Bamboccioni a chi? Tutte le testimonianze dei ragazzi che volevano lavorare a Expo 2015

“Io ci tenevo davvero”. Così concludeva la sua testimonianza Martina Pompeo, la prima ragazza che ci ha scritto indignata, dopo aver letto un articolo del Corriere della Sera dal quale si evinceva come per la Manpower, azienda di recruiting che selezionava i profili per Expo 2015, avesse trovato non poche difficoltà: addirittura, diceva l’articolo, in molti non si erano presentati alla firma del contratto senza avvisare. I motivi? La scomodità, i turni di sabato e domenica, e via dicendo. Giovani che avevano così rinunciato a sei mesi di stipendio, e uno stipendio non da poco: dai 1300 ai 1500 euro. E subito si era levata l’indignazione popolare: ma come? E cosa volete ancora? Il pensiero era andato ai “bamboccioni” di Padoa Schioppa e agli Choosy di Elsa Fornero. Ma loro, i ragazzi, si sono ribellati. “Non è andata così”, ci hanno fatto sapere via email. Ecco cosa ci hanno raccontato

“VENIVO DALL’AUSTRALIA” – Ovviamente non possiamo confermare la veridicità di tutto quello che ci è stato scritto, ma i particolari sono simili in tutte le storie che abbiamo letto sin qui. La prima a scriverci è stata Raffaella: “Quando ho letto i vari articoli che circolano in questi giorni riguardo all’abbandono di Expo da parte dei giovani mi sono sentita profondamente disgustata ed indignata e, avendo vissuto l’esperienza delle selezioni in prima persona, sento il bisogno di raccontare la mia versione dei fatti.”

La sua vicenda inizia come molte altre abbiamo avuto l’occasione di leggere:

Tutto ha avuto inizio il dicembre scorso quando ho inviato le prime candidature per prendere parte al grande evento. Al momento mi trovavo in Australia per lavoro ed avevo appena deciso di rimpatriare per motivi personali. Mi ero, quindi, messa in cerca di un’occupazione a breve termine per il periodo che avrei dovuto passare in Italia prima di ripartire per continuare i miei studi in Olanda. I sei mesi di Expo facevano proprio al caso mio come tempistica, come opportunità, come tipo di lavoro, ecc; un po’ meno come retribuzione, ma vivendo non lontano da Milano e non avendo una famiglia da mantenere me la sarei fatta andare bene.

Così anche lei invia la domanda:

Dopo il ritorno a casa e alcuni mesi di silenzio, ero convinta che le selezioni fossero già concluse, data l’imminenza dell’evento, e che quindi la mia candidatura non fosse andata a buon fine. Invece no. Il 6 marzo vengo contattata per un primo colloquio di gruppo da Manpower per la posizione di hostess che richiedeva la conoscenza delle lingue cinese e inglese. Nonostante i metodi di selezione piuttosto discutibili – nessuno nella stanza, a parte i candidati stessi, sapeva parlare cinese – il colloquio va a buon fine e resto in attesa della chiamata per avere un colloquio con il cliente che mi avrebbero affidato. Seguono altre settimane di silenzio e di frustrazione, mando mail e non ricevo risposte.

 

La mancata comunicazione è uno dei punti ricorrenti nelle testimonianze che ci sono pervenute

Finalmente mi chiamano, ma non per il colloquio che aspettavo, bensì per prendere parte ad un generico corso di formazione della durata di 16 ore, sottolineandomi che questo non sarebbe risultato in una sicura assunzione. I giorni 8 e 9 aprile mi reco a Milano per prendere parte al corso ed ho la possibilità di incontrare altri canditati ad uno stadio più o meno avanzato del processo di selezione, ma nessuno con un contratto in mano. Tutto questo a meno di un mese dall’apertura. Ad oggi, 22 aprile, non ho ancora ricevuto la fatidica chiamata che, come mi hanno assicurato più volte, avrei dovuto ricevere. Ho perso tempo e soldi ed ho preso parte ad un inutile corso di formazione pagato dai contribuenti. Ora mi sento raccontare che il processo di selezione è stato difficoltoso a causa dei giovani italiani che si sono rivelati come sempre bamboccioni e svogliati. Non ci sto. Sono schifata da come si tenti di trovare nei giovani un capro espiatorio per un probabile flop (almeno da questo punto di vista) dell’evento, per non andare invece ad additare la poca competenza, la disorganizzazione e gli intrallazzi delle varie agenzie e organi responsabili.

