L’ISIS in Libia è davvero una minaccia diretta per l’Italia?

I libici che hanno dichiarato fedeltà all’ISIS sono brutti e cattivi, ma non sono una minaccia diretta per il nostro paese.

fo0817-scuds-in-lybiaLA MINACCIA DELL’ISIS IN LIBIA – Gli uomini in armi dell’ISIS in Libia sono qualche centinaio e sono impegnati nella conquista di un paio di città. Non dispongono di aerei e nemmeno di armi capaci di colpire l’Italia, né d’imbarcazioni che possano trasportarne in buon numero al di là del Canale di Sicilia per attaccare il nostro paese. In effetti l’unica minaccia seria all’Italia in questa contingenza è che da una Libia che precipita nelle guerra civile possano partire migliaia di profughi verso le nostre coste.

NESSUNA MINACCIA MILITARE – Risulta quindi destituita d’ogni fondamento la paura di un attacco dalla Libia, agitata da molti, gli uomini dell’ISIS in Libia sono pochi e hanno già troppo da fare e comunque non hanno i mezzi per fare danni al di qua del mare. È appena il caso di ricordare che lo stesso Gheddafi, militarmente molto meglio attrezzato degli jihadisti, riuscì a minacciare il nostro paese solo lanciando un paio di missili Scud verso Lampedusa, senza peraltro riuscire a colpire l’isola. La precisione non è una delle qualità degli Scud, usati anche dalle forze di Gheddafi contro i ribelli nel 2011, senza tuttavia riuscire a uccidere un solo nemico.

LA MINACCIA MISSILISTICA – Non si sa nemmeno se l’ISIS sia riuscita a mettere le mani su qualche Scud, ma gli Scud sono vecchi missili balistici a corto raggio, il che vuol dire che non sono precisi, non sono guidati fin sul bersaglio e hanno un raggio d’azione di circa 280 chilometri. Buoni quindi solo per un eventuale attacco dimostrativo verso Lampedusa, come già accaduto ai tempi di Gheddafi, ma del tutto inutili militarmente, perché ne dovrebbero lanciare decine per sperare in qualche modesto risultato e comunque senza alcuna speranza di colpire la Sicilia, che sta a circa 500 chilometri di distanza, figurarsi l’Italia continentale.

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LA PAURA DELL’ATTENTATO – Discorso simile si può fare per il timore di uno sbarco, ammesso e non concesso che trovino la motivazione per provarci, attraversare inosservati il Canale di Sicilia e mettere piede a terra in Sicilia è impresa ai limiti dell’impossibile e oltre i limiti dell’utile. Molto più facile sarebbe far affluire nel nostro paese un gruppo di jiahadisti alla chetichella e magari mescolati in mezzo ai flussi turistici, che sperare in un’azione portata a termine passando per le rotte dei migranti e attraverso i CIE e i CARA. C’è poi da dire che fino a oggi tutti gli attacchi in nome dell’ISIS in Occidente sono stati portati da persone nate in quei paesi, in Francia come in Danimarca e che quindi l’ipotesi non ha neppure precedenti sui quali poggiarsi.

L’ISIS È UNA MINACCIA GONFIATA – Al di là dell’efferatezza e della grande visibilità l’ISIS non è una minaccia militare incombente e una minaccia terrorista lo era anche prima di farsi notare in Libia, dove ora come in Siria e In Iraq il gruppo è nella scomoda posizione di avere tutti contro e di essere diventato il catalizzatore di alleanze improbabili. Ma l’ISIS non è capace di dettar legge in Libia, come non ne è stato capace in Siria e in Iraq, paesi nei quali ha semplicemente approfittato dei problemi e dei limiti altrui, più che dare prova di grande potenza e capacità. Chi parla della minaccia dei missili o dell’invasione dell’ISIS fa terrorismo o propaganda maldestra, l’Italia è un paese con 60 milioni di abitanti, forze armate moderne e integrate nel dispositivo militare della NATO, il Mediterraneo è presidiato dalle marine europee e da quella americana, chi spaccia qualche centinaio di guerriglieri in Libia come una minaccia a Roma ha qualche problema di comprensione o qualche interesse inconfessabile da sostenere.

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