Il bimbo di 4 anni che fa il saluto fascista all’asilo

Una storia incredibile che ben spiega il rigurgito fascista di cui questo paese è sempre più vittima negli ultimi anni viene dalla provincia di Como, e ha come protagonisti un saluto romano e un bambino di 4 anni. Ce la racconta Repubblica in un pezzo a firma Berizzi.

I FATTI – Lo sconcerto viene dall’asilo

Un giorno il bambino si presenta all’asilo e per salutare i compagni — forse quando sarà più grande preferirà chiamarli camerati — si esibisce nel saluto nazifascista.

Il brutto, anzi il peggio, è che non si tratta di un’iniziativa estemporanea: bensì di un’abitudine. Le maestre lo capiscono con il passare dei giorni.

Ogni volta che si presenta di fronte a un compagno, a un’insegnante, a un bidello, per annunciarsi o per congedarsi Federico allunga il braccio destro e schiude il palmo della mano.

La situazione peggiora con l’andare dei giorni, quando il piccolo inizia a salutare a braccio teso maestre, bidelli, amici.

Che succede allora? Racconta Barbara, una maestra della scuola materna:

«Decidiamo di convocare i genitori. Quando spieghiamo loro il comportamento anomalo del figlio e chiediamo, a nostra volta, spiegazioni, ci rispondono così: «Che cosa c’è di strano? Vogliamo dargli un’educazione rigorosa e allo stesso tempo naturale».

Il padre ha 30 anni. La madre uno in meno. La cosa incredibile è che, dopo qualche giro di parole, i genitori di Federico escono allo scoperto.

«Ci hanno detto chiaramente quali sono le loro idee politiche, rivendicando con fierezza l’insegnamento del saluto romano al figlio. Abbiamo obiettato — continua la maestra — che quel saluto è vietato dalla legge italiana e che non è esattamente un gesto adatto ad un bambino di 4 anni che frequenta un asilo».

Il colloquio coi docenti ha un suo momento topico. È quando il padre di Federico, per essere ancora più esplicito, alza la manica della camicia e mostra con orgoglio una svastica tatuata.

Il richiamo non sortisce gli effetti sperati. Anzi.

La voce prende a girare tra gli altri genitori, Federico diventa un piccolo caso.

Per cercare di risolverlo nel modo migliore al responsabile dell’istituto viene consigliato di mandare un’informativa al provveditorato agli studi.

Ma alla fine si sceglie la soluzione “interna”: più che una moral suasion, fare valere il buon senso. Riparlando coi genitori fascisti. Vengono riconvocati dalle maestre e a questo giro gli viene posto un ultimatum.

Delle due l’una: o il bambino la smette di salutare come il Duce, oppure non può più frequentare la scuola materna.

Che è pubblica e si riconosce, come ovvio, nei valori sanciti dalla Costituzione italiana il cui carattere è rigorosamente antifascista.

Al secondo richiamo papà e mamma sembrano avere capito la lezione. E la trasmettono al figlio. Da un po’ di giorni il braccio destro del bambino è a riposo.

Non mancheranno le prese di posizione di Forza Nuova sul presunto diritto di esprimere la propria opinione, anche se fascista. Ma a 4 anni, vien da dire, non è opinione, è plagio.

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