 

Eppure qualcosa di buono l’esperienza l’ha portato

Tuttavia, sono contenta di aver preso parte a questo lungo e lento processo di selezione perché ho avuto il piacere di conoscere tanti giovani preparati e volenterosi, disponibili a lavorare qualsiasi giorno e in qualsiasi orario e, nei limiti del possibile, con uno stipendio da fame. A quanto pare, però, molti di questi giovani così capaci e con tanta voglia di mettersi in gioco e crescere, dovranno a malincuore lasciare il loro bellissimo paese e i loro affetti per poterlo fare. In Italia, infatti, non solo sono sottostimati e per nulla valorizzati, ma sono addirittura presi di mira e stigmatizzati da un sistema che si basa su anni di mala gestione della cosa pubblica, sulla scarsa lungimiranza e sulla cattiva informazione.

“UNA PERDITA DI TEMPO” – Chi lamenta poca comunicazione e chi, in alcuni casi, “troppa”. E’ il caso di Matteo, che abita a Firenze e ha 32 anni, e ha voluto dire la sua sentendosi colpito nell’orgoglio:

Il 24 febbraio mi sono registrato al portale Manpower ed ho inviato la mia candidatura come steward e come addetto alla comunicazione. Lavorare all’Expo è un’esperienza che mi affascina e ogni tanto, mi piace “scappare” da Firenze per confrontarmi con altre realtà. La risposta mi è arrivata l’indomani con una mail per invitarmi a partecipare ad un colloquio di gruppo, in data 2 marzo, per approfondire il mio profilo. Sono salito a Milano ed ho fatto il colloquio che è durato un paio d’ore.

Anche qui, Manpower sparisce.

Non ho avuto più notizie da parte di Manpower e credevo di non aver passato la selezione, ma l’8 di aprile mi è arrivata un’altra mail dove mi si chiedeva di tornare poiché ero idoneo per la posizione di steward. Ho dovuto rimandare a causa di un’estrazione di un dente del giudizio e mi hanno invitato per l’incontro del
17 aprile. Nella mail c’era scritto che durante il colloquio ci avrebbero dato delle informazioni più dettagliate per quel che riguarda il padiglione di destinazione, le specifiche contrattuali e la turnistica. Ho preso il treno e sono tornato a Milano.

Cosa succede a Milano?

All’incontro eravamo una trentina di persone ed è durato circa venti minuti. Ci hanno detto che eravamo tutti assunti, il nome dello stand, la tipologia (quarto livello CNAI) e la durata del contratto (sei mesi) e che l’orario sarebbe stato dalle 28 alle 36 ore con uno stipendio massimo di €1100 lorde. Tutto senza alcuna agevolazione né di domicilio (alla mia domanda: “scusate ma potete consigliarci in che zona cercare” mi hanno risposto “vai su internet e arrangiati”) né di trasporti, né di mangiare (tenendo conto che il tema dell’Expo è l’alimentazione fa abbastanza ridere) e che le ore di lavoro ci sarebbero state comunicate soltanto alla firma del contratto. Cosa che in tutta onestà mi sembra assurda. La maggior parte delle persone che, come me, provenivano da fuori Milano, si sono irritate dato che le informazioni potevano benissimo darcele per mail e non facendoci salire ancora una volta per venti minuti soltanto.

