Italicum: cos’è e come funziona la legge elettorale di Matteo Renzi

11/04/2015 di Redazione

ITALICUM, COS’È –

Premio di maggioranza ed eventuale doppio turno, soglie di sbarramento da raggiungere per accedere alla ripartizione dei seggi, preferenze e capilista bloccati. Sono questi gli elementi base dell’Italicum, la legge elettorale nata nella cornice del Patto del Nazareno siglato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi (un accordo poi archiviato e strappato dal Cav, dopo la partita fallimentare del Quirinale). Il testo del provvedimento è stato però modificato rispetto alla prima approvazione a Montecitorio del 12 marzo 2014. Da quel momento ha subìto diverse trasformazioni, fino all’intesa raggiunta all’interno delle forze della maggioranza. Poi recepita in concreto con il via libera nel corso del passaggio al Senato, il 27 gennaio 2015.

Italicum: cosa è e come funziona
(Archivio Ansa Foto)

 

L’obiettivo rivendicato dal presidente del Consiglio è quello di garantire governabilità e allo stesso tempo rappresentanza: «È una legge che consente di poter avere un vincitore certo», ripete da mesi Renzi. L’impianto della legge che dovrebbe sostituire il Porcellum è di tipo proporzionale (seggi assegnati in proporzione ai voti ricevuti), ma con correzioni maggioritarie tali da renderlo un sistema unico nel suo genere. Una delle caratteristiche principali dell’Italicum, secondo diversi costituzionalisti, è quella di essere un sistema “majority assuring“, che garantisce cioè sempre una maggioranza a chi vince (secondo il costituzionalista Stefano Ceccanti questi sistemi dovrebbero in realtà essere classificati tra i maggioritari, ndr)

Il calcolo dei seggi viene fatto su base nazionale, attraverso la regola «dei più alti resti».

ITALICUM COME FUNZIONA –

Rispetto al testo approvato in prima lettura alla Camera, che attribuiva un premio di maggioranza alla coalizione che otteneva il 37 per cento dei voti, molto è cambiato con il passaggio al Senato. Attraverso l’emendamento Esposito è stata aumentata al 40% la soglia da raggiungere affinché scatti il premio. Non più attribuito alla coalizione, bensì alla lista. Tradotto, se un partito (o lista) dovesse raggiungere il 40 per cento già al primo turno, incasserebbe 340 seggi, ovvero il 55% del totale (nel quale non sono compresi i 12 deputati eletti all’estero e quello riservato alla Valle d’Aosta, ndr). Altrimenti, le prime due liste andrebbero al secondo turno. Sarebbe il ballottaggio, in questo caso, a designare il “vincitore” del premio di maggioranza e dei 340 seggi. Tra primo e secondo turno la legge non consente apparentamenti o collegamenti di lista (al contrario di quanto è previsto dall’articolo 72 del D.lgs 267/2000, che disciplina l’elezione dei sindaci nei Comuni superiori ai 15mila abitanti), nonostante Renzi abbia più volte richiamato il “modello dei sindaci”.

ITALICUM, SOGLIE DI SBARRAMENTO –

Rispetto alla prima versione dell’Italicum sono cambiate anche le soglie di sbarramento relative alla ripartizione dei seggi. Entrerà in Parlamento chi supererà il 3% dei voti (nella prima versione erano previste invece diverse soglie: il 12% per le coalizioni, l’8% per i partiti non coalizzati e il 4% per i partiti coalizzati, ndr). Una modifica con il quale Renzi ha accontentato le richieste dei partiti minori della maggioranza, Ncd su tutti.

ITALICUM, PREFERENZE E CAPILISTA BLOCCATI –

Rispetto alle attuali 27 circoscrizioni, con l’Italicum si passerà a venti circoscrizioni elettorali, suddivise in cento collegi plurinominali (fanno eccezione il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta, dove si voterà invece con collegi uninominali).

Ogni collegio sarà di circa 600mila abitanti ciascuno. In ogni collegio verranno eletti tra i 6 e i 7 deputati. Già la Corte Costituzionale ha bocciato il sistema delle liste bloccate lunghe del Porcellum: nel testo dell’Italicum è previsto invece che siano soltanto i capilista (100) a essere bloccati, mentre dal secondo eletto in poi a decidere l’elezione saranno le preferenze.

