità progresso degli anni ’90, utili solo a far salire gli incubi ai bimbi del 1985 (come me).


(alzi la mano chi non ha mai sognato i dannati occhi bianchi della PP nella sua infanzia)

Qualcuno sa come intervenire se il proprio amico ha ingerito una dose di qualsiasi sostanza e si sta sentendo male? Qualcuno sa cosa significa davvero la fase di “down” il giorno dopo? Come affrontare una crisi nel pieno della “bomba”? Non molti.

Anche perché Lamberto (stando al racconto degli inquirenti) si sentiva male già da diversi minuti. Aveva sintomi come il vomito e la sudorazione eccessiva. E prima che cadesse a terra nessuno ha mosso un dito.

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Certo, i gestori dei locali dovrebbero avere il compito di controllare al meglio se qualcuno introduce nelle loro discoteche droghe. E le soluzioni per impedire l’uso e consumo nei club ci sarebbero. Le ha ricordate Fabrizio De Meis, general manager del Cocoricò. «Credo che un provvedimento di chiusura di 4 mesi – ha commentato in conferenza stampa – non risolva il problema dei ragazzi che fanno uso di droga e alcool. Sarei contento che fosse così: sarei il primo in tal caso a chiudere la discoteca». Quali soluzioni allora per fronteggiare una problematica mai risolta? «Una la abbiamo proposta mesi addietro: proporre una Daspo all’ingresso per chi ha commesso determinati reati», ha sottolineato De Meis. «L’altro rimedio – ha concluso – lo abbiamo promosso una settimana fa, è applicare il tampone all’ingresso per individuare i clienti che fanno uso di stupefacenti».

Perché in Italia non si applicano per legge soluzioni simili? Perché non avvengono puntualmente controlli (reali) fuori dalle discoteche per scoraggiare chi spaccia nei parcheggi e chi consuma abitualmente?

Più semplice chiudere la discoteca. A mo’ di rimprovero. Per pulirsi la coscienza.

Io sono stata al Cocoricò. Ci sono stata una serata intera. Senza assumere nulla. Ho ballato e basta. E mi sono divertita. Non solo: ho aiutato un amico, che aveva preso qualcosa. Gli ho detto che stava facendo una cazzata. Che si poteva divertire anche senza. In una seduta psichiatrica di mezz’ora tra i corridoi e i bagni del locale ho capito perché stava male. Perché aveva deciso di staccare la spina. Ed è una cosa che accade. Staccare la spina, per mettere in stand-by i propri problemi. Ognuno lo fa nel suo modo. Qualcuno lo fa per i motivi più futili e nei modi più inutili. Nessuno però sa come evitare e sopratutto come affrontare quei momenti quando le cose volgono al peggio. Ovvero quando il viaggio diventa un bad trip.

Meglio quindi staccare la spina a una discoteca, convinti che il problema sia risolto. Facendo ancora l’ennesimo errore: non fare informazione. Quando quella informazione serve: davvero.

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