Lo striscione della vergogna allo Juventus Stadium

“L’amico del mio nemico è il mio nemico”. Uno striscione, bello grosso, in tedesco. Tra i tifosi bianconeri. E poi altri tre, sotto, della stessa grandezza, con su scritto “Dortmund Scheiße” e poi “Catania merda” e “Napoli Colera”. Che “Scheiße” sia lo stesso appellativo che viene dato subito dopo alla città (e squadra) siciliana è intuitivo anche per chi non mastica l’idioma teutonico. La colpa della città tedesca? Il gemellaggio con la tifoseria azzurra (a sua volta in ottimi rapporti con quella catanese) ribadito anche dopo la morte di Ciro Esposito.

Un nuovo, l’ennesimo, striscione della vergogna. Grande, visibile, insopportabile. Ma le tv, Sky in diretta e Mediaset in differita, fanno finta di niente. Non ne parlano, non accennano neanche alla sua presenza, magari stigmatizzandolo senza mostrarlo per non dare soddisfazione ai soliti idioti delle curve nostrane che da Roma in su amano sputare odio su italiani come loro, con l’unico torto di essere nati sotto il Tevere. Niente, come se non ci fosse.

Ma in fondo fan bene questi fenomeni subnormali, dediti allo studio di una lingua straniera solo per essere poliglotti nel loro essere ignoranti e disgustosi, schiavi di una grammatica ultrà che al razzismo che ama farsi chiamare, con benevolenza, campanilismo, aggiunge la geografia delle alleanze da curva per portare l’insulto e lo squallore oltre confine.

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Perché ci sconvolgiamo di chi beve nel centro storico della Città Eterna e non la rispetta, deturpandola, ma poi facciamo gli gnorri quando parole di questo tipo colpiscono una delle città, delle tifoserie, delle squadre più civili e ammirevoli d’Europa, capace di squalificare a vita dal proprio stadio i propri supporter che si macchiano di omofobia e discriminazioni di ogni genere. Succede, a Dortmund.

Noi, invece, a coloro che fanno odiose battute razziste nel pieno di un discorso elettorale all’assemblea estiva della Lega Nazionale Dilettanti, dopo 17 giorni li facciam diventare presidenti federali. E in questo ruolo permettiamo a Carlo Tavecchio di perpetrare l’ignominia dei cori contro Napoli e di striscioni a favore dell’odio tra italiani. Divenuti così violenti da non fermarsi neanche davanti a manifestazioni di solidarietà ad assassini.
A noi piace così e dopo un anno di squalifiche abbiamo pensato bene che fosse giusta la tesi della goliardia da stadio. Il neopresidentissimo Tavecchio, ci mise una sola settimana, cinque giorni lavorativi, per esautorare e annacquare le norme che combattevano la discriminazione territoriale negli stadi, intervenendo sui testi dell’art. 11 e 12, cancellando la dicitura “di origine territoriale” dall’elenco dei comportamenti sanzionabili come illecito disciplinare e causa di responsabilità oggettiva delle società.
Ma non possiamo definirlo razzista, ammise persino Fiona May come consigliere antirazzismo!
Come non dargli ragione? In fondo alla fine della scorsa stagione calcistica, è morto un giovane ragazzo napoletano per quelle violenze alimentate dalla stupidità di massa che si travestono da tifo. Sentimenti condivisi dai benpensanti, peraltro, che si indignano per Genny ‘a Carogna o per i genoani che intimano ai loro giocatori di togliere la maglia, senza alzare un dito contro nessuno, né premerlo contro un grilletto, ma sono benevoli contro chi impugna una pistola o si augura che un’intera città sia lavata dal fuoco di un vulcano.

Tornando allo striscione dello Stadium e a Dortmund, Catania e Napoli unite in esso, vien da chiedersi se quei gentiluomini che tanto si sono impegnati a scrivere quelle parole si siano mai presi la briga di andare nella città che hanno insultato. Se ne hanno respirato la cultura, la storia, il passato. O se almeno sanno che Gaetano Scirea, a cui è intitolata la curva in cui esprimono questi messaggi, si sarebbe vergognato di loro.

All’Uefa va chiesto di trattarci come meritiamo. Come una nazione, una federazione da commissariare. E avendo sospeso per sei mesi Tavecchio a causa delle sue frasi su Opti Pobà il mangiabanane, facciano qualcosa anche per l’idiozia pericolosa di chi era sugli spalti dello Juventus Stadium nella partita d’andata degli ottavi di Champions League.
Noi non ne siamo capaci.
Le televisioni vigliaccamente ignorano questi raffinati germanisti e in Italia, mentre scriviamo, solo calcionapoli24.it ne ha dato conto – e noi lo abbiamo scoperto su RevierSport, magazine on line tedesco-: senza queste due testate ora forse non saremmo a conoscenza della loro impresa.
Le forze dell’ordine si guardano bene dal far togliere certi striscioni e raramente ne individuano gli autori, ma all’Olimpico di Torino, un anno fa, si premurarono, tra primo e secondo tempo, di farne togliere uno che ricordava le bugie legate all’Unità d’Italia.
I dirigenti delle squadre spesso blandiscono e foraggiano gli ultrà (parole di Fabio Capello, non nostre) e i boss della Federazione cancellano le regole a loro sgradite.

Siamo fatti così. Siamo una democrazia a responsabilità limitata.

 

 

 

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