Ma Milano non ne aveva ancora abbastanza

Lunedì 20, mi è arrivata l’ennesima mail dove sarei dovuto tornare a Milano per l’ennesima volta a firmare il contratto. L’appuntamento mi è stato dato alle 9 di mattina, cosa per me impossibile dato che il primo Freccia Rossa arriva a MiCentrale alle 9. Mentre mi stavo convincendo su come passare la notte alla stazione, un dipendente di Manpower mi chiama al cellulare per dirmi che le informazioni sul tipo di contratto erano sbagliate: non più un quarto livello bensì un sesto per la cifra di 1100€ lorde. Anche se non poteva, mi ha svelato in anteprima le ore del mio contratto ovvero 35 settimanali per uno stipendio netto di circa 900€.Venendo da Firenze, in quelle 900€ devo pagarmi un affitto nell’hinterland per un monolocale di 30/40 mq (lo preciso perché sono quasi due metri per cento chili e un po’ di volume lo occupo) che svaria tra i 350/450€, l’abbonamento alla metropolitana e il mangiare. Gli chiedo se mi può dare almeno un giorno per pensarci e mi dice che va bene, perché nonostante sia un suicidio più che un lavoro, non ho ancora deciso cosa fare. Ad oggi, quando manca quasi una settimana dall’inizio dell’esposizione, so di essere stato assunto ma non ho ancora firmato niente e nel mio caso è Manpower ad essere sparita.

Matteo è demoralizzato

Sinceramente, la mia idea è quella di mandare tutti in quel posto perché io mi sento profondamente sminuito come persona. Sono cresciuto in una famiglia dove mi hanno insegnato come prima cosa il rispetto. Un valore che con il passare degli anni sta diventando antico quanto accendere il fuoco con due pietre. Sono d’accordo sul fatto che in tanti hanno le spalle tonde, ma non mi sembra giusto puntare le luci dei riflettori su di loro e il tono dell’articolo l’ho trovato molto offensivo nei confronti di chi, come me, ha sempre lavorato con dignità. Ho lavorato mattina, sera, sabati, domeniche e giorni festivi per poter avere la mia casa, la mia indipendenza e non essere un peso per le finanze della mia famiglia. Di conseguenza, non accetto di essere trattato come una bestia da persone incompetenti che non sono in grado di (dis)organizzare la selezione di un evento mondiale come questo. Se certe cose non le sappiamo fare, lasciamole fare a chi sa. Ci eviteremo tutti una grossa perdita di tempo. Se posso permettermi di darvi un consiglio, prima di uscire con questi titoloni che non fanno bene a nessuno, cercate di ascoltare entrambe le campane e non soltanto quelle che vi fanno comodo per creare ancora più malumore in questo paese di lobotomizzati di reality show.

“LO STIPENDIO NON ERA QUELLO!” – E’ infine la volta di Stella:

Ho una laurea triennale in mediazione linguistica e una laurea magistrale in Interpretariato di conferenza presso l’università IULM di Milano. Come molti ragazzi ho inviato la candidatura per lavorare all’Expo ma non mi sono mai stati offerti 1500€ NETTI al mese. A dicembre ho inviato 2 cv che mi hanno portato a fare 4 colloqui distribuiti su 5 mesi. Due colloqui presso Adecco e due presso Manpower.Venivano selezionati hostess/steward e guide per i padiglioni con conoscenza dell’inglese e di una seconda lingua tra (spagnolo, arabo, russo e cinese). Superata la selezione da adecco (test di lingua via mail e colloquio di gruppo) mi è stato detto che per loro risultavo idonea, ma i responsabili del padiglione avevano scelto altri candidati.

Stella non ce l’aveva fatta, ma.

Ero però invitata a seguire due settimane di corso di formazione sulla sicurezza con orario 9-18 a Milano per ricevere “l’accreditamento” per entrare expo. A mia domanda: accreditamento per lavorare dove? Mi viene risposto che potrebbero chiamarmi per fare delle sostituzioni durante questi 6 mesi. Chiedo di poterci pensare, poi rifiuto e successivamente vengo di nuovo contattata telefonicamente da Adecco per propormi di fare richiesta la “dote lavoro” di regione lombardia cosa che mi permetterebbe di seguire il corso gratuitamente (ah, che fortuna!) A questo punto comunico via mail che non sono interessata a seguire il corso per fare la riserva. Per quanto riguarda i termini del contratto in fase di colloquio ci avevano comunicato che in caso di assunzione saremmo risultati dipendenti di Adecco con contratto commerciale, la retribuzione non era stata resa nota. Avremmo firmato prima un contratto di prova di un mese e mezzo e poi se il cliente era soddisfatto si sarebbe firmato un altro contratto. Nessuno ha parlato di 1500€ netti. Solo al candidato che percepiva 1600€ di cassa integrazione è stato detto che non era possibile lavorare e percepire la cassa integrazione e quindi consigliato di valutare attentamente se fosse conveniente rinunciare alla cassa visto che lo stipendio sarebbe stato molto inferiore.

