Matteo Salvini: a Pontida 2015 la Lega rimane la Lega, unita dalla ruspa contro Renzi

21/06/2015 di Andrea Mollica

Matteo Salvini

è il segretario della Lega Nord, non il “capitano” di quasi un milione fan su Facebook o il protagonista indiscusso dei talk politici italiani. Il pratone barbarico di Pontida rivendica la continuità del movimento fondato da Umberto Bossi a metà degli anni ottanta, il più longevo partito del nostro Paese, rispetto al nuovo messaggio che ha caratterizzato l’ascesa del leader che l’ha rivitalizzato.

 

Matteo Salvini
Photocredit: Giornalettismo

Il capitano che su Facebook diventa virale grazie ai post su rom e migranti irregolari a Pontida ritorna nei panni di un segretario di un movimento che, seppure entusiasta di lui, è prima di tutto una comunità con valori e principi che non mutano. Dalle salamelle grigliate alle 9 del mattino alle bandiere della Padania che invadono il pratone di Pontida, la Lega è sempre la Lega, come ripetono sul palco tutti i big del presente e del passato, e come rivendicano tutti i militanti, i sostenitori e i simpatizzanti accorsi per il venticinquesimo anno nel paesino bergamasco.

Matteo Salvini
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MATTEO SALVINI

– Alla fine la scena è come all’inizio. A Pontida la strada della provinciale che affianca il pratone del giuramento è una lunga fila di macchine e camper. Una fiumana costante di persone arriva e si allontana agghindata di verde, il colore simbolo della Padania. L’altro colore che domina è il rosso della bandiera della Serenissima, sempre presente sul pratone di Pontida. Il Veneto è distante poco più di 100 chilometri, e l’entusiasmo per il trionfo alle regionali ha portato nel raduno della Lega Nord migliaia di militanti dalla regione amministrata da Luca Zaia. Il presidente del Veneto vince la sfida dell’applauso del pratone di Pontida, anche se ovviamente al secondo posto dietro a Matteo Salvini. Il segretario della Lega Nord è adorato dalla folla, che lo incita più volte e che si entusiasma quando si avvicina per i selfie con la prima fila. Il Matteo giusto, come rimarcato da molti militanti sul pratone, è molto amato ed è ormai il leader discusso del Carroccio. Ma la Lega rimane la Lega, come dice Roberto Maroni e ripete poi Luca Zaia, e il partito nazionalconservatore più volte evocato da Matteo Salvini non si manifesta sul pratone di Pontida. Le bandiere di Noi con Salvini sono sparute, e anche chi viene dalle regioni non settentrionali proviene da sezioni leghiste di lungo corso, con tanti raduni fatti negli anni. La ruspa è a fianco al palco e su tante magliette, ma i veri simboli della Lega sono ancora quelli della Padania. Nel “sacro suolo del giuramento” è accorsa in massa l’anima più tradizionale del movimento fondato da Umberto Bossi, non il nuovo elettorato di centrodestra o post grillino attratto dall’invasione mediatica del segretario leghista.

Matteo Salvini
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Il Nord prima di tutto, l’orgoglio settentrionale e lo spirito secessionista uniscono la gran parte dei militanti riunitisi ancora una volta sul pratone per la Pontida edizione 2015. La lotta contro l’euro, così presente nel messaggio del primo Matteo Salvini, appare invece meno centrale per i leghisti del pratone. Il trionfo alle regionali ha rinvigorito una comunità che non si è mai persa, anche quando è stata sul punto di esser travolta dal fallimento dell’ultimo governo Berlusconi e i successivi scandali della famiglia Bossi.

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Matteo Salvini
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LEGA NORD

– Il pratone di Pontida ha dato il suo consenso alla innovazione generazionale introdotta da Matteo Salvini. La scaletta è piuttosto diversa dal passato, e stupisce registrare un po’ di noia e insofferenza per il discorso del fondatore Umberto Bossi, tanto lungo quanto malinconico. I militanti, specie più giovani, attendono Matteo Salvini, il segretario che ha battuto il Senatur nel congresso di fine 2013, quando la Lega Nord sembrava avviata a un declino irreversibile. Un anno e mezzo dopo il Carroccio è invece tornato più forte di prima, ma i suoi riti sono gli stessi del passato. L’emozione più forte scorre sul pratone di Pontida quando Matteo Salvini alza la bandiera del Sole delle Alpi al fianco di Roberto Calderoli, e decine di migliaia di persone cantano il “Va Pensiero”.

 

Matteo Salvini
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Un gesto poi rimarcato dall’ex ministro, che legge lo statuto della Lega Nord che ha ancora al primo articolo l’indipendenza della Padania. Le bandiere autonomiste, anche di altre Paesi come Scozia e Catalogna, puntellano il pratone verde, dominate da magliette, stendardi e striscioni del passato dedicati secessione del Nord. La continuità con le storiche battaglie è rivendicata da tutti, tanto dal palco quanto sul pratone. Lo slogan che caratterizza la Lega Nord da decenni, “Padroni a casa nostra”, è rimasto il filo conduttore delle battaglie del movimento, passate e presenti. Lo rimarca sul palco Giancarlo Giorgetti, mente della Lega Nord di Umberto Bossi e tenuto ancora in grande considerazione da Matteo Salvini.Sul pratone la continuità è un valore condiviso, anche se i più giovani appaiono i più convinti sostenitori del leader. Le magliette dedicate alle ruspe in azione sono indossate prevalentemente dai tanti adolescenti e ventenni che affollano Pontida 2015. La Lega Nord non è un partito ma un’anima, esclama il segretario, e strappa l’applauso convinto di una comunità che da 25 anni si ritrova in questo prato per rivendicare la sua diversità dalla politica, tradizionale come italiana.

