Lampedusa, «la missione Triton non funziona»

Lampedusa, la verità è che “la missione Triton“, il progetto europeo che ha sostituito il programma Mare Nostrum, non funziona ancora abbastanza bene per raggiungere gli obiettivi di pattugliamento e, lateralmente, umanitari che il governo italiano, dopo lunga trattativa, è riuscito a concordare con l’Unione Europea. Dopo l’ennesima tragedia in mare, con 29 morti assiderati, le istituzioni si fanno i conti in tasca e prevedono, con l’arrivo della bella stagione, un picco degli sbarchi.

LAMPEDUSA, ANCORA TRAGEDIA – Sono in molti, fra gli addetti ai lavori, a pensare che Triton non sia ancora pienamente operativa. Fra questi, Carlotta Sani, che ha sostituito Laura Boldrini quale portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, responsabile per l’Europa del Sud. “Triton ha un’area di operatività inferiore a Mare Nostrum. E non è riuscito a fungere da deterrente, le persone arrivate nel primo mese del 2015 sono in numero più alto di quelle del gennaio 2014”, spiega la Sani a Repubblica.

 

 

Anche la presidentessa della Camera Laura Boldrini prende posizione sul disastro al largo di Lampedusa.

L’operazione che ha preso il posto della contestata Mare Nostrum, insomma, sembra non trovare molto credito fra le istituzioni.

 

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TRITON NON SI TOCCA – Dal Ministero dell’Interno, racconta però Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, per ora di tornare sulle decisioni prese non si parla proprio. “Di fronte alla nuova tragedia nel Canale di Sicilia, i responsabili dell’Immigrazione confermano la necessità di andare avanti con l’operazione «Triton». Il rinnovo dell’accordo in sede europea è già avvenuto, si prosegue con altri finanziamenti e lo stesso dispositivo di mezzi schierati in mare e in volo fino al dicembre 2015″: si parla di 25 navi e motovedette, nove aerei, pronti allo schieramento in caso di “grave pericolo”. L’idea è che una presenza più massiccia nel Mediterraneo possa addirittura “incoraggiare le partenze”. Che però questo sia insufficiente sembrano saperlo proprio tutti: “ La situazione può diventare drammatica, come ribadirà questa mattina in Parlamento il prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione, sottolineando la necessità di trovare nuove strutture di accoglienza e di poter contare sulla collaborazione di Lombardia e Veneto, sinora molto restie ad autorizzare l’assistenza ai profughi”. E proprio la questione delle strutture di accoglienza risulta centrale.

Al momento rimangono invariati il numero dei mezzi e l’entità dei finanziamenti: 2 milioni e 8oo mila euro mensili messi a disposizione della Ue per coprire il 1oo per cento delle spese sostenute dagli Stati stranieri e il 38 per cento di quelle affrontate dall’Italia. I mezzi navali costano tra i 55o e i 1.000 euro all’ora, gli aerei circa 3.500 euro. Un impegno che potrebbe rivelarsi insufficiente. A questo si aggiunge la carenza di strutture per l’accoglienza. Oggi il prefetto Morcone sarà ascoltato dalla commissione Diritti umani del Senato presieduta da Luigi Manconi. E in quella sede ribadirà le difficoltà di reperire alloggi per gli stranieri che, di fronte a un peggiorare della situazione, potrebbero costringere il Viminale ad individuare nuove caserme da destinare all’assistenza dei profughi, ma anche a requisire intere strutture per garantire assistenza a chi fugge dalle aree di guerra

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