Isis, la vera storia dell’hashtag Twitter: “#We_Are_Coming_O_Rome”

La minaccia terroristica viaggia su twitter? E’ quanto riportano i principali media italiani, terrorizzati – dopo una settimana di note e allarmi – dall’hashtag evocativo (e anche un po’ strano)  #We_are_coming_O_Rome“, lanciato ieri da Rita Kats di Site, gruppo di intelligence che si occupa di monitorare l’attività terroristica online.

«L’Isis a Roma, con la volontà di Dio», si legge nel tweet postato dal Site, che raccoglie una serie di scatti postati on line e che mostrano una parata militare a Sirte di gruppi connessi ai jihadisti. Oltre a militanti con passamontagna e vessilli dell’Isis. 

We_Are_Coming_O_Rome 1

(Photo via Twitter)

Ma c’è qualche stranezza, che subito viene notata:

In effetti a scorrere i tweet presenti in We are coming O Rome, scopriamo che il primo è proprio quello della Katz, e i successivi di utenti italiani che rispondono perlopiù ironicamente alla minaccia. Accade perché la versione della Katz è ovviamente la traduzione dell’originale, che qui non riportiamo per ovvie ragioni, ma che Giornalettismo ha potuto consultare. La traduzione più esatta è “Roma, arriviamo”, come ci conferma una esperta di arabo da noi consultata (O, che in arabo si scrive Ya, è il vocativo usato sempre per chiamare la gente. Se io ti parlo e ti devo chiamare per nome ti dico vieni, ‘Ya nome’. Però la traduzione corretta in italiano sarebbe “Roma, arriviamo”) e conta all’incirca 18 tweet di una quindicina di utenti, quasi tutti uguali, la cui finalità è condividere immagini di propaganda che riportano una marcia su Sirte. Il senso dell’hashtag è appunto “Con la volontà di Dio, arriviamo, Roma” ma sembra più uno slogan ripetuto come un mantra che una minaccia circostanziata vera e propria, tanto che molti di questi account hanno nel nome una minaccia simile (Arriveremo a Gerusalemme)

isis 1 isis 2

Insomma, non è che Isis sia proprio ad Albano Laziale. In ogni caso, nel dubbio, l’Italia l’ha presa abbastanza bene

 

Di Maddalena Balacco con la collaborazione di Alberto Sofia e Giorgia Grifoni

Sulla faccenda interviene anche Fabio Chiusi su Wired, che ringraziamo

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