Consulta: «Stipendi statali, blocco illegittimo (ma non per il passato)»

Blocco stipendi degli statali illegittimo. La Corte Costituzionale, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti censure proposte. Così una nota dell’ufficio stampa della Consulta. «Illegittimo, ma non per il passato», aveva anticipato Sole 24 Ore. Secondo l’Avvocatura dello Stato l’onere della contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015 non sarebbe stato inferiore a 35 miliardi di euro, con effetto strutturale di circa 13 miliardi annui dal 2016.

BLOCCO STIPENDI DEGLI STATALI, LA DECISIONE EVITA BUCO DA 35 MILIARDI –

La decisione della Corte costituzionale “salva” così i conti pubblici ed evita un nuovo “buco” dopo quanto già avvenuto con la bocciatura del blocco delle indicizzazioni sulle pensioni. Accolta la memoria dell’Avvocatura dello Stato, che aveva avvertito «come l’onere della contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi», con «effetto strutturale di circa 13 miliardi» annui dal 2016. La pronuncia di incostituzionalità, dunque, avrà effetto solo a partire dal deposito della sentenza, che, secondo la legge, avviene entro 20 giorni dalla decisione. I giudici della Consulta, con il loro verdetto, hanno tenuto conto di una delle richieste avanzate, in subordine, dall’avvocato dello Stato Vincenzo Rago nell’udienza di ieri. L’avvocato dello Stato, infatti, pur sostenendo l’assoluta legittimità delle norme sul blocco della contrattazione, aveva chiesto che, nel caso in cui la Corte avesse optato per una pronuncia di incostituzionalità, si tenesse conto di quanto previsto dall’articolo 81 della Costituzione, nella nuova formulazione, relativo al principio di pareggio di bilancio.

Blocco stipendi degli statali
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

 

BLOCCO STIPENDI DEGLI STATALI, UN COSTO DA 35 MILIARDI DI EURO –

La Consulta ha preso in esame una norma varata nel 2010 e poi corretta nel 2011, quando al governo c’era Silvio Berlusconi. Il blocco è partito nel 2011 ed è stato prorogato dagli esecutivi Monti, Letta e Renzi. La decisione della Corte era temuta per il rischio di conseguenze sulle casse dello Stato, già colpite dalla sentenza contraria al blocco della rivalutazione delle pensioni dello scorso 30 aprile.

 

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BLOCCO STIPENDI DEGLI STATALI, UNA NORMA DECISA NEL 2010 –

Nel 2010 un decreto legge del governo Berlusconi bloccò in misura coattiva le buste paga di tre milioni di dipendenti pubblici per il triennio 2011-2013. Nel 2013 venne deciso un ulteriore blocco. L’esecutivo Renzi ha destinato gli 80 euro anche agli statali ma ora tutto dipenderà dai supremi giudici interpellati dal Tribunale di Ravenna che a sua volta aveva ricevuto la segnalazione dal sindacato degli statali.

BLOCCO STIPENDI DEGLI STATALI, LA DIFESA DELL’AVVOCATURA DI STATO –

L’avvocatura dello Stato aveva già chiesto alla Consulta di non dichiarare l’incostituzionalità del blocco degli stipendi del pubblico impiego e, in subordine, di non sancire la retroattività degli effetti dell’eventuale bocciatura della previsione del 2010. «La misura non incide sulla sufficienza e sull’adeguatezza delle retribuzioni. Ed è ben meno grave di altre misure che pure potevano essere adottate in un contesto di emergenza come per esempio la soluzione più drastica della risoluzione dei rapporti di lavoro», ha rivendicato Vincenzo Rago, avvocato dello Stato, chiedendo di respingere la questione di legittimità.

Al contrario, Stefano Viti, uno dei legali di Flp e Fialp che hanno fatto ricorso, ha spiegato come le norme sul blocco dei contratti pubblici abbiano «congelato gli stipendi dal 2010 e la contrattazione per quasi 6 anni: è stato un intervento non proporzionale allo scopo». Viti ha ricordato dati Istat, del Mef e della Corte dei Conti: a suo dire, dimostrano come «questa dinamica tocca 10 milioni di italiani»

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