William McNeilly, lo Snowden britannico che denuncia lo sfascio nucleare

21/05/2015 di Mazzetta

L'HMS Vengence nella base di Faslane (Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)
L’HMS Vengence nella base di Faslane (Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)

IL NUCLEARE SENZA DIFESE –

L’idea che la sicurezza di una base che ospita sottomarini nucleari armati di missili nucleari sia infinitamente più scarsa di quella di un qualsiasi aeroporto al tempo della war on terror è già inquietante, ancora di più perché già corroborata da altri testimoni e McNeilly è anche un irlandese di Belfast, ma che non ha incontrato limitazioni nella sua raccolta d’informazioni, il suo interesse è anzi stato premiato dai colleghi con confidenze e l’accesso a dati per i quali non aveva le necessarie credenziali di sicurezza. McNeilly si è anche scaricato sul suo smartphone dal teoricamente inaccessibile Missile Control Centre (MCC) di un sottomarino, dati e protocolli. Com’è intuibile dal nome, l’MCC è anche il sistema preposto al lancio dei missili nucleari e non è bello che sia accessibile a tutto l’equipaggio e ancora meno che secondo i marinai quello del Vanguard sia «fucked». Tra le «opinioni personali e soggettive» di McNeilly c’è quella secondo la quale uno o più terroristi o sabotatori potrebbero fare danni incalcolabili incontrando difficoltà minori che ad attaccare un aereo o un aeroporto, solo piazzare una bomba a bordo potrebbe provocare un disastro, per non dire dei danni all’orgoglio britannico. Opinione personale che potrebbe essere molto condivisa in un paese nel quale le procedure di sicurezza antiterrorismo hanno invaso la vita di quasi tutti i britannici. L’arsenale nucleare dovrebbe essere gestito e protetto con procedure di sicurezza sovrabbondanti e quasi a prova di tutto, ma dal rapporto McNeilly sembra che i sottomarini nucleari con i Trident a bordo siano drammaticamente esposti ad attacchi tutto sommato plausibili, portati con mezzi modesti e un minimo d’audacia.

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I SOTTOMARINI DA ROTTAMARE –

Alla disattenzione alle procedure di sicurezza fa da riflesso un’ancora più preoccupante disattenzione alla manutenzione e alle procedure di sicurezza relative alla gestione di macchine tanto complesse, reattori e testate nucleari, ma soprattutto l’evidente deperimento dei mezzi e delle attrezzature. Un problema che discende da quello non meno importante del reclutamento, vista la difficoltà nel trovare sommergibilisti: «E’ solo questione di tempo prima che veniamo infiltrati da qualche psicopatico o da un terrorista, vista la gente che viene arruolata», scrive McNeilly. Il parlamento britannico dovrà decidere entro il 2016 che fare della flotta e l’idea è quella di ordinare la costruzione di altri quattro sottomarini, ma le discussioni su un deterrente nucleare tagliato sulle esigenze della guerra fredda sono ancora vive e ovviamente c’è chi ne contesta la necessità a fronte del massiccio smantellamento degli arsenali di Stati Uniti e Russia.

 

UN RITRATTO IMPIETOSO –

I Vanguard però intanto sono una minaccia, prima di tutto per gli equipaggi, e la marina britannica fa quello che può per minimizzare, come ad esempio nascondere gli incidenti. Pare sia accaduto nel caso della collisione in Atlantico nel 2009 tra l’HMS Vanguard e un sottomarino francese, il Le Triomphant. Secondo il ministero della Difesa una cosa da qualche graffio alla vernice, ma i marinai a bordo pensarono di essere in punto di morte e secondo quel che hanno raccontato a McNeilly lo scontro danneggiò una vasta porzione dello scafo. E vicino al disastro l’equipaggio del Vanguard, che è il più vecchio e il primo costruito, c’è andato parecchie volte, tanto aver accumulato un numero impressionante d’incidenti. Lo stato del dispositivo nucleare britannico così come emerge da rapporto McNeilly è desolante e i pericoli sottolineati sono enormi, come sempre quando si ha a che fare con armi e reattori nucleari. A prescindere da quanto concluderà l’inchiesta, è chiaro che gli standard britannici se sono questi non sono tollerabili e invece sono stati tollerati, esponendo la popolazione e gli equipaggi a rischi enormi. Altrettanto chiaro è che se il rapporto corrisponde al vero significa che l’incidente catastrofico, prima ancora che l’attentato, è dietro l’angolo e che potrebbe verificarsi anche prima che il parlamento di Londra si prenda la briga di decidere il destino dei Trident.

 

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