I trucchi fiscali di Ikea per pagare lo 0,001865935% di tasse

Secondo il fondatore di Ikea la semplicità è un valore fondamentale. I documenti di LuxLeaks svelano però come la multinazionale dei mobili lowcost sfrutti un sistema davvero complesso al fine di pagare il minor numero di imposte possibili. La società Inter Ikea Holding, che deteneva i diritti del marchio, pagava in Lussemburgo tasse per lo 0,0018% , come spiega un articolo di Süddeutsche Zeitung.

IKEA E LUXLEAKS – Il caso LuxLeaks riguarda più di 300 multinazionali, che sfruttavano accordi con il governo del Lussemburgo per avere una tassazione effettiva praticamente inesistente, e molto più bassa rispetto all’aliquota sulle società esistente nel Paese. Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung illustra come Ikea, una delle più note aziende europee, sfruttasse diversi paradisi fiscali per abbattare la sua imposizione tributari, come rivelano le carte di LuxLeaks. I documenti che riguardano Ikea sono lunghi circa un centinaio di pagine, e sono stati consultati da diversi esperti. Un fiscalista tedesco rimarca come «la struttura aziendale e le relazioni interne delle consociate sono straordinariamente complesse. Sembra che Ikea sfrutti ogni scappatoia fiscale offerta a livello mondiale ».Una storia iniziata nel 1976, quando l’azienda viene trasferita dal fondatore Ingvar Kamprad in Danimarca dalla natia Svezia. Lo scopo è pagare meno tasse, e come rimarca SZ, negli anni il metodo viene sempre più raffinato.

IKEA IL TRUCCO DEL 3% – Ikea ha 300 filiali a livello mondiale, e ognuna di queste deve trasferire il 3% di ogni prodotto venduto a un’azienda olandese che si chiama Inter Ikea Systems. Questa consociata del colosso svedese detiene tutti i diritti legati all’Ikea, dallo sviluppo dei prodotti al logo. In questo modo il gruppo può sfruttare il «Patent Box», un regime fiscale di favore che incentiva i redditi da brevetti, pagando meno tasse su questo tipo di attività, e riducendo l’imponibile delle sue filali. Nei Paesi Bassi i redditi da brevetti sono tassati al 5%, ma grazie ai tax ruling favorevoli concessi dal Lussemburgo, come indicano le carte di LuxLeaks, Ikea paga un’aliquota ancora inferiore su questo tipo di attività. La holding di Inter Ikea Systems si trova infatti in Lussemburgo, e come scritto dal consulente PriceWaterhouseCooper nel 2010 ha pagato 48 mila euro di tasse, su un profitto di oltre 2 miliardi e mezzo di euro. Un’aliquota effettiva dello 0,001865935 , come nota sarcasticamente Süddeutsche Zeitung. Questo è possibile anche perchè la holding di Ikea appartiene a una fondazione di nome Interogo, che si trova in Liechtenstein, altro notorio paradiso fiscale.

IKEA E IL LUSSEMBURGO – Le carte di LuxLeaks mostrano come Ikea abbia un’altra società con sede in Lussemburgo, Inter Ikea Finance. Questa impresa presta denaro alle filiali del gruppo, una pratica piuttosto diffusa nel mondo delle multinazionali, che hanno una società finanziaria lussemburghese. Chi riceve prestiti in altri Paesi può dedurre gli interessi dai propri profitti, mentre in Lussemburgo questi rendimenti non vengono praticamente tassati. Le aziende quindi approfittano di un altro vantaggio fiscale, benchè il loro denaro circoli sempre al loro interno. La costruzione societaria di Ikea in questo caso è particolarmente complessa. Le operazioni di finanziamento alle filiali vengono infatti gestite da un banca svizzera che appartiene al suo gruppo, che però appartiene alla società lussemburghese Inter Ikea Finance. Quest’ultima è finanziata da un’altra società del gruppo, che ha sede alle Antille olandesi, altro paradiso fiscale. In questo modo, scrive SZ, Ikea ha risparmiato più di mezzo milione di euro di tasse sul profitto da 35 milioni di euro che la sua banca svizzera ha generato nel 2011. Il quotidiano tedesco rimarca come «in relazione ai fatturati miliardari si tratta di una cifra di poco conto. Ma questa struttura mostra il perfetto sistema fiscale allestito da Ikea per non pagare un euro di tasse in più agli Stati».

 

Photo credit: AP Photo/Mark Lennihan, File

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