Questo è uno dei punti più criticati dalle varie anime della minoranza del Partito democratico. Nel corso dell’ultima Direzione nazionale del Pd Renzi ha incassato il via libera del parlamentino del proprio partito, ma la sinistra dem non ha partecipato al voto. Un “antipasto” della battaglia parlamentare che si aprirà presto in Aula. Renzi non intende trattare, né aprire a modifiche all’impianto del provvedimento. Con l’obiettivo di incassare il via libera definitivo di Montecitorio prima delle Regionali di fine maggio. Ed evitare un ritorno del provvedimento al Senato, dove i numeri della maggioranza sono precari.

L’Italicum prevede poi la possibilità che i capilista possano essere inseriti in più collegi, fino a un massimo di dieci. Anche il nodo delle candidature multiple per i capilista, non previste nella prima versione, sono state oggetto di divisioni. I capilista dello stesso sesso non possono poi superare il 60% del totale.

Ogni elettore potrà segnalare fino a due nomi sulla scheda elettorale, con alternanza di genere. Sarà però necessario indicare due candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. Sarà invece libero di esprimere una sola preferenza (o anche di non indicare alcuna).

Non sono previste le primarie obbligatorie per legge, nonostante diversi emendamenti siano stati promossi in tal senso (compreso uno della “civatiana” Lucrezia Ricchiuti (Pd) nel corso del secondo passaggio della legge, a Palazzo Madama). Le richieste di modifica non sono però state accolte dall’Aula.

 

ITALICUM INCOSTITUZIONALE? IL DIBATTITO –

Il sistema misto capilista bloccati-preferenze secondo alcuni avrà come conseguenza che soltanto il partito più votato eleggerà una quota di parlamentari con le preferenze. I partiti più piccoli, al contrario, faranno fatica a eleggere altri deputati rispetto ai capilista. Questo è uno dei nodi controversi: sia dall’opposizione (Sel, M5S, Fdi) che dalla minoranza Pd hanno rivendicato modifiche al sistema. Il rischio? Il combinato disposto legge elettorale-riforma del Senato darebbe vita, ha attaccato la sinistra dem, a istituzioni «composte in gran parte da nominati».

I critici dell’Italicum hanno ricordato come già la Consulta abbia bocciato le liste bloccate lunghe previste dal Porcellum. La Corte spiegò che queste «rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi, né con altri» che prevedono un «numero dei candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi». Con l’Italicum – contestano le opposizioni – il rischio è che bloccati siano non una parte, ma la maggioranza dei seggi. Ma non solo: intervistato dal Fatto, il costituzionalista Massimo Villone (docente alla Federico II di Napoli ed ex senatore, prima con il Pds e poi con i Ds) ha espresso forti dubbi anche sulle soglie: 

«Sotto il profilo della rappresentatività, la Corte dice che si può limitare a beneficio della governabilità. Ma con un iperpremio di maggioranza e in aggiunta anche un ballottaggio, sono sicurissimo di avere la maggioranza. E allora le soglie, a che servono? Sono un limite inutile ed eccessivo, di cui non c’è bisogno, per garantire la governabilità», si legge.

Non mancano poi le critiche in merito all’impossibilità di apparentamenti o collegamenti di lista tra primo e secondo turno. Il motivo? Per i detrattori dell’Italicum si creerebbero problemi legati a una forte polarizzazione e una carenza di rappresentanza.

ITALICUM SENATO

Nell’ultimo passaggio a Palazzo Madama è stata poi prevista una clausola di salvaguardia, rivendicato allora da Fi e dai partiti minori della maggioranza per frenare la tentazione di un ritorno anticipato alle urne. L’Italicum entrerà in vigore il primo luglio 2016. Si applicherà soltanto alla Camera dei deputati, dal momento che, nel frattempo, dovrebbe essere approvato anche il disegno di legge Boschi sulle riforme costituzionali che trasforma il Senato in organo elettivo di secondo livello. E che supera il bicameralismo perfetto.

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