Matteo Salvini
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MATTEO SALVINI FACEBOOK

– Sul palco e sul pratone va in scena una Lega Nord che ha sì tanti punti di contatto, ma non collima con il messaggio che Matteo Salvini trasmette in televisione e su Facebook. Il raduno di Pontida vuole un segretario di un partito, che sappia condurlo alla conquista dell’Italia per cambiare il Nord. Meno tasse, meno clandestini, e più lavoro, un desiderio di normalità espresso da tutti i militanti con cui parliamo. Padroni a casa nostra diventa così l’urlo per veicolare gli impulsi della maggioranza silenziosa, che vuole svegliarsi la mattina per andare a lavorare, far studiare i figli perchè abbiano un mestiere, e non avere la casa derubata dagli “zingari”, come ci dice il segretari provinciale della Lega Nord, Matteo Bianchi, che viene al raduno da ormai vent’anni. La Lega Nord di Matteo Salvini a Pontida è la diretta erede del movimento che in Lombardia e Veneto ha ereditato i voti moderati della Democrazia Cristiana, poi smarriti in favore di Silvio Berlusconi, e ora tornati in parte al Carroccio. L’astio verso gli immigrati irregolari è un tratto che accomuna tanto gli interventi quanto i discorsi del pratone di Pontida, ma non è così presente come nei post su Facebook di Matteo Salvini. Messaggi che servono per allargare il bacino tradizionale della Lega Nord, non per cambiarne l’identità.

Matteo Salvini
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Questo è il grande merito che tanti militanti attribuiscono al loro segretario, aver riportato la Lega a una centralità che sembrava ormai impossibile. Da Pontida passa la sfida nazionale a Matteo Renzi, insultato a ripetizione. L’ostilità verso il governo della sinistra statalista, nemica della libertà della gente comune, è fortissimo tra i militanti leghisti. Il pratone sogna la Padania libera come il Veneto indipendente, come mostrano le code ai gazebo per firmare questa petizione popolare. La liberazione da Matteo Renzi sarebbe però già motivo di grande soddisfazione, e benchè il recupero della Lega Nord sia oltremodo recente, i militanti vogliono una sfida per il governo nazionale che arrivi il prima possibile.

 

Matteo Salvini
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MATTEO RENZI E SILVIO BERLUSCONI – La Lega Nord riunitasi a Pontida si ritiene il pilastro del movimento che libererà l’Italia da Matteo Renzi. Una priorità condivisa da tutti, molto più che l’uscita dall’euro, sfumata persino dal suo teorico, Claudio Borghi. L’economista arrivato secondo alle elezioni regionali in Toscana rimarca come senza una propria moneta non si possa essere padroni in casa propria, così unendo vecchia e nuova battaglia della Lega. Per riprendere possesso del Nord serve però conquistare ancora una volta il governo nazionale. I meridionali a Pontida sono pochi come i no euro, e sul punto delle alleanze i leghisti mostrano estremo pragmatismo. Piace l’alleanza con Fratelli d’Italia, partito stampella al Sud di Matteo Salvini, mentre verso Silvio Berlusconi c’è un sentimento di cauta ostilità. L’ex presidente del Consiglio è considerato come una pagina chiusa del passato, ma i voti di Forza Italia servono. Lo si intuisce dai discorsi dal palco, e lo confermano tutti o quasi i militanti. Corse spericolate in autonomia, come fatte alle regionali, sono considerate più un regalo a Renzi e di conseguenza a un danno per il Nord e per le battaglie della Lega piuttosto che l’esito coerente di una ritrovata centralità politica e di un nuovo vigore elettorale. Il patto del Nazareno è sonoramente bocciato, e solo i “vaffa” ripetuti a Renzi o i fischi dedicati ai traditori, Flavio Tosi in primis, superano per intensità la disapprovazione del pratone di Pontida.

Matteo Salvini
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Altrettanto gelo è riservata all’ipotesi di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, accusato da diversi relatori di aver votato la sinistra ai ballottaggi persi dalla Lega, come a Faenza. Il futuro presidente del Consiglio per i leghisti si deve chiamare Matteo Salvini, che dovrà conquistare l’Italia con il classico programma del movimento. Un obiettivo ambizioso ma ritenuto possibile dagli accorsi al raduno di Pontida, una plenaria barbarica che vuole guidare il fronte di liberazione da Matteo Renzi, rappresentante tanto dello statalismo italiano quanto dell’osteggiata Europa dei tecnocrati. Silvio Berlusconi, una volta alleato strategico di Umberto Bossi, può servire solo a questo scopo. Un messaggio che parte da Pontida, e che Matteo Salvini vuole imporre a livello nazionale, con la ruspa avviata per abbattere il prima possibile il governo Renzi.

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