Mafia Capitale, Gianni Alemanno: “Ignazio Marino si dimetta, potrei ricandidarmi”

Mafia Capitale, Gianni Alemanno viene sentito dalla Commissione Parlamentare Antimafia sui fatti del Mondo di Mezzo, l’organizzazione criminale guidata dall’ex dei Nuclei Armati per la Rivoluzione Massimo Carminati e dal suo sodale delle cooperative rosse Salvatore Buzzi; quarantacinque minuti di deposizione con cui l’ex primo cittadino ha tentato di contestualizzare, limitare, circoscrivere il suo coinvolgimento nelle inchieste che lo vedono come inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa. E davanti all’organismo parlamentare presieduto da Rosi Bindi l’ex colonnello di Alleanza Nazionale ha chiesto le dimissioni dell’attuale sindaco, Ignazio Marino.

MAFIA CAPITALE, ALEMANNO: “IGNAZIO MARINO SI DIMETTE”

Le parole di Alemanno sono riportate dal Messaggero nella Cronaca di Roma.

“Ritengo che non ci siano le condizioni per lo scioglimento del Comune per mafia, ma credo anche che sarebbero opportune le dimissioni del sindaco Marino, per tornare alle elezioni e creare una barriera politica a quanto accaduto in passato”

Il sindaco chirurgo del Partito Democratico non fa attendere la risposta: “Il mio predecessore è indagato per un reato molto grave, se fosse confermato in giudizio sarebbe un’onta non solo per lui ma anche per la città di Roma”. L’esponente del centrodestra ha poi affermato che, al termine di questa fase ad alta tensione, non esclude né di ritornare alla politica né di ricandidarsi a sindaco di Roma. Secondo il Corriere della Sera nella cronaca di Roma, l’intervento dell’ex sindaco davanti all’Antimafia è stato “autoassolutorio su tutta la linea”; Alemanno si è assunto piena responsabilità solo su “qualche nomina”: Panzironi all’Atac, Mancini all’Eur. Alemanno garantisce che lui, personalmente, mai ha conosciuto Massimo Carminati, che peraltro per lui era un’avversario politico; nemmeno quando, nell’82, passò qualche tempo nel carcere di Rebibbia.

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MAFIA CAPITALE, ROSI BINDI: “ALEMANNO HA RESPONSABILITA’ POLITICHE”

“Nessuno sapeva delle infiltrazioni in Campidoglio”, ha detto Alemanno all’Antimafia: “L’emergenza criminale era nel territorio, non nei palazzi”. E Salvatore Buzzi, il patron della cooperativa 29 Giugno, era “una persona con la straordinaria capacità di rendersi simpatico” secondo Gianni Alemanno, “era sempre in Campidoglio e si era creata anche un’amicizia personale”; tuttavia, e le intercettazioni lo dimostrerebbero, lo stesso Buzzi “parlava sempre con il massimo disprezzo di me con gli interlocutori”. E’ a questo punto che la presidentessa della Commissione Antimafia, Rosi Bindi, ha ritenuto di prendere la parola.

Quello che impressiona leggendo le carte dell’inchiesta è che Alemanno poteva pure non avere rapporti diretti con Mafia Capitale, ma quelli che stavano intorno a lui li avevano eccome. Carminati sapeva tutto ciò che avveniva nel suo gabinetto, tutto sulle nomine.

Quindi, sostiene Rosi Bindi, sta a significare che Gianni Alemanno ha prima di tutto una precisa “responsabilità politica”, oggettiva per un uomo che “ha guidato un Comune e si è circondato di collaboratori legati al mondo criminale portato alla luce dalla procura”.

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