La vita dei ragazzi che dovevano scegliere di trasferirsi a Milano (e pagarsi il trasferimento)

Presso manpower invece su richiesta insistente di ragazzi provenienti da Bari, Napoli e alcune regioni del centro-nord ansiosi di sapere se potevano permettersi di affittare una stanza a Milano, la selezionatrice ha indicato una retribuzione di 7€ l’ora, e uno stipendio lordo di 1200€ per una hostess full time. Peccato che poi di fatto venivano offerti turni da 4 o 6 ore, con contratti part-time. All’expo si lavora 5 giorni alla settimana su turni da lunedì alla domenica, 2 giorni di riposo non consecutivi e con orario dalle 09.30-15.30 o dalle 15.30 alle 21.30. So di amici e colleghi di università che il primo maggio inizieranno a lavorare percependo 900€ netti al mese, hanno 25 anni, sono laureati in mediazione linguistica e vivono con mamma e papà a Milano, quindi non devono sostenere spese di affitto. Chi invece doveva affittare una stanza singola a Milano per questi sei mesi ha probabilmente capito che dei 900€ gli sarebbe rimasto ben poco. Chi invece avrebbe dovuto fare il pendolare e spostarsi tutti i giorni con treno e metropolitana da Novara, Pavia e altre città verso Rho ha valutato gli orari e si è reso conto che quando di turno fino alle 21.30 sarebbe arrivato a casa verso mezzanotte. Mi sembrano normali ragionamenti da fare prima di accettare un lavoro. Se siamo conosciuti in tutto il mondo come un popolo che ama i piaceri della vita non possiamo pretendere che i giovani italiani siano stakanovisti robotizzati pronti a macinare km con il trasporto pubblico attraversando la lombardia e disposti a lavorare con salario minimo dormendo sotto i ponti bruciando la laurea per scaldarsi con un falò nel parco.

LA RISPOSTA DI MANPOWER – La precisazione di Manpower, arrivata in serata, parlava di un dato interpretato in maniera fantasiosa: l’80% non aveva rifiutato, bensì non aveva continuato l’iter di selezione per le mansioni richieste. In più i numeri si riferivano solo a delle figure ben precise e non a tutte quelle selezionate per l’evento. In sostanza quelle percentuali e quei dati avrebbero dovuto riferirsi solo a delle figure ben precise, quelle che avrebbero ricevuto il famoso stipendio di 1300/1500 euro, e non a tutte.

GIOVANI E LAVORO – L’occasione, tuttavia, porta a qualche considerazione su come ultimamente venga raccontata la condizione dei giovani in cerca di lavoro. Troppo spesso ci si ferma a dati e racconti probabilmente malposti, per disegnare un quadro in cui i giovani risultano viziati bamboccioni che non hanno voglia di fare niente. Le lettere che abbiamo letto dicono altro, ma dicono altro anche i tanti ragazzi che ogni giorno, partita Iva alla mano, cercano di inventarsi un futuro in un mercato sempre più difficile. Persone, ragazzi, che abbandonano le loro case in cerca di fortuna, e chiedono solo di poter “campare” senza dover pesare su genitori che, spesso, non possono permettersi di assisterli. Non esistono solo choosy e bamboccioni, figure che forse erano simil-veritiere cinque o dieci anni fa, ma oggi restituiscono una verità fallace, resa tale da una crisi che non permette nemmeno di avvicinarsi alla ricerca del lavoro con la solidità necessaria per potersi permettere i sacrifici che comporta la gavetta. Gavetta che, dall’altro lato, non deve essere sfruttamento. Forse raccontando meglio questa realtà si rende al paese un servizio migliore. Al paese e a quei giovani che sono già abbastanza umiliati dalla loro condizione, senza che nessuno li accusi di pigrizia senza conoscere le loro